L’Iran  non è il benvenuto nelle strade dell’Iraq, le milizie vanno  in parlamento e gli Stati Uniti sono i  grandi perdenti.

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Moqtada al-Sadr in Saudi Arabia visiting crown Prince Mohammad Bin Salman

Elijah J. Magnier: @ejmalrai

Tradotto da: Alice Censi

Non c’è dubbio che l’Iran abbia fatto degli errori nei suoi rapporti con gli iracheni e certamente non ha rivisto il suo approccio generale verso quella che è la più grande comunità sciita in medio oriente e con cui confina . Questo si riflette nei risultati delle elezioni in Iraq.

Sono in discussione oggi nuove coalizioni tra i maggiori gruppi che hanno avuto la maggioranza dei seggi in parlamento, e alcuni di loro stanno prendendo in considerazione l’opinione della gente che vorrebbe limitare l’influenza iraniana e ridurre quella degli alleati nel nuovo governo.

Però, le due più grandi coalizioni previste –una guidata da Moqtada al-Sadr e l’altra da Hadi al-Ameri – non sono molto compatte poiché proprio quelli invitati a farne parte non sono in armonia tra di loro. In entrambi i casi chiunque vinca tra le due più forti coalizioni, è chiaro che gli Stati Uniti sono ben lontani dall’essere vincitori : Moqtada e Ameri non vedono Washington di buon occhio.

In ogni caso, su una cosa non ci sono dubbi :il futuro parlamento iracheno accoglierà un maggior numero di milizie o di coloro che sono controllati dalle milizie. Moqtada al-Sadr è riuscito a raccogliere oltre 54 seggi e Asaeb Ahl-Haq oltre 17 ( dentro l’organizzazione al-Fath con un totale di 50-51 seggi).

Non è ancor detta l’ultima parola e non si sa ancora chi sarà in grado di formare la coalizione maggiore per ottenere la leadership del nuovo governo iracheno.

Sayyed Moqtada al-Sadr e la sua alleanza con il partito comunista ha avuto il maggior numero di seggi parlamentari come singolo gruppo con 55 seggi (il numero finale non è ancora ufficiale) Haidar al-Abadi (51 seggi) è il secondo, BADR e l’ex capo di Hashd al-Shabi, Hadi al-Ameri è terzo (50 seggi) seguito da Nuri al-Maliki che è quarto con 25 seggi, Ay’yad Allawi ha 22 seggi e Sayyed Ammar al-Hakim ha 19-20 seggi.

Questo non significa che Sayyed  Moqtada  deciderà lui chi sarà il nuovo Primo Ministro. Esiste comunque la possibilità che questo avvenga se si forma una coalizione che includa al-Sadr, Abadi, al-Hakim e una o due coalizioni di sunniti e curdi (senza escludere dei gruppi più piccoli che potrebbero unirsi alle coalizioni più grandi). In questo caso, il prossimo primo ministro sarà sotto l’influenza di Moqtada e seguirà una linea politica volta ad escludere completamente l’Iran dagli affari politici iracheni per riavvicinarsi all’Arabia Saudita. Se questo succede piacerà anche alla gente della strada incluso il Marjaiya (la più alta autorità religiosa sciita) di Najaf.

Sebbene Moqtada abbia invitato Masoud Barzani ad entrare nella sua coalizione, il leader curdo ha delle difficoltà ad unirsi ad una coalizione che includa Haidar Abadi. Moqtada ha anche invitato Ayad Allawi e lo Speaker Usama al-Nujeifi ad entrare nella sua coalizione. Quello che forse Moqtada non sa è che tutti i gruppi iracheni temono le sue brigate Saraya al-Salam, ex Jaish al-Mahdi (non ancora smantellate) reputate violente e senza controllo proprio come il loro leader!

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Due anni fa, Moqtada ordinò ai suoi sostenitori di assaltare la protettissima “Green Zone” di Baghdad (dove si trovano tutti i ministeri e le ambasciate) solo per “tirare le orecchie al Primo Ministro”,come in seguito lo stesso Moqtada confessò, mentre la guerra contro l’ISIS era in una fase critica. Non è tanto un islamista o un neo-nazionalista ma è fortemente guidato dall’odio verso l’Iran e Nuri al-Maliki. E’ chiaro che tante contraddizioni e aspettative convivono  nella dirigenza irachena, nell’entourage del Marjaiya e nell’opinione dell’ “uomo della strada”. Una fonte non ufficiale vicina al Marjaiya ha confidato : “ Quello che è successo è positivo e il prossimo governo non includerà i sostenitori dell’Iran – ma prenderà in considerazione la sicurezza strategica dell’Iran – non vedremo mai più al-Maliki nuovamente al potere né al-Ameri e nessuno dei più importanti “vecchi”personaggi che hanno governato l’Iraq, incluso Masoud Barzani. L’Iraq adotterà una politica di buon vicinato a cominciare dall’Arabia Saudita per i prossimi quattro anni”.

La gente comune in Iraq in realtà si lamenta su come l’Iran non sia riuscito ad integrarsi nella società irachena, a dialogare con lei  e a cercare di capire la sua mentalità. Gli Iracheni rifiutano chiunque cerchi di imporre loro la propria egemonia o se ne vantino. Personalmente ho sentito persone chiedere ai propri leaders di “formare un nuovo governo in cui non siano inclusi personaggi pro-iraniani e dove invece altri a favore dei sauditi o anche degli USA siano ammessi perché il paese proceda abbandonando i battibecchi mediorientali”.

