La linea di demarcazione regionale e internazionale  a Daraa è vicina a un punto di rottura

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Sarà la Siria la causa di una guerra totale tra Russia e America?

*Informazioni in seguito al raduno di forze alleate alla Siria, incluso Hezbollah, a Daraa, in preparazione di future operazioni militari.

Beirut,  di Elijah J. Magnier: @ejmalrai

Tradotto da: Alice Censi

Oggi il Ghouta e domani Daraa..

Non è in relazione alla Siria né alla guerra sul suo territorio : è tutto legato ad una guerra aperta tra l’alleanza guidata dagli Stati Uniti d’America, l’Europa e i loro alleati in medio oriente contro l’asse guidata dalla Russia e i suoi alleati. E’ una guerra per il controllo, l’influenza e il dominio in medio oriente e nel resto del mondo.

E’ naturale, per gli Stati Uniti, opporsi alla perdita del loro status di dominatori a senso unico  che hanno avuto dal tempo del crollo dell’Unione Sovietica, dal 1991 al 2015. Settembre 2015 è la data in cui Mosca ha deciso di mandare la sua aviazione, la marina e alcune forze speciali di terra nel Levante per annunciare al mondo la sua presenza nel luogo e dar vita al suo ruolo di superpotenza dopo decenni di assenza.

E’ quindi naturale che gli USA difendano il loro unilateralismo nel mondo e cerchino di bloccare il risveglio dell’ ingegnosità russa attivando tutte le loro energie e quelle dei loro alleati arabi e occidentali per contrastare i tentativi (efficaci) russi tendenti a dimostrare le proprie abilità diplomatiche e il  potere militare attraverso la finestra del Levante.

E’  anche naturale, in realtà, che gli USA debbano cercare di colpire l’anello più debole (Tehran) dell’alleanza russo-cinese-iraniana tentando di far fallire l’accordo nucleare firmato dalle Nazioni Unite e i cinque membri permanenti del consiglio di sicurezza più uno (la Germania).

Tutto ciò è causato dall’esito vincente (nell’ottica della Russia) della guerra in Siria, dove gli USA hanno fallito nel loro tentativo  di ridisegnare la geografia del medio oriente, dividere l’Iraq e la Siria, colpire Hezbollah in Libano, estorcere parti della Siria settentrionale a beneficio loro e della Turchia e la regione meridionale a beneficio di Israele.

Washington ha tratto vantaggio dagli “slogans” religiosi e settari diffusi dallo Stato Islamico (ISIS) e da al-Qaeda che hanno cercato di far credere che il conflitto in Siria è essenzialmente “tra mussulmani di sette diverse”. Il falso messaggio era il seguente: “questi arabi mussulmani non perdono nessuna occasione per litigare tra loro e uccidersi l’un l’altro nel nome di Allah”, mentre la verità è ben diversa : è una lotta per il potere, per il controllo e il dominio. Questa motivazione  permette qualunque colpo basso e l’uso di ogni tipo di  strumenti e pretesti perversi, incluso l’”estremismo religioso”, per impedire il ritorno della Russia nel medio oriente e poter quindi dividere la regione.

Allora i  falchi di Washington hanno avuto successo in questa sfida? La semplice risposta sarebbe: no.

Ma questi falchi americani stanno esaminando svariate  possibilità per poter accusare la Russia di sostenere il presidente siriano Bashar al-Assad, screditato da anni di incessante martellamento da parte dei principali mezzi di informazione ( diventati un chiaro strumento nelle mani di chi decide) che hanno dipinto al-Qaeda come dei “moderati” per tutti i sette anni della guerra.

Gli USA hanno puntato a screditare la dirigenza russa alle Nazioni Unite per intimidire e bloccare gli sforzi fatti dal presidente Vladimir Putin per mettere fine alla guerra in Siria e impedire la divisione del medio oriente, e per evitare che la Russia eliminasse del tutto il blocco jihadista in Iraq e Siria.

Mosca ha dovuto usare 11 “veti” alle Nazioni Unite per bocciare i numerosi tentativi di Washington e dei suoi alleati di colpire la Siria rovesciandone il suo presidente Assad. La Russia ha messo in atto con molta intelligenza la sua diplomazia in Siria, creando zone di distensione e zone di cessazione delle ostilità nel nord, attorno alla capitale e nel sud per tagliare la Siria in quadranti  e congelare la guerra in varie zone strategiche  potendo così destinare abbastanza forze alla lotta all’ISIS,  in primis,  e in seguito ad al-Qaeda e i suoi alleati.

L’ISIS è stata ridotta a una piccola sacca sotto la protezione degli USA nel nord-est siriano. Quest’area situata a est dell’Eufrate è oggi, in realtà, il rifugio sicuro dell’ISIS ,è perciò proibito, alle forze russe e a quelle del governo siriano attaccare il gruppo terrorista. Alcuni tentativi precedenti hanno infatti provocato il pesante bombardamento da parte americana delle forze locali e i loro alleati.

