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Baghdad, di Elijah J. Magnier: @ejmalrai
Tradotto da: Alice Censi
Le relazioni Baghdad-Teheran stanno attraversando momenti difficili. L’Iran sta perdendo la sua influenza in Mesopotamia.Ciò non ha niente a che vedere con le crescenti relazioni tra l’Iraq e gli USA o i paesi del Golfo che potrebbero sostituire quelle con l’Iran, ma ha a che fare con il modo in cui il famoso generale iraniano Qassem Soleimani ( a capo delle Guardie della Rivoluzione IRCG)sta conducendo le relazioni con i capi politici iracheni, inclusi quelli che giurano lealtà al leader supremo iraniano Sayyed Ali Khamenei.
E’abbastanza difficile spiegare la dinamica tra Iraq e Iran e il forte legame tra i due paesi. Scrivendo un articolo al riguardo, si mette in conto che non riuscirà a rispecchiare completamente la realtà da ogni sua angolazione. I legami religiosi e strategici sono onnipresenti, ma nell’ approccio tattico si rivelano forti divergenze.
L’Iran crea “partners”in Medio Oriente
La vittoria della rivoluzione iraniana nel 1979 aveva ridato agli iraniani la dignità, persa durante il controllo esercitato da britannici e americani attraverso il loro burattino Mohammad Pahlavi, Shah dell’Iran. L’Imam Khomeini era arrivato al potere con queste parole famose “ non più Taqiyya ( dissimulazione per preservare la propria vita) da oggi in avanti”(La Taqiyy’ata Baada al-Youm). La persecuzione degli sciiti risale ai giorni dell’Islam antico, non molto dopo la morte del Profeta Maometto. Nel corso della storia, le città sciite furono costantemente saccheggiate da estremisti musulmani.
L’Iran ha cercato il modo per sostenere gli sciiti che sono una minoranza nel mondo musulmano e ha creato “partners”( piuttosto che “proxies”come al mondo piace chiamarli)nella lotta contro l’oppressore e a sostegno degli oppressi (al Mustath’afeen). Questi partners seguono ,anche se non obbligati, Welayat al Faqih ( la dottrina promossa dall’Imam Khomeini e in seguito da Khamenei). Questa è una sovranità giudiziaria che rappresenta l’autorità di un giurista (Waly al Faqih) sull’intero dominio pubblico inclusi gli affari politici e finanziari dello stato. Il Waly al Faqih agisce come sostituto generale in assenza dell’occultato Imam Madhi ( un discendente del profeta Maometto). Ciò nonostante, il mondo sciita permette ai credenti di scegliere i loro leaders religiosi, generalmente in Iran e Iraq,tra quelli più esperti in dottrina islamica.
Nonostante il regalo americano all’Iran, gli USA costituiscono la più grande minaccia
Non c’è affatto la cosiddetta “competizione tra Qom e Najaf”, i due centri religiosi dello Sciismo : questa è una seducente teoria che molti analisti amano promuovere. Qom e Najaf guidano due diverse scuole e sia i loro insegnamenti che i loro discepoli sono totalmente distinti.
Tuttavia, in Iran, c’è una legittima e seria preoccupazione riguardo alla identità e alla politica di chi sta guidando l’Iraq e se questi saranno o meno nell’ orbita di influenza americana: questo è il motivo per cui la Repubblica Islamica si sente direttamente coinvolta in ciò che sta succedendo al suo confine, nel vicino Iraq. Per decenni l’Iran ha dato ospitalità e risorse finanziarie agli iracheni in esilio durante lo spietato governo di Saddam Hussein; rimuovendo Saddam nel 2003, gli USA hanno offerto il più grande, meraviglioso regalo all’Iran, pressoché abbastanza da spazzar via le umiliazioni subite dagli iraniani a causa del sostegno americano allo Shah. Saddam rappresentava una seria minaccia per l’Iran, logorando anche le sue finanze, fino alla decisione di Bush di invadere la Mesopotamia. Nonostante il regalo di Bush all’Iran, la Repubblica Islamica considera la dirigenza americana la maggiore minaccia : la fonte di tutte le minacce.
Infatti,, anche quando gli USA stavano per occupare l’Iraq, il segretario generale di Hezbollah Sayed Hassan Nasrallah si appellò a tutti gli iracheni affinchè sostenessero Saddam contro gli USA; questo appello venne ricevuto con indignazione e rifiutato soprattutto dagli sciiti iracheni. In quel periodo agli iracheni non importava chi avrebbe governato l’Iraq fintanto che Saddam fosse eliminato.
