Ridisegnare il Medio Oriente: perché l’Occidente dovrebbe smettere di intervenire (2)

Siria: il progetto di trasformarla in una giungla ha fatto nascere invece un forte movimento di Resistenza. 

Di Elijah J. Magnier: @ejmalrai

Tradotto da: Alice Censi

Gli interventi stranieri hanno messo in condizione di povertà una grossa fetta di popolazione mediorientale, ma allo stesso tempo l’hanno resa più determinata a combattere, rifiutandola, la dominazione globale auspicata dagli Stati Uniti. Il numero di paesi e di “soggetti non statali” in Medio Oriente che si oppongono alla coalizione a guida americana è relativamente piccolo e debole se confrontato con il campo opposto, ma è riuscito tuttavia a inquietare la superpotenza più ricca e forte e i suoi alleati arabi ricchi di petrolio che hanno finanziato e istigato le guerre recenti.  Questi oppositori si sono compattati in un movimento  di Resistenza che ha attirato appoggio globale nonostante la straordinaria propaganda di guerra messa in campo dai mezzi di informazione. Il “ potere dolce” (“soft power”)  della coalizione a guida americana è stato intaccato  in casa e all’estero per l’ evidente inganno  interno al progetto di sostenere le bande di jihadisti takfiri che terrorizzavano, rapivano e uccidevano cristiani, sunniti, laici e altri civili mentre apparentemente combattevano una guerra globale al terrorismo islamico. 

I piccoli paesi presi di mira dalla coalizione americana sono teoricamente e strategicamente importanti per la loro vicinanza ad Israele. Nonostante la scarsità delle risorse e il loro numero di alleati piuttosto basso se paragonato al campo opposto, hanno rifiutato ogni riconciliazione basata sulle condizioni imposte da Israele. 

Israele, nel frattempo, si sta man mano riavvicinando e sta intensificando i contatti con i paesi arabi ricchi di petrolio: vediamo il primo ministro Benjamin Netanyahu a passeggio per Varsavia mentre discute e stringe le mani dei leaders arabi. Non sono ovviamente questi i loro primi  incontri : negli anni recenti ci sono stati rapporti sempre più calorosi e un’ apertura sempre maggiore tra Israele e molti leaders arabi. 

Questi paesi del Medio Oriente hanno per molto tempo appoggiato l’aggressione di Israele al Libano e ai suoi abitanti e negli ultimi dieci anni questo sostegno è cresciuto al punto di includere un complotto ai danni dei palestinesi, della Siria e dell’Iraq. 

Gli Stati Uniti hanno esercitato un’enorme pressione sulla Siria dal 2003 in seguito all’invasione dell’Iraq. Durante la visita del segretario di stato Colin Powell a Damasco nel marzo del 2003, Powell offriva al presidente Bashar al-Assad la possibilità di continuare a governare per moltissimo tempo ma al prezzo di sottomettersi alle volontà americane : gli fu chiesto di tradire Hamas e Hezbollah e così unirsi alla tabella di marcia per creare il “nuovo Medio Oriente”. 

Nel momento in cui l’intimidazione di Powell falliva, l’Arabia Saudita e il Qatar, i principali alleati arabi degli Stati Uniti e anche quelli che sborsavano il denaro utile al raggiungimento degli scopi americani ( e di Israele), promettevano di introdurre incalcolabili ricchezze in Siria. 

Assad non era comunque disposto ad assecondare le richieste americane e saudite. L’autorità era esercitata dagli Stati Uniti mentre Arabia Saudita e Qatar avevano la funzione di aprire i loro sacchi di denaro allo scopo. A quel punto  la guerra contro lo stato siriano diventava essenziale e i suoi obbiettivi e benefici immensi. 

Ecco in pochi paragrafi cosa sono stati i sette anni di guerra in Siria: 

La causa palestinese era diventata marginale e il motivo era la rapida diffusione dell’ISIS, un gruppo che terrorizzava il Medio Oriente e partecipava alla distruzione delle infrastrutture della regione, ne prosciugava le ricchezze e uccideva migliaia di persone. Fu anche responsabile di numerosi attacchi a livello mondiale, estendendosi dal Medio Oriente all’Europa. L’ISIS non attaccava Israele nonostante si trovasse vicino ai suoi confini con il nome di “Jayesh Khaled Bin al-Waleed”. Neppure al-Qaeda attaccava Israele nonostante confinasse anche lui con Israele, anzi godeva del sostegno dell’intelligence israeliana e anche delle sue cure mediche! 

Tutto avveniva con lo scopo di distruggere la Siria : dividerla in zone di influenza, con la Turchia che ne avrebbe preso una grossa fetta (Aleppo, Afrin, Idlib); i curdi avrebbero realizzato il loro sogno di appropriarsi di terre arabe e assire nel nordest per creare Rojava, collegato al Kurdistan iracheno ; Israele sarebbe stato per sempre in possesso delle alture del Golan e,creando una zona cuscinetto, si sarebbe impadronito di ulteriore territorio a Quneitra; sarebbe stato creato uno stato fallito  dove i jihadisti e i gruppi mercenari si sarebbero scontrati tra loro all’infinito per il potere; tutti i jihadisti si sarebbero ritrovati nel loro luogo preferito, nonché la loro destinazione più sacra ( Bilad al-Sham, il Levante) relegati così nei loro “Emirati Islamici”. 

