L’Iraq scivola verso l’instabilità: l’America si ritira….però  resta…

Di Elijah J. Magnier  

Tradotto da A.C. 

La stabilità in Iraq resta una chimera, oggi più che mai dopo che il Consigliere per la Sicurezza Nazionale irachena Qasim al-Araji  ha annunciato che “la missione internazionale guidata dagli Stati Uniti ha concluso la sua fase di combattimento e si ritirerà dall’Iraq”. Ma la replica a questa affermazione è arrivata dall’addetto stampa del Pentagono, John Kerry: “non ci sono variazioni sostanziali, il numero dei soldati (2500) attualmente in Iraq non cambierà”. Ed è la prima volta in assoluto che gli Stati Uniti annunciano il ritiro totale delle loro truppe da un paese senza che neppure un loro soldato lasci il suo posto, mantenendo inoltre tutte le basi militari sotto il loro comando. “Ritiro” in realtà significa che la missione cambia nome, 2500 uomini delle truppe da combattimento diventano istruttori

Questo sviluppo della situazione è avvenuto subito dopo l’annuncio dei risultati delle elezioni. Il processo per eleggere un nuovo primo ministro e i due presidenti, della repubblica e del parlamento, avrebbe dovuto aver inizio. Ma le divergenze a livello politico tra i vari partiti hanno impedito la conferma dei risultati da parte della corte federale. E si suppone che verranno annunciati ufficialmente soltanto nel prossimo anno. Pertanto è probabile che l’Iraq non abbia un governo prima di marzo o aprile del 2022. A questo punto viene spontaneo chiedersi quale direzione stia prendendo il paese.  

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