L’Iraq avrà un Presidente e un Primo Ministro che terranno conto degli interessi iraniani e di quelli americani.

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Di Elijah J. Magnier: @ejmalrai

Tradotto da: Alice Censi

Dopo più di quattro mesi, lavorando tra molte difficoltà, i politici iracheni si sono trovati d’accordo sul nome del nuovo primo ministro, Adel Abdel Mahdi, che sostituirà Haidar al-Abadi. Adel Abdel Mahdi è un politico competente che stava per diventare primo ministro negli anni 2000 quando improvvisamente Moqtada al Sadr gli si è messo contro e, nel giro di poco tempo ha appoggiato Nuri al-Maliki al suo primo mandato in questa carica. La scelta di Abdel Mahdi è stata fatta  (secondo fonti vicine al generale iraniano Qassem Soleimani) nonostante l’inviato americano Brett McGurk “ abbia messo in campo tutto il suo potere per dissuadere i politici iracheni, sunniti, sciiti e curdi, dal votare un candidato in armonia con l’Iran”.

Fino ad oggi, il leader curdo Masoud Barzani, non ha ancora accettato Barham Saleh come presidente della repubblica, un ruolo attribuito ad un curdo ( il ruolo di presidente del parlamento viene attribuito ad un sunnita e quello di primo ministro ad uno sciita). La scelta di Barham Saleh  è contestata da molti nell’entourage dei Talbani e nel clan di Barzani che sostiene Fouad Hussein come presidente. Questa carica è quella che crea più fastidi a tutti, inclusi l’Iran e gli Stati Uniti, nella formazione del nuovo governo. Barham Saleh, secondo le fonti, è stato sostenuto da Brett McGurk ( durante la sua ultima visita alla vedova di Jalal Talabani) e dal generale Qassem Soleimani. Ciò nonostante, l’Iran e l’inviato di Hezbollah in Iraq stanno entrambi cercando di non turbare Masoud Barzani.

Le relazioni sono complicate. Nonostante la presenza del quartier generale dell’ intelligence americana e di una base americana in Kurdistan e le relazioni di Israele con i curdi iracheni, l’Iran spera ancora di avere influenza su Barzani. Questo è il motivo per cui è in atto una maratona di negoziati per convincere il leader curdo ad accettare un ministero importante in cambio dell’approvazione di Barham Saleh come presidente cosicchè la leadership irachena possa essere una squadra in armonia accettata da tutte le forze in gioco.

Il futuro presidente della repubblica verrà facilmente eletto dal parlamento come è successo per il presidente del parlamento ( Speaker) e come avviene quando non c’è stato un precedente accordo su un unico nome. Ci sono finora sette candidati ma si pensa che solo tre saranno appoggiati a meno che   Barham non sia accettato da tutti i curdi all’ultimo minuto.

Contrariamente a quello che i politici legati agli Stati Uniti asseriscono, l’Iran non sta cercando di imporre all’Iraq un candidato che sia completamente schierato con lui e sia nemico degli Stati Uniti. Ha lavorato contro il candidato americano Haidar al-Abadi. Soleimani e Hezbollah hanno puntato al sostegno di Adel Abdel Mahdi , una figura accettata dal Grande Ayatollah Ali Sistani, dai politici iracheni, ( anche se Nuri al-Maliki si è rifiutato di appoggiarlo fino a due giorni fa ) dall’Iran e dagli USA.

“ Rappresentanti delle Nazioni Unite, diplomatici e parecchi politici iracheni hanno portato a Soleimani messaggi indiretti per informarlo che lo scopo americano non è di paralizzare l’Iran in Mesopotamia ma quello di permettere la nascita di un governo iracheno che sia armonico”, hanno asserito le fonti all’interno dell’ entourage di Soleimani.

Per contro, le stesse fonti hanno parlato di politici iracheni  “ minacciati da diplomatici americani in Iraq di essere inseriti in un libro nero, di non aver più sostegno e collaborazione finanziaria e umanitaria, di vedersi confiscate le loro proprietà all’estero o anche di non poter più godere della protezione americana in alcune province cosicchè gli sciiti delle PMU ( forze di mobilitazione popolare) vi potranno uccidere tutti”: tutto questo in caso non avessero appoggiato Abadi o la lista capeggiata da lui. Alti ufficiali americani in Iraq che hanno chiesto di restare anonimi hanno negato questa affermazione.

