L’ultima battaglia nel sud della Siria : eliminare l’ISIS e poi avanzare, alla volta di  Idlib.

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Di Elijah J. Magnier: @ejmalrai

Tradotto da: Alice Censi

Il sud della Siria si sta arrendendo alle forze dell’esercito siriano : sono stati raggiunti degli accordi tra il governo siriano e i militanti, inclusi i jihadisti appartenenti a Jabhat al-Nusra ( cioè Hayat Tahrir al-Sham). L’accordo più importante, stipulato con la supervisione delle forze russe, permette a chiunque voglia partire per la città settentrionale di Idlib, il più grande concentramento di jihadisti, di unirsi alla carovana imbarcandosi sugli autobus verdi, gli ormai famosi “green buses,” portando con sé le proprie armi leggere .

L’esercito siriano si trova di fronte ad una reale sfida di tipo logistico, le sue forze non si aspettavano che il  fronte sud cadesse così in fretta, per cui, il comando militare sta chiedendo ai militanti e ai jihadisti di restare nei loro villaggi fino a quando non sia arrivato il loro turno per poter essere evacuati o riconciliati con le autorità.

Lo scopo è anche quello di prevenire che l’ISIS, occupando l’enclave nel bacino di Yarmouk (Yarmouk Basin), estenda il suo controllo sui villaggi vicini abbandonati dove erano stanziati i jihadisti che oggi non hanno più la volontà di combattere.

L’unica sacca che rimane è quella di “Jaish Khaled bin al-Waleed”, ISIS-Huran, dove l’esercito siriano e i suoi alleati hanno iniziato ad attaccare dopo aver circondato l’area da tutti i lati tranne il fianco occidentale, confinante con la linea di demarcazione con Israele stabilita nel 1974.

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Sebbene non sia stato stabilito un periodo di tempo necessario, i comandanti militari ritengono che potrebbero bastare meno di due mesi per porre completamente fine al controllo dell’ISIS su questa sacca. Tutto è anche collegato alla battaglia che seguirà, la più grande, l’ultima, prevista nel nord della Siria dopo il mese di settembre e per la quale sono in corso i preparativi.

La Russia si sta già preparando per la sua azione nella zona rurale di Lattakia e le alture che circondano Jisr al-Shoughour e la provincia di Lattakia , controllate da Jabhat al-Nusra.  Il motivo per cui i russi sono determinati a liberare la zona, è dovuto soprattutto ai continui attacchi tramite droni armati contro la loro base militare e l’aeroporto di Hmaymeem, che è anche il centro di coordinamento con Mosca.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avvertito la Russia che l’accordo di Astana potrebbe essere a rischio se la zona in cui si evitano i conflitti (de-confliction zone) a Idlib venisse attaccata. La Turchia, la Russia e l’Iran hanno stabilito 12 punti di osservazione lungo la “de-confliction zone” nella provincia di Idlib per prevenire attacchi da terra da parte dei jihadisti.

Fonti vicine al Presidente siriano hanno detto : “ Bashar al-Assad non si atterrà a nessun accordo con la Turchia o con gli USA che permetta a questi due paesi di occupare il territorio siriano anche se la Russia firmasse l’accordo.”

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Assad e i suoi alleati, – l’Iran e Hezbollah- sono convinti di essere in grado di liberare la città di Idlib dal momento che la maggior parte della Siria è già liberata. Assad, pertanto, insiste nel liberare il nord del paese occupato e ha chiesto ai suoi alleati di essere pronti a mandare ulteriori forze per la prossima fase operativa.

Fonti sul campo hanno detto: “Hezbollah sarà presente con un gran numero di forze per partecipare all’eliminazione di al-Qaeda e degli altri  combattenti stranieri e dei jihadisti che si trovano nel nord della Siria.”

La Russia e Damasco sono d’accordo ad aprire dei corridoi di sicurezza per i civili che vogliono lasciare Idlib per andare nelle zone sotto il controllo dell’esercito siriano o che intendono riconciliarsi con il governo di Damasco come è successo per decine di migliaia di militanti in tutta la Siria. Si stima che il numero di abitanti della città di Idlib (e la sua area rurale) sia di circa due milioni (1,5 milioni prima della guerra) inclusi i rifugiati da altre zone del paese.

Alla Russia non dispiacerebbe vedere l’esercito siriano che si riappropria di Idlib per proteggere Aleppo est e la sua  zona rurale ancora sotto il dominio jihadista. Il presidente Erdogan potrebbe irritarsi moltissimo nel momento in cui iniziasse la liberazione di Idlib a causa dei suoi stretti legami con i militanti e i jihadisti. Sta di fatto che tutti i “proxies” sono diventati un peso per i loro finanziatori con l’evolversi della guerra in Siria.

La Turchia sarebbe felice di poter controllare la zona curda per impedire che i curdi abbiano il loro mini-stato. I curdi, i maggiori perdenti di questa guerra, sono riusciti ad  incassare l’ostilità sia di Erdogan che di Assad per aver approvato implicitamente la divisione della Siria e per aver permesso che gli Stati Uniti li utilizzassero come scudo nel nord-est della Siria.

Le forze americane occupano al-Hasaka e parte della provincia di Deir-ezzour, hanno installato basi militari e areoporti e permesso a Israele, secondo fonti nella zona, di usare le strutture militari americane per attaccare la Siria e l’Iraq (Hashd al-Shaabi).

La battaglia di Idlib non sarà una passeggiata essendo l’ultima significativa battaglia in Siria. Al-Qaeda e altri jihadisti e le migliaia di combattenti stranieri difficilmente si arrenderanno. La Russia ha giurato di eliminare al-Qaeda a meno che non lo faccia la Turchia. E’ decisamente improbabile che il presidente Erdogan inizi una guerra contro al-Qaeda essendo proprio lui quello che li ha sostenuti per anni e permesso ai jihadisti di occupare Idlib anni fa. Ciononostante, è ora di terminare la guerra in Siria e la Turchia non ha più voglia di tenere questi jihadisti sotto la sua ala protettiva.

E’ l’ultima battaglia di quest’anno. L’esercito siriano non attaccherà le forze d’occupazione americane direttamente, sosterrà invece la resistenza locale se queste forze non andranno via. Una volta conclusa la battaglia di Idlib, la Siria potrà iniziare “ la madre e il padre di tutte le battaglie” ossia la riconciliazione e la ricostruzione. Il mondo ha fallito nel tentativo di cambiare il regime in Siria e il piano degli Stati Uniti per un nuovo Medio Oriente non esiste più. Non ha più alcun senso che qualunque forza d’occupazione resti nel Levante ed è ora che i siriani si lecchino le ferite e ricomincino da capo.

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