L’incompetenza dei politici americani riapre i confini tra Iraq e Siria e la strada che dall’Iran porta a Beirut.

Di Elijah J. Magnier: @ejmalrai

Tradotto da: Alice Censi

“Un dinosauro con il cervello di un uccello”. Così l’ex presidente dell’Iran definiva gli Stati Uniti d’America alludendo alla loro grande potenza militare accompagnata però dalla mancanza di intelligenza strategica in politica estera. Infatti l’incontro avvenuto a Damasco questa settimana, incontro peraltro insolito, tra i vertici militari di Siria, Iraq e Iran, non si sarebbe potuto realizzare se non ci fosse stato l’ultimo intervento americano in Siria. L’amministrazione degli Stati Uniti ha fatto un favore ai tre paesi allineati all’”Asse della Resistenza” eliminando lo “Stato Islamico” (ISIS) nella sua ultima roccaforte di Baghuz a est del fiume Eufrate. L’attacco americano a Baghuz (nell’ est della Siria) portato avanti insieme ai loro alleati curdi, ha fatto sì che i tre comandanti militari decidessero di riaprire la strada  che unisce la Siria all’Iraq rendendo così agevole un collegamento sicuro via terra che dall’Iran va in Iraq e in Siria. Questo significa che adesso la strada che va da Teheran a Beirut, passando per Baghdad e Damasco è sgombra. Non è la prima volta che l’amministrazione degli Stati Uniti offre un rilevante supporto strategico all’Iran grazie alla sua pianificazione ben poco attenta. 

Quando il presidente Trump decise di ritirare le truppe dalla Siria, descrivendo il paese come una terra “di sabbia e di morte” parlava seriamente . Però gli Stati Uniti non avrebbero potuto andarsene senza prima aver eliminato la sacca in cui era presente l’ISIS, nella zona controllata da loro nell’est della Siria, perché avrebbe voluto dire che lasciavano lì, senza rimuoverlo, quello che era stato l’unico pretesto per occupare la zona. Così a Trump fu consigliato di eliminare l’ISIS e in un secondo tempo ritirare le truppe. Finalmente ordinò alle truppe di farlo, dopo lunghi mesi di inattività durante i quali gli Stati Uniti di fatto avevano offerto protezione al gruppo terroristico permettendo a decine di migliaia di suoi militanti di muoversi liberamente e attaccare l’esercito siriano e i suoi alleati lungo l’asse Deir-ezzour-al-Bukamal. 

Men suspected of being Islamic State (IS) fighetrs wait to be searched by members of the Kurdish-led Syrian Democratic Forces (SDF) after leaving the IS group’s last holdout of Baghouz, in Syria’s northern Deir Ezzor province on February 22, 2019. (Photo by Bulent KILIC / AFP) (Photo credit should read BULENT KILIC/AFP/Getty Images)

L’importanza di questa mossa di Trump, cioè di agire finalmente contro l’ISIS, non può essere sopravvalutata. Dal 2014 gli Stati Uniti hanno condotto una finta guerra all’ISIS dando a intendere di combattere questo tremendo gruppo di takfiri ma permettendo invece  che si espandesse e uccidesse i soldati dell’esercito siriano che lo combattevano a tutti gli effetti e hanno usato la sua esistenza per giustificare la presenza delle loro truppe in Siria. Gli Stati Uniti hanno bombardato Raqqah e l’hanno distrutta dopodiché hanno fatto un accordo per far uscire da lì molte migliaia di sostenitori dell’ISIS. Ma per la prima volta, con la battaglia di Baghuz ,che è ancora in corso, gli Stati Uniti combattono davvero l’ISIS. C’è da dire, ed è un suo merito, che Trump oggi fa quello che gli Stati Uniti hanno sempre fatto finta di fare per cinque anni : combatte l’ISIS realmente . Questa spettacolare, estenuante campagna, permette a Trump di attribuirsi il merito di aver sconfitto l’ISIS sebbene le forze che hanno veramente combattuto l’ISIS siano state, per un mezzo decennio, l’esercito siriano, la Russia, gli iracheni delle PMU(Unità di Mobilitazione Popolare)/Hashd al-Shaabi, l’esercito iracheno, gli Hezbollah libanesi e l’Iran. 