Le fonti vicine a Soleimani sono sicure che “ l’inviato americano abbia fallito nel suo intento di torcere  braccia e gambe ai politici iracheni per costringerli a promuovere un candidato ostile all’Iran.  Abadi aveva puntato tutto sugli Stati Uniti e questo lo ha fatto rotolare giù come un sasso,  aveva anche cercato di portare Moqtada dalla sua parte ma è rimasto solo con Sayyed Ammar al-Hakim, colui che aveva già scelto di schierarsi con gli USA e gli stati arabi del Golfo da tanto tempo” hanno detto le fonti.

Sayyed Moqtada al-Sadr non vede di buon occhio Qassem Soleimani anche se lo ha incontrato subito dopo che i risultati delle elezioni parlamentari sono stati resi noti. Lui ha patito nel vedere il proprio gruppo, ereditato dal padre, diviso ( Asaeb Ahl al-Haq, Kataeb sayyed al-Shuhada, Harakat al-Nujabaa e altri) e finanziato dall’Iran. Tuttavia Moqtada non è contro l’Iran e a favore degli USA o di altri paesi della regione mediorientale. Ci sono, pertanto, sforzi in atto per una sua riconciliazione con l’Iran in un futuro vicino, soprattutto in vista dell’inizio dell’embargo totale all’Iran voluto dal presidente Trump dal prossimo novembre. La situazione in Medio Oriente richiede che i politici iracheni non siano più divisi ma rimettano in piedi un paese più forte a beneficio dei loro alleati nella regione. L’Iran ha puntato alla scelta di un nuovo primo ministro che abbia buone relazioni con la Francia e l’Europa e sia accettato dagli Stati Uniti.

Abdel Mahdi è famoso per essere leale nei confronti del suo paese e saprà mantenere una relazione equilibrata con l’ Iran e gli Stati Uniti. Si prevede che Abdel Mahdi chiederà al parlamento di prendere una decisione nei confronti delle sanzioni unilaterali americane all’Iran, una delle principali questioni in sospeso che ha impedito ad Abadi di ottenere un secondo mandato proprio perché aveva sostenuto l’embargo unilaterale degli Stati Uniti all’Iran.

Qualche anno fa ho passato una serata con il vice presidente dell’Iraq Abdel Mahdi, un incontro privato a Karbala in occasione del 15 di Shaaban (ottavo mese del calendario islamico) alla presenza di pochissimi importanti politici iracheni, incluso Sayyed Abdel Aziz al-Hakim. Era molto critico nei confronti di al-Maliki e del modo con cui dirigeva il governo e disse : “ E’ meglio riaprire i nostri uffici a Damasco perché oggi i politici iracheni non sanno come governare ma sono bravi nel ruolo di opposizione”.

L’elezione di Abdel Mahdi non è contestata dal Marjaiya di Najaf che anzi mantiene con lui ottime relazioni. In quanto economista, ha salvato tempo fa l’ex ministro delle finanze iracheno Rafi al-Issawi che mi aveva detto durante una cena : “ Al-Maliki mi ha chiamato chiedendomi di dargli alcuni miliardi di dollari nel giro di pochi giorni. Gli ho risposto che era impossibile perché non ho una banca da cui prendere dei miliardi per te, né ho una tasca così grande che possa contenere tanto denaro”. Non essendo possibile continuare a ragionare con lui, al-Issawi chiese aiuto a Adel Abdel Mahdi che spiegò ad al-Maliki la lunga procedura d’obbligo per presentare la richiesta di  approvazione di una tale somma, non certo una questione di pochi giorni o settimane. “ Adel mi ha salvato la vita, scommetto che al-Maliki non ha capito niente, ma l’importante era non averlo più alle calcagna” .

Pare che gli Stati Uniti alla fine non faranno più pressione sull’Iraq e difficilmente Trump imporrà sanzioni al governo iracheno a novembre contemporaneamente all’entrata in vigore di quelle all’Iran. Trump, o meglio la sua squadra, non vogliono perdere del tutto l’Iraq a favore dell’Iran e quindi si prevede che permetteranno i traffici commerciali tra i due paesi ( nei primi sei mesi di quest’anno gli scambi hanno raggiunto la cifra di 4 miliardi e 165 milioni di dollari) e questo è già un punto debole nella politica delle sanzioni di Trump!

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