Il piano inoltre prevedeva, strategicamente, l’arresto del flusso di armi che dall’Iran arrivava a Hezbollah in Libano attraverso la Siria, l’indebolimento dell’ “Asse della Resistenza”( Iran, Siria, Iraq, Libano) togliendo di mezzo la Siria, la preparazione di un’altra guerra, questa volta al Libano, dopo aver cancellato la Siria dalle carte geografiche, impadronirsi delle risorse di petrolio e gas siriane sottoterra e nel Mediterraneo, la costruzione di un gasdotto dal Qatar all’Europa per assestare un  duro colpo all’economia russa e infine eliminare la Russia e la sua base navale dal Levante.   

Mai, durante la guerra in Siria, è stato proposto un nuovo leader che governasse il paese e sostituisse Bashar al-Assad. Il piano prevedeva la creazione di una zona in totale anarchia, senza una figura che governasse; la Siria doveva diventare la giungla del Medio Oriente. 

Era un piano che andava ben oltre Assad e i siriani. Centinaia di miliardi di dollari venivano investiti dai paesi del Medio Oriente, l’Arabia Saudita e il Qatar, per uccidere i siriani, distruggere il loro paese e raggiungere gli obbiettivi succitati. E’ stato un crimine perpetrato contro un’intera popolazione sotto lo sguardo complice del mondo moderno e “democratico”. 

Ci sono stati molti pretesti per la guerra in Siria. Non era solo per un cambiamento di regime, era un progetto per creare uno stato-giungla. Istituti di ricerca (think tanks), giornalisti, accademici, ambasciatori, tutti si univano alla festa collaborando al massacro dei siriani. Lacrime di coccodrillo venivano versate per la “ catastrofe umanitaria”che colpiva la Siria mentre nello Yemen, il paese più povero del Medio Oriente, avveniva e continua indisturbato il massacro con gli stessi mezzi di informazione che evitano di guardare e nascondono la natura del conflitto al grande pubblico. 

Tutti quelli che avevano capito il gioco o anche solo una parte, venivano definiti “ Assadisti”, un termine inteso come insulto. L’ironia crudele ha voluto che questo termine fosse usato dagli intellettuali da salotto americani che non hanno mai evidentemente calcolato e riconosciuto  quei milioni di morti causati dall’amministrazione americana nel corso dei secoli. 

A cosa ha portato questo intervento globale? 

La Russia è tornata nel Levante dopo il lungo letargo. Il suo ruolo fondamentale è stato quello di opporsi all’egemonia americana senza provocare o tentare di provocare una guerra con Washington. Mosca ha mostrato le nuove armi che possiede aprendo nuovi mercati per la sua industria militare e ha mostrato le sue competenze sul piano militare senza cadere nelle molte trappole tese nel Levante durante la sua presenza sul campo. Ha creato gli accordi di Astana sorpassando i tentativi delle Nazioni Unite di manipolare i negoziati e ha isolato la guerra in regioni e compartimenti trattando con ognuno separatamente. Putin ha esibito una raffinata capacità militare nel trattare con successo la “madre di tutte le guerre” in Siria. Si è avventurato sapientemente nel territorio degli Stati Uniti contro i suoi scopi egemonici creando anche un’alleanza strategica e duratura con la Turchia che è un alleato della NATO e con l’Iran. 

L’Iran ha trovato terreno fertile in Siria per consolidare l’”Asse della Resistenza” nel momento in cui gli abitanti del paese (cristiani, sunniti, drusi, laici e altre minoranze) hanno capito che era in gioco la sopravvivenza delle loro famiglie. E’ riuscito a ricostruire l’arsenale militare della Siria e a fornire a Hezbollah le armi più sofisticate adatte ad una classica guerriglia che impedisca gli attacchi di Israele al Libano. Assad è grato ai suoi partners leali che si sono schierati con la Siria mentre il mondo cercava di distruggerla. 

L’Iran ha adottato una nuova ideologia: non è né islamica né cristiana, ma è emersa nei sette anni di guerra. E’ l’ “Ideologia della Resistenza”, un’ideologia che va oltre la religione. Questa ideologia si è imposta sull’Iran clericale e su Hezbollah che hanno abbandonato l’idea di esportare l’esperienza della “Repubblica Islamica” : al suo posto appoggiano tutte le popolazioni pronte a contrastare l’egemonia distruttiva degli Stati Uniti nel mondo. 

Per l’Iran non è più una questione di diffondere lo sciismo o convertire i laici, i sunniti o i cristiani. Lo scopo è per tutti quello di riuscire a riconoscere il nemico e contrastarlo. Ecco quello che l’intervento dell’Occidente in Medio Oriente è riuscito a creare. Certamente è stato in grado di  impoverire la regione, ma ha anche provocato la resistenza di un potente fronte. Questo nuovo fronte sembra essere più forte e più efficace di tutte quelle forze che centinaia di miliardi spesi dalla coalizione avversaria  hanno scatenato, allo scopo di seminare morte e distruzione per difendere il dominio degli Stati Uniti. 

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