Quando Sunniti e Sciiti sono uniti in Libano

Lebanon’s Hizbollah leader Sheikh Hassan Nasrallah (L) shakes hands with compatriot Christian leader Michel Aoun during a news conference in a church in Beirut, Lebanon February 6, 2006. The Chief of Lebanon’s Hizbollah joined forces on Monday with Maronite Christian leader Michel Aoun to call for normal diplomatic ties with Syria. REUTERS/Mohamed Azakir – RTR1A3G2

Di Elijah J. Magnier     @ejmalrai 

Tradotto da A.C. 

Il presidente Macron non vuole che la sua iniziativa (initiative) in Libano fallisca. All’inizio non ha avuto successo perchè privo di quel  fiuto politico necessario per capire e quindi affrontare i giochetti a cui sono avvezzi i politici libanesi. Macron a torto pensava che il “peso” della Francia fosse sufficiente a tenere tutti “in riga” pronti ad eseguire gli ordini del “professore” francese.  Il presidente francese non riusciva a capire che in Libano ci sono tanti “professori” politici che si ostinano a voler realizzare I propri programmi seguendo i  propri interessi anche nel bel mezzo della travolgente crisi finanziaria.  Quindi modificava l’approccio incoraggiando e sostenendo Saad Hariri a formare un “governo d’emergenza” (“rescue government“) che si presume stia in carica solo sei mesi. In realtà si pensa che Hariri guiderà il gabinetto fino alle elezioni del 2022. 

A che punto sono adesso le consultazioni e come si sono rimescolate le alleanze tra I partiti politici?

Per la prima volta l’ex primo ministro Saad Hariri appare quello che tiene in mano il gioco, come avrebbe in realtà voluto. Ha “bruciato” tutti i precedenti candidati incluso il primo ministro Hassan Diab,(assistito efficacemente dallo Speaker Nabih Berri  dal giorno in cui Diab entrava in parlamento). Hariri adottava la stessa politica anche con il candidato del presidente francese, l’ambasciatore  Mustafa Adib,subissandolo di impossibili richieste che portarono al suo fallimento. Hariri stesso poi bloccava l’iniziativa francese incolpando il duo sciita  (Shia duo) cioè Hezbollah e Amal, il gruppo capeggiato da Berri, che insisteva a nominare il ministro delle finanze. Il duo vuole ancora questo ministero ma non era l’unico gruppo politico con delle domande specifiche. La decisione del “duo sciita” salvava Hariri facendo saltare Adib e permetteva al leader del “Movimento Patriottico Libero”, MPL di non rivelare le sue richieste nelle nomine del nuovo gabinetto.

Oggi comunque il “gioco politico” non è più sottobanco: Hariri, che non ha più il parere contrario dell’Arabia Saudita alla carica di primo ministro, ha annunciato che vuole questa carica ad ogni costo. L’ex primo ministro sa che può formare un gabinetto solo se stringe un accordo con il “duo sciita” per avere la maggioranza dei voti in parlamento, non con il “blocco di maggioranza” (‘majority bloc’ ) che include il duo sciita, il Movimento Patriottico Libero e i loro alleati. Nella camera dei deputati oggi c’è un cambio di alleanze e una netta divisione interna. Le fondamentali differenze, anche ideologiche, tra i vecchi alleati oggi vengono in superficie.

Hariri ha afferrato l’opportunità di avvicinarsi al “duo sciita” approvando iI loro ministero delle finanze e gli altri loro ministeri sempre che vi vengano messi dei tecnici esperti nel loro campo. Ciò significa che ha realizzato il primo passaggio necessario a tornare primo ministro soprattutto con l’assicurazione di Berri che molti rappresentanti cristiani avrebbero votato per lui per mantenere il patto e il consenso. Questo però ovviamente non avverrà se e quando la maggioranza dei cristiani fosse fuori dal gabinetto come potrebbe succedere. Saad Hariri sa come portare dalla sua parte il leader druso Walid Jumblatt, assicurandogli la sua quota nel nuovo gabinetto. Così Hariri è in grado di cantar vittoria sul suo nemico politico di sempre Gebran Bassil, ignorandolo e non accettando le sue richieste nel gabinetto. 