La Russia ha concesso abbastanza tempo al governo siriano per mettere insieme le sue forze, attaccare al-Qaeda liberando molte enclavi e limitando il controllo di al-Qaeda e dei suoi alleati alla città di Idlib e i suoi dintorni, attorno a Damasco ( al-Ghouta e Yarmouk) e nel sud (Daraa e Quneitra)

L’esercito siriano è riuscito a dividere le zone del Ghouta nonostante la frenetica campagna anti-russa montata dai mezzi di informazione e i tentativi falliti degli Usa alle Nazioni Unite di fermare la guerra nel Ghouta per tenere questa enclave come un dito che provoca dolore nella schiena della capitale  Damasco.

L’ira degli USA nei confronti dell’attacco russo-siriano al Ghouta necessita un chiarimento: l’occupazione americana del confine siro-iracheno ad al-Tanf aveva lo scopo di creare una piattaforma di lancio per le sue operazioni militari verso Deir al-Zour a nord e verso al-Ghouta a est. Il piano americano era di occupare la città di Deir al-Zour e al-Qaimad e Damasco. Ma l’Iran ha aggirato la zona dove erano posizionate le forze americane isolandole nella sacca di al-Tanf e ha fatto un salto di qualità nel liberare Deir al-Zour e al-Qaim sconfiggendo le truppe dell’ISIS che si sono ritirate verso la zona di influenza americana a est dell’Eufrate.

D’altro canto al-Ghouta è una chiara dimostrazione del piano fallimentare degli USA di attaccare Damasco. Il piano militare strategico e il collegamento tra al-Tanf e al-Ghouta sarebbe stato possibile se l’esercito siriano e la Russia non fossero intervenuti in tempo per circondarlo e attaccare i jihadisti forzandoli ad arrendersi e ritirarsi ad Idlib. Gli USA pensavano di creare una reale minaccia contro Damasco e perlomeno prevenire le elezioni parlamentari e presidenziali previste per il prossimo anno. Controllando il Ghouta era scontato che i jihadisti avrebbero continuato il bombardamento della capitale siriana rendendola quindi “insicura”.

Gli USA e la comunità internazionale hanno cercato di fermare le battaglie nel Ghouta senza alcun risultato. Ciò ha spinto Washington nell’esercizio del suo hobby preferito di imporre sanzioni alla Russia senza riuscire a fermare l’esercito siriano (che combatte senza i suoi alleati, tranne la Russia) dal riprendersi il controllo del Ghouta. La risposta è immediatamente arrivata da Mosca con il bombardamento di Daraa  che ha colpito l’area di influenza di al-Qaeda indicando quindi  quello che si pensa che potrà essere il futuro teatro delle operazioni militari.

Di nuovo, gli eventi  procedono  con grande velocità: la risposta americana è arrivata attraverso il suo alleato britannico nel momento in cui la Gran Bretagna ha utilizzato l’avvelenamento dell’ex spia russa Sergey Skripal a Londra per accusare Mosca di essere il mandante del suo omicidio. Il messaggio è chiaro: tutti i mezzi sono legittimi per arrivare al controllo del medio oriente, in particolare della Siria.

Israele ha seguito il percorso degli alleati chiedendo il ritorno delle truppe UNDOF, ritiratesi nell’agosto 2014 in seguito al sequestro di 47 membri delle forze di pace delle Nazioni Unite da parte di al-Qaeda ( il riscatto venne pagato dal Qatar). La richiesta di Israele coincide –ho saputo da fonti molto ben informate- con la concentrazione delle forze alleate della Siria, compreso Hezbollah a Daraa in preparazione di una futura operazione militare su vasta scala. Gli USA considerano che la battaglia di Daraa sia direttamente contro di loro e il loro alleato Israele soprattutto perché fanno parte  con la  Russia e la Giordania dell’accordo per ridurre l’ “escalation” con l’intento di garantire la sicurezza di Israele nel sud della Siria.

In questo clima politico teso, non serve molta immaginazione a collegare il caso dell’ex spia russa all’aggressiva dichiarazione del presidente Putin e di altri dirigenti russi che hanno minacciato di usare la forza militare contro gli USA e qualunque altra nazione in Siria se necessario.

La guerra in Siria è ben lontana dall’essere una guerra normale. E’ la guerra tra due superpotenze e i loro alleati in cui i soldati russi e americani sono direttamente coinvolti sul terreno in una guerra per il dominio e il potere. L’assenza di vittoria è, negli occhi degli USA, peggio che perdere una battaglia, e in più, la vittoria della Russia e dei suoi alleati sul suolo siriano, in ogni battaglia, è un colpo diretto al cuore di Washington e dei suoi alleati.

La Russia ha capito il messaggio degli USA, del Regno Unito e della comunità internazionale, anche quello dei mezzi di informazione e non ha altra scelta se non accelerare il passo nella guerra in Siria, con maggiore durezza.

Le superpotenze sono sull’orlo dell’abisso, per cui il pericolo di entrare in una guerra di proporzioni cosmiche non è più lasciato solo all’immaginazione né fa parte solo di calcoli  non realistici.

Damasco aprirà la porta a una guerra di più vasta portata che distruggerà tutto? Farsi questa domanda è molto importante : ma è una domanda a cui è molto difficile rispondere.

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