La corsa dell’Iran per appoggiare l’Iraq
L’Iran,come la maggior parte dei paesi attorno all’Iraq favoriva la rivolta in corso dei sunniti contro le truppe americane, finchè il leader degli insorti sunniti, l’emiro di al-Qaeda in Iraq Abu Mus’ab al Zarqawi decise di puntare i fucili contro l’esercito, uccidendo soprattutto gli sciiti. Zarqawi voleva una guerra settaria per raccogliere attorno a sé più seguaci nell’emisfero sunnita.
L’Iran entrò a sostegno della rivolta sciita contro gli USA finanziando e addestrando molti gruppi iracheni, cercando di rispecchiare Hezbollah in Libano. ; tuttavia questi gruppi esagerarono il loro comportamento, mancava loro la disciplina e la fedeltà degli Hezbollah libanesi per poter essere compatibili con gli obiettivi della strategia politica iraniana. E’ un problema di differenza culturale : gli iracheni non sono e forse mai saranno subordinati nell’accettare ordini o semplicemente nel realizzare la politica iraniana in Iraq. Il miglior esempio in scala ridotta è Moqtada al-Sadr il quale ricevette un illimitato sostegno militare e finanziario dall’Iran tra il 2004 e il 2010 per poi rifiutarne il controllo, mentre il maggiore esempio è il Marjaiya a Najaf che ha rifiutato la politica iraniana in Iraq ma senza necessariamente andare contro i vantaggi di cui gli sciiti avrebbero goduto in linea di massima. Per il Marjaya in Najaf, gli interessi dell’Iraq rappresentano la priorità di qualunque priorità.
Gli iracheni non hanno dimenticato il sostegno dato loro dagli iraniani nel 2014, quando lo “stato islamico” e altri gruppi sunniti occuparono la città settentrionale di Mosul e con essa circa un terzo dell’Iraq. Qassem Soleimani fu mandato a Baghdad ed Erbil per fornire armi e istruttori ai comandanti mentre gli USA esitavano a reagire e permettevano all’ISIS di raggiungere le porte di Baghdad .
Quando il Marjaiya di Najaf fece appello alla formazione delle “Popular Mobilisation Units” (PMU) Soleimani si assicurò la propria candidatura a capo e artefice delle PMU.
Per decenni Soleimani era sconosciuto in Libano, ma non in Iraq : visibile dal primo giorno
La politica dell’Iran era quella di promuovere Soleimani per mandare un messaggio alla dirigenza americana che “l’Iran è dovunque”, infatti Soleimani volle adottare le parole di un califfo islamico, Haroun al-Rasheed che disse alla nuvola, mentre osservava i suoi movimenti dal balcone del suo palazzo in Mesopotamia, : “ vai e fai cadere la tua pioggia ovunque vuoi, tanto cadrà sempre sulle mie proprietà”, indicando così il suo immenso controllo del territorio.
Come stretto osservatore sul campo del movimento Hezbollah dalla sua nascita fino ad ora, confermo che le visite di Qassem Soleimani sono state tenute segrete in Libano in tutti questi anni, fino a oggi. Solo poche persone, in una ristretta cerchia interna sarebbero al corrente della presenza in Libano di Soleimani; per oltre 20 anni il nome di Soleimani era per lo più sconosciuto tra gli stessi Hezbollah nei ranghi medio bassi. Ma dal primo giorno in cui Soleimani è arrivato in Iraq ( nel 2005) , ogni singolo politico iracheno sapeva della sua visita e dei suoi incontri, al punto che anche la gente di strada era ben informata su dove si trovasse e sui suoi incontri :questa è la natura degli iracheni a cui non piace la segretezza.
Soleimani accusato di lavorare contro l’unità dell’Iraq
Poiché l’ Iran aveva deciso di prendere posizione contro la politica americana in Iraq e in Siria, Soleimani era il prescelto, tuttavia molti leaders iracheni credono che Soleimani sia andato oltre la sua missione o che perlomeno stesse lavorando contro l’unità dell’Iraq; gli esempi vecchi e nuovi, sono fin troppo numerosi:
- La rielezione di Nuri al-Maliki per un secondo mandato: fu orchestrata dall’Iran nonostante il rifiuto del Marjaiya e dei leaders di molti gruppi sciiti : questi, abbastanza ragionevolmente non avevano fiducia nelle sue promesse di condividere il potere e pertanto cercarono di isolare il rieletto primo ministro. In più, parteciparono ad una campagna universale contro al-Maliki per dimostrare al mondo che lui era la causa di “qualunque catastrofe” in Iraq. L’unica ragione per cui l’Iran ha sostenuto al-Maliki è perché era l’unico leader credibile, al tempo,in grado di contrastare la dirigenza americana e chiedere che le forze americane lasciassero l’Iraq.