Il presidente della repubblica, Michel Aoun, rinviava (postponed) le consultazioni parlamentari che avrebbero dovuto e ancora adesso dovrebbero nominare Hariri primo ministro. Aoun accontentava Bassil, suo genero, che era stato isolato dal suo alleato Hezbollah, non disposto stavolta ad appoggiarlo come aveva fatto nella formazione dei precedenti governi. I rapporti tra Bassil e Hezbollah hanno registrato grossi problemi nell’ultimo anno, con anche “colpi bassi”. Questi colpi adesso non arrivano più soltanto da uno dei due alleati.

Ma rinviare le consultazioni parlamentari per la nomina di Hariri, provocava il risentimento del presidente del parlamento Nabih Berri che ha poca simpatia per il presidente Aoun e suo genero. Non c’erano giustificazioni serie per rimandare le consultazioni, l’unica era cercare di proteggere Bassil e dargli la possibilità, per un’altra settimana, di trovare un posto nel nuovo governo. Bassil insisteva a tenersi il ministero dell’energia ( Energy ), una richiesta che Hariri non era pronto ad accettare. Bassil non capisce che non c’è nessuno oggi tra i leader pronto a garantirgli questo ministero anche se vi è stato in carica per anni.

Non c’è nessuna ragione costituzionale che obbliga Hariri a soddisfare I desideri di Bassil soprattutto dopo che la Francia ha espresso il suo disappunto per il rinvio. Il presidente francese ha chiarito che nessun ulteriore rinvio sarebbe stato tollerato e che giovedì prossimo il primo ministro (Saad Hariri) dovrà essere nominato. Questi battibecchi dimostrano che il “duo sciita” non era l’unico che insisteva per nominare I suoi rappresentanti nel gabinetto, altri partiti vogliono le loro quote.

Hariri rispondeva in modo positivo alle richieste di sciiti, drusi e sunniti lasciando fuori I principali gruppi cristiani (il leader delle “Forze Libanesi” Samir Geagea e Gebran Bassil) così questi emergono come coloro che vogliono ostacolare il governo “delle riforme e della salvezza”.  

Ma questo vuol dire che l’accordo tra il MPL guidato da Bassil e Hezbollah è finito?

L’alleanza che il segretario generale di Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah firmava con il capo del MPL, il generale Michel Aoun, (conosciuto come l’accordo di Mar Mikhael)  nel 2006 cambiava quando il leader cristiano, diventato presidente della repubblica, consegnava il partito al genero Gebran Bassil. 

Hezbollah ha ritenuto che il debito (“debt“) con il generale Aoun  per essergli stato a fianco nel 2006 durante la seconda guerra israeliana al Libano fosse stato ripagato. Hezbollah aveva congelato il paese per più di due anni e mezzo bloccando la nomina di un presidente malgrado un tentativo regionale e internazionale di bocciare la candidatura di Aoun. Sicuramente i conflitti sono messi in conto tra alleati perché possono esserci importanti differenze.

Comunque queste differenze non sono state adeguatamente strutturate per mantenere per sempre l’unità e la solidarietà. I due partiti hanno avuto entrambi dei benefici dall’alleanza ma hanno mostrato che avrebbero potuto andare avanti anche separati. Nelle ultime elezioni parlamentari (parliamentary elections), Gebran Bassil volendo contrastare il suo alleato Hezbollah in parecchie regioni, ha permesso a Samir Geagea di vincere con 15 membri del parlamento a scapito di Hezbollah nel distretto di Biblo. Ovviamente l’alleanza formatasi tra Geagea e Bassil nelle elezioni si spaccava quasi subito quando il MPL non manteneva le promesse fatte alle Forze Libanesi dopo i risultati. La lotta per la “leadership cristiana” è una saga che continua tra I due. E così Bassil tornava tra le braccia di Hezbollah nonostante la temporanea inimicizia. E adesso pare che Bassil pensi di poterne uscire “flirtando” con Israele ( dicendo che non ci sono differenze ideologiche con gli israeliani), dopo aver facilitato il rilascio di Amer al-Fakhoury, il “macellaio di Kiyam” (‘butcher of Kiyam’ ) (quando il capo dell’esercito, nominato dal presidente, faceva pressione sul capo della corte militare per un rilascio temporaneo che permettesse ad al-Kakhoury di raggiungere l’ambasciata americana dove poi sarebbe stato trasportato lontano dal Libano),  aver cercato di favorire “negoziati diretti” con Israele (come

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