Possiamo dire che il futuro dell’Iraq sarà esattamente come lo vuole Sayyed Moqtada e che l’Iran e i suoi alleati – o gli iracheni affiliati a Tehran – si arrenderanno al nuovo status quo?

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Fonti ben informate a Baghdad dicono tutt’ altro. Sebbene molti segnalino che il Marjaiya a Najaf è “ felice dei risultati” ,fonti nell’ufficio del primo ministro Haidar Abadi mi hanno detto : “ Najaf non è contenta dei risultati, soprattutto della vittoria di Moqtada al-Sadr” e hanno aggiunto che il Marjaiya “era scioccato da quello che era successo”. Io credo, in base alla mia esperienza e ai miei contatti con il Marjaiya che le fonti di Abadi esprimano una pia illusione piuttosto che una informazione reale proveniente da Najaf.

Fonti irachene all’interno della leadership che seguono da vicino i movimenti nelle alleanze sciite, dicono che Nuri al-Maliki “ è d’accordo ad includere Haidar Abadi e Hadi al-Ameri in un blocco parlamentare a meno che Abadi non metta delle condizioni e chieda di avere un secondo mandato”. Sembra troppo presto per discutere l’identità del nuovo primo ministro e la priorità è data alla formazione del blocco più grande.

Non c’è dubbio che Abadi andrà ancora una volta con il blocco che lo aveva confermato primo ministro per avere un secondo mandato dato che vuole governare il paese. Ma Najaf non ha una buona opinione di lui e preferirebbe vedere persone più qualificate che abbiano la volontà di offrire servizi e ricostruire le infrastrutture in Iraq tenendosi alla larga dalla corruzione. Durante il suo mandato, Abadi non è riuscito a comportarsi in questo modo, nonostante il suo recente discorso elettorale incentrato sul desiderio di combattere la corruzione.

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Moqtada’s tweet is hiding a message to many Iraqi groups to join him in a coalition to form a government run by experts technologists.

Moqtada al-Sadr ha chiaramente dichiarato il suo sostegno per un secondo mandato ad Abadi ma a delle “condizioni”. Moqtada sa che non può ottenere il controllo del ministero degli esteri, dell’interno e della difesa e vorrebbe scegliere tra i suoi uomini i ministri della salute, dell’agricoltura, del commercio e possibilmente della giustizia per andare incontro alla sua base, nel sud dell’Iraq e a Sadr city, ( un distretto della capitale Baghdad) offrendole servizi. Moqtada sa che  i ministeri connessi alla sicurezza hanno a che fare con gli americani e vorrebbe evitare ulteriori contatti diretti e regolari con le forze americane in Iraq.

Così, sia Hadi al-Ameri che Nuri al-Maliki hanno un’unica possibilità: prendere nella loro coalizione Sayyed Ammar al-Hakim e creare un equilibrio. I 20 seggi di al-Hakim sono significativi e possono capovolgere la situazione, soprattutto se questa coalizione attrae dei curdi e dei sunniti. Dr. Jamal al-Karbouli (15 seggi), Salim al-Jabouri e Saleh al-Mutlaq ( entrambi con Ayad Allawi ma pronti a “migrare”verso la più grande coalizione), insieme ad al-Fadila (7 seggi) possono formare la coalizione maggiore e sconfiggere Moqtada e Abadi.

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Saudi Arabia most controversial Minister Thamer al-Sabhan (ex-Ambassador to Iraq expelled for his sectarian behaviour) flirting with Moqtada and responding to his tweet. He emphasises on the “Arab” identity of Iraq (rather than “Persian-Iran”).

La lotta è aperta e la gara a chi riuscirà a formare la coalizione più grande è cominciata. La seconda battaglia è molto più complicata. Se Moqtada vince, Abadi sarà certamente il primo ministro e accetterà di sottostare al volere di Moqtada. I curdi di Barzani saranno contrariatissimi di vedere Abadi al suo secondo mandato essendo proprio lui quello che ha sconfitto i Peshmerga a Kirkuk e ha imposto il controllo su tutti i confini con il Kurdistan e la Turchia, ha chiuso per mesi l’aeroporto di Erbil mettendo i curdi in ginocchio.

In caso contrario, se prevalesse l’altro campo, al- Maliki non avrebbe  nessuna possibilità perché ha molti nemici e soprattutto il Marjaiya (il grande ayatollah Sistani) che con una mossa decisamente insolita, aveva scritto una lettera   in cui affermava con chiarezza di essere totalmente contrario ad un terzo mandato di al-Maliki quattro anni fa.

Ovviamente molti iracheni non hanno votato (la percentuale dei votanti è 44% di 11 milioni e non 24 milioni) a causa, soprattutto, di una campagna elettorale che pubblicizzava una “mancanza di candidati idonei”e il controllo esercitato dai mega partiti “balena”. Tutto questo è andato a vantaggio di Moqtada che ha il sostegno della parte più povera della popolazione irachena. Il problema rimane : i personaggi principali  che abbiamo citato spariranno? Verranno spazzati via? L’Iran accetterà la sconfitta o la battaglia è appena cominciata?

 

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