- L’elezione di Haidar Abadi come primo ministro: Soleimani, fino all’ultimo minuto, ha fatto qualunque cosa in suo potere per evitare che Abadi diventasse il nuovo PM dell’Iraq : così facendo ha provocato l’animosità del primo ministro iracheno che lo ha dichiarato , per un po’ di tempo, “persona non grata”. I pacieri sono riusciti a riportare l’armonia tra i due, senza riuscire però a rimuovere definitivamente le loro tensioni.
- Le foto di Soleimani dappertutto in Iraq e Siria: un chiaro messaggio agli americani che ha infastidito molti iracheni, soprattutto Abadi. Soleimani ha fatto intendere al mondo che lui era l’artefice di tutte le vittorie irachene. In realtà, la vittoria dell’Iraq sull’ISIS è fondamentalmente dovuta alle forze irachene, incluse le PMU che sono parte della popolazione irachena e non all’intervento di Soleimani.
- L’ultima goccia di Soleimani che ha fatto traboccare il vaso di Abadi è stata la battaglia di Kirkuk dove la propaganda dei “media” ha attribuito la gloria a Soleimani, marginalizzando Abadi.Il Primo Ministro ha commentato così : “ quello, che viene dal pianeta Marte o non so da dove,si sta attribuendo la vittoria delle forze irachene : è inaccettabile”.
Cosa è successo dietro le quinte tra Soleimani e le PMU?
Gli episodi citati prima, sono una successione di eventi, ma è l’ultimo sviluppo che ha creato una rottura tra gli sciiti, anche nel campo a favore di Soleimani. Tutto è cominciato quando il generale iraniano ha deciso che Haidar Abadi è la persona giusta a cui dare la leadershidell’Iraq e “ merita il rinnovo del mandato”. Abadi non ne è stato scontento, anzi : lui vuole rimanere primo mnistro. Ma Soleimani ha giocato le sue carte”irachene” troppo in fretta, troppo presto, generando anche irritazione tra la sua gente,i gruppi iracheni che hanno stretti legami con l’Iran.
Il generale iraniano aveva chiesto a Hadi al-Ameri, il leader Badr, una delle figure più conosciute in Iraq, di “promettere lealtà” ad Abadi, molti mesi prima delle elezioni. Tutti i leaders delle PMU e di altri gruppi sciiti sono stati disturbati dalla mossa di Soleimani e come lui non solo abbia costretto Ameri ma abbia : a) dato un vantaggio prematuro ad Abadi su tutti gli altri gruppi sciiti, b) costretto Ameri, come si è detto, a unirsi ad Abadi in una lista elettorale dove c’è il rischio, molto probabile, che le PMU vengano diluite nella lista di Abadi mentre le PMU avrebbero dovuto partecipare da sole. c)dissuaso i principali alleati come l’arrabbiatissimo Sayyed Ammar al-Hakim e altri dal formare una lista unica dopo i risultati delle elezioni d) lanciato una freccia contro Nuri al-Maliki, il principale alleato dell’Iran e colui che ha portato la bandiera delle PMU negli ultimi anni. e) spinto Moqtada al-Sadr ad allinearsi lui stesso ( con una mossa molto intelligente) con i comunisti per aumentare le sue possibilità alle prossime elezioni parlamentari.
Infatti al-Maliki ha reagito dicendo (in un circolo molto ristretto) che era stato tradito dall’Iran e che sicuramente Soleimani agiva contro gli interessi della Repubblica Islamica. “Sayyed Ali Khamenei ha chiesto agli iracheni di proteggere le Pmu e l’unità degli sciiti contro l’ISIS e tutti gli altri pericoli. Soleimani agisce contro la volontà dello stesso Khamenei e contro gli interessi degli sciiti. Il suo ego lo sta uccidendo e sta consigliando male la politica iraniana in Iraq” ha detto al-Maliki ad una persona a lui molto vicina.
Infatti Soleimani ha preso per mano al-Ameri per recarsi dal primo ministro Haidar Abadi dove Soleimani obbligò al-Ameri a firmare e suggellare l’unione. Al suo ritorno dalla firma forzata, Ameri ha detto ai suoi di scegliere autonomamente… La decisione era di ignorare il volere di Soleimani : una mossa decisamente insolita e pericolosa da parte di coloro definiti come “ proxies dell’Iran” da anni, armati e finanziati dall’Iran. Era chiaro che Soleimani aveva perso del prestigio e che in futuro gli iracheni avranno il coraggio di rifiutare le sue richieste. E’ anche chiarissimo che Soleimani, nell’occuparsi della sua immagine per sfidare gli USA, non ha ancora imparato a conoscere abbastanza mentalità e cultura irachene.
