L’Iran ha la voglia e il coraggio di creare un clima di  fiducia in Medio Oriente? 

Di Elijah J. Magnier 

Tradotto da A.C. 

Dall’inizio della “Guerra Fredda” tra Iran e Stati Uniti che dura ormai da 42 anni, le relazioni tra l’Iran e i paesi del Medio Oriente hanno avuto un andamento altalenante. Gli incontri tra l’Iran e l’Arabia Saudita a Baghdad e Amman non si sono mai  trasformati in rapporti cordiali. E oggi, malgrado l’apparente abbassamento delle tensioni tra Riad e Teheran e in attesa che l’Iran fornisca delle garanzie che eliminino i sospetti nei suoi confronti, i paesi mediorientali hanno scelto una linea dura verso i suoi alleati. L’Arabia Saudita ha infatti preso le distanze dalla Siria e dichiarato guerra a Hezbollah del Libano e agli Houthi dello Yemen. Indubbiamente per l’Iran, che è sotto assedio da quattro decenni, non è per nulla facile creare a breve un clima di fiducia con i paesi del Golfo e viceversa. Teheran si sente minacciata dagli Stati Uniti e dai loro alleati in Medio Oriente e ritiene che la sua sicurezza nazionale sia seriamente in pericolo. Contemporaneamente i paesi mediorientali deplorano il fatto che fornisca le armi ai suoi alleati riuscendo così ad estendere la sua influenza in molti paesi della regione. E inoltre temono i suoi missili e il suo programma nucleare. A questo punto appare  abbastanza scontato che il processo di riavvicinamento sia molto lento e la costruzione della fiducia un obbiettivo tutt’altro che a portata di mano. 

Quando Ibrahim Raisi venne eletto presidente dell’Iran scelse come priorità quella di ristabilire i rapporti con i paesi arabi della regione nonostante da più di sei anni non ci fosse alcun rapporto diplomatico tra Teheran e Riad. Ma la priorità scelta da Raisi ha bisogno di nuovi elementi da immettere nelle relazioni con i  paesi arabi, a tutt’oggi ancora molto cauti. Quello che sta avvenendo tra l’Iran e i suoi vicini arabi non è solo una competizione tra sunniti e sciiti o basata su differenze  ideologiche. E’ una questione di differenze profonde accumulate nel tempo, di obbiettivi geopolitici diversi e di relazioni con gli Stati Uniti d’America. 

Chiaramente quello che li divide è l’identificazione del nemico in quella parte del mondo. L’amministrazione Trump ha cambiato le carte in tavola, demonizzando l’Iran l’ha fatto diventare quello che era prima Israele in Medio Oriente, il principale nemico. Oggi infatti il Bahrein, gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar, l’Oman, il Sudan e il Marocco (Egitto e Giordania sono stati i primi) non nascondono di avere rapporti con Israele. Anche l’Arabia Saudita gli offre strutture utili alla navigazione aerea e i leader dei due paesi (Mohamad Bin Salman e Benjamin Netanyahu) hanno avuto un incontro non ufficiale. E l’Iran non può che reagire duramente a questi sviluppi da cui si sente minacciato, praticamente tutti i paesi arabi che lo circondano si offrono come piattaforme utili a Israele. 

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