A Baghuz le forze americane (e i loro alleati europei) hanno bombardato l’ISIS fino a schiacciarlo in una piccola angusta città. Sono riusciti ad aprire un corridoio di sicurezza per far passare le donne, i bambini, gli anziani e i militanti dell’ISIS feriti e anche molti di quelli che volevano arrendersi. Più di 35.000 membri dell’ISIS e loro famigliari sono usciti da quel posto così piccolo. 9.000 militanti sono stati uccisi o feriti. Gli americani e i loro alleati curdi sono riusciti a incastrare quello che restava del gruppo terroristico in un’area piccolissima, meno di un chilometro quadrato, e stanno per lanciare l’attacco finale, previsto nei prossimi giorni. E’ solo una questione di tempo e poi l’ISIS abbandonerà la sua ultima roccaforte a est dell’Eufrate. 

L’imminente eliminazione della minaccia dell’ISIS ha dato  spunto a un incontro inconsueto. Il capo di stato maggiore delle forze armate iraniane Mohammad Baqeri, il ministro della difesa siriano Ali Abdullah Ayyoub e il capo di stato maggiore delle forze governative irachene, generale Othman al-Ghanmi si sono incontrati nella capitale siriana, Damasco, e hanno deciso di riaprire i confini tra Iraq e Siria. 

Trump e i suoi generali hanno riconosciuto l’errore fatto poiché eliminando l’ISIS dalla zona hanno fornito all’Iran e all’Iraq un collegamento sicuro con la Siria. La presenza dell’ISIS impediva agli iraniani, agli iracheni e alle merci di viaggiare in sicurezza verso la Siria. Questa consapevolezza ha fatto sì che gli Stati Uniti decidessero di non far più partire parecchie centinaia di membri delle loro forze armate. 

Grazie alla mossa americana adesso l’Iran potrà mandare tutto ciò che serve e ripristinare i commerci con la Siria dopo che Israele ha bombardato l’aeroporto di Damasco per cercare di frenare i rifornimenti all’esercito siriano, i missili di precisione e tutte quelle forniture necessarie a ricostruire le difese dell’esercito. Con l’apertura di un nuovo valico di frontiera tra Iraq e Siria, l’occupazione americana del valico di al-Tanf non ha più l’importanza di prima . Se gli Stati Uniti cercassero di pressare l’Iraq affinché interrompa i suoi scambi commerciali con l’Iran o la Siria, Baghdad risponderà chiedendo il ritiro delle truppe di Trump dalla Mesopotamia. 

La decisione di Trump va anche ad aiutare l’economia della Siria che potrà riprendersi un po’ con la riapertura della strada che va in Iraq. I tre comandanti si sono fatti una bella risata pensando alla politica americana in Siria. Hanno avuto parecchi vantaggi dai continui errori strategici di Washington, a partire dall’occupazione dell’Iraq nel 2003 e l’eliminazione del peggior nemico dell’Iran, Saddam Hussein. 

L’ISIS resta un problema legato alla sicurezza ma non una minaccia di tipo militare. Quelli che restano potrebbero ancora attaccare convogli o bersagli facili anche dopo l’accordo congiunto tra i tre paesi di pattugliare i confini, usare tecnologia, intelligence e i soldati per proteggere il valico di al-Bu Kamal e unire gli sforzi per combattere l’ISIS. Gli Stati Uniti sono essenzialmente attenti ai grandi progetti, coloro che pensano e pianificano studiano come ridisegnare i confini, cambiare i regimi e creare stati falliti. Tuttavia a volte non si soffermano sui quei dettagli che potrebbero anche cambiare le situazioni a favore del nemico, in questo caso l’Iran. Proprio  come ha commentato in passato Rafsanjani, gli Stati Uniti sono “un dinosauro con il cervello di un uccello”. 

Non solo Rafsanjani ha espresso dei commenti così caustici. Ad un recente evento del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica -brigata Quds in cui venivano celebrati i successi in Iraq e Siria del comandante generale maggiore Qassem Soleimani, il leader della rivoluzione Sayyed Ali Khamenei, riferendosi agli Stati Uniti (e all’Arabia Saudita) ha detto: “ ringraziamo Allah che ha reso imbecilli i nostri nemici”. 

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