In realtà Soleimani che si pensa sia “al comando” dell’Iraq, non ha neanche capito dopo così tanti anni in contatto con gli iracheni,la mentalità del Marjaiya di Najaf, guidato dal Grande Ayatollah iraniano Sayyed Ali Sistani. Soleimani ignora il linguaggio di Sistani (anche se entrambi parlano il farsi) e come seguire le istruzioni di Khamenei nel sostenere le decisioni di Sistani , completamente, qualunque esse siano.
I malintesi tra Iran e Iraq
In Iraq, oggi, ci sono sottigliezze che la leadership iraniana sorprendentemente ignora. Alcuni gruppi di pellegrini iraniani sulla via di Karbala durante l’Arbaeen lamentavano il “mediocre servizio” che le famiglie e le tribù irachene (dette Mawakeb) offrivano(cibo e bevande). Alcuni di loro credevano che l’Iran finanziasse le scorte di cibo e quindi i pellegrini iraniani avrebbero dovuto essere trattati un po’ meglio.
La realtà è che ognuno di questi gruppi di iracheni allineati sulla strada per Karbala mette del denaro preso o dai risparmi dei loro piccoli affari o dalle donazioni e ha lavorato tutto l’anno per offrire il proprio tempo, denaro, salute e risparmi ai pellegrini ( che camminano per giorni senza avere nulla con sé) dell’Imam Hussein, a prescindere da che paese vengano. Gli Iracheni allestiscono migliaia di tende e cucine mobili, deliziati dal servire i pellegrini e alleviarne la stanchezza del lungo cammino.
Una volta, sulla strada di Karbala, non lontano da “Khan al-Nuss”, mi sono trovato di fronte un bambino di 9 anni in lacrime (il cammino è chiamato piyade’) : suo padre gli aveva chiesto di non tornare a casa a dormire, mi disse, se non avesse portato con sé un visitatore dell’Imam Hussein per offrirgli ospitalità e un letto per la notte. Gli iracheni massaggiano i piedi, offrono cibo che hanno cucinato tutta la notte, lavano i vestiti dei pellegrini, forniscono acqua e tè (Shay Abu Ali), rinunciano al loro ambiente confortevole e ci rimettono di tasca loro, non chiedono nulla in cambio. Non sorprende che i commenti di alcuni pellegrini iraniani siano stati offensivi e abbiano creato dell’animosità tra i due paesi.
Non è solo uno, ma sono molti eventi messi insieme in varie circostanze che indicano come adesso Soleimani venga visto come la persona sbagliata per trattare con i politici iracheni. L’uomo a lui più vicino, Abu Madhi al-Muhandes ha rischiato più volte di essere sollevato dalle sue funzioni da Abadi, a causa delle ripetute dichiarazioni di Soleimani, considerate una sfida diretta all’autorità ufficiale irachena. Muhandes ha dichiarato la sua lealtà all’Iran in molte occasioni : una mossa imprudente da parte di un rappresentante iracheno da quando le PMU fanno parte dell’apparato di sicurezza nazionale. Recentemente ha detto “ le PMU sono pronte ad entrare in Siria”ma non ha aggiunto “solo quando il primo ministro Abadi darà l’ordine” Muhandes dimentica che è stato il grande ayatollah Sistani a richiedere la formazione delle PMU di cui lui è il vice comandante e che la lealtà verso l’Iraq non deve essere chiesta, ma dovrebbe essere parte dell’integrità di ogni singolo iracheno così come proteggere il paese.
Al-Maliki , un candidato preferito?
Oggi molti gruppi sciiti iracheni inclusi alcuni leaders di gruppi sunniti e curdi con cui ho parlato, pensano di promuovere al-Maliki, lo preferiscono ad Abadi come futuro nuovo primo ministro. Pensano che Abadi non sia chiaro nelle sue politiche e che non riveli i suoi piani e il modo in cui gestirà le future alleanze politiche. Il leader di un gruppo sunnita mi ha detto “ Maliki ti direbbe in faccia che sei un cane e figlio di un cane senza complimenti e preliminari, mentre Abadi non ti dirà niente, anche dopo ore e giorni di incontri”.
Una posizione comune è in crescita tra gli iracheni in questi giorni : la consapevolezza che il rapporto con l’Iran è strategico. E’ un paese vicino e la sua sicurezza nazionale è importante per l’Iraq, ciò nonostante l’Iraq non sarà governato da Soleimani, ma solo da iracheni leali al loro paese. E’ tempo per l’Iran di ripensare a come rapportarsi non solo con la sovranità irachena, ma in generale con gli sciiti prima che l’Iran perda tutti i suoi amici.
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