Perché Afrin è caduta: il ruolo degli USA, della Turchia, della Russia e quello curdo.

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La città di Afrin sotto il controllo delle forze turche e i loro alleati Siriani

Damasco, di Elijah J. Magnier:   @ejmalrai

Tradotto da: Alice Censi

Quasi due mesi dopo l’inizio dell’operazione “ramo d’ulivo” –denominata così dal presidente Recep Tayyeb Erdogan –il cui scopo era quello di occupare l’enclave curdo-siriana di Afrin nel nord-ovest siriano, la città è caduta senza una visibile resistenza da parte delle “ Unità di protezione del popolo” (YPG) che non sono riuscite, evidentemente, a proteggere la popolazione. Cosa è successo? E perchè?

Quando il presidente turco Erdogan annunciava la sua intenzione di occupare l’enclave di Afrin, e oltre una settimana prima dell’inizio dell’operazione “ramo d’ulivo”, la Russia aveva chiesto alla Turchia di fermare tutte le azioni militari al fine di evitare scontri con l’esercito siriano, impegnato con le forze russe in Siria.

Negli ultimi due anni, in ogni singola brigata o divisione siriana sono state presenti le forze speciali russe che hanno coordinato le operazioni militari sul terreno e tutti gli attacchi aerei.

La principale base di controllo e comando è inoltre guidata da generali russi in collegamento con  la sala operativa militare a Mosca.  Qui è dove la pianificazione, la raccolta delle informazioni e gli ordini per attaccare vengono dati alle forze che operano in Siria.

Proprio per questa ragione, la Russia considera ogni attacco contro l’esercito siriano come un attacco alle sue forze. Queste sono effettive sul terreno ,presenti su tutti i fronti operativi. La Russia ha inoltre informato gli Stati Uniti e Israele che non tollererà alcun attacco, in tutto l’intero territorio siriano, ai riservisti o alle forze radunate per attaccare i jihadisti e i loro alleati , in accordo con i limiti  stabiliti da Mosca e Washington sulla zona orientale ( la zona controllata dagli USA) e occidentale (zone controllate dalla Russia) del fiume Eufrate.

Questo è il motivo per cui i generali russi si sono incontrati con i leaders curdi delle YPG in varie occasioni, per comunicare la volontà di Damasco di controllare l’enclave di Afrin a condizione che i curdi ne  consegnassero l’amministrazione e tutte le armi in possesso delle YPG. Se si chiede all’esercito siriano di controllare la città, non c’è necessità di un’altra forza militare curda a meno che non sia organizzata e  sottoposta agli ordini di Damasco.

Damasco aveva offerto ai curdi di Afrin la possibilità di creare una mini-federazione, dove i curdi avrebbero potuto gestire l’enclave sotto il controllo e la supervisione del governo centrale con la  consegna di tutte le armi pesanti, leggere e di medio calibro e i missili a guida laser offerti dagli USA con la chiara regola che nessuna arma,se non quelle delle forze regolari, avrebbe potuto essere nelle mani dei locali.

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Turkish proxies taking away their “spoil of war” in Afrin city

I leaders delle  YPG chiesero tempo per prendere in considerazione l’offerta e ne vennero fuori con una controproposta in cui all’esercito siriano sarebbe stato permesso soltanto di agire come guardiano dei confini con la Turchia e niente di più, per preservare il potere dei curdi nell’enclave di Afrin.

Damasco intercettò parecchi contatti tra i leaders curdi di Afrin e al-Hasaka, nel nord-est della Siria ,sotto occupazione americana. I curdi pensavano che la comunità internazionale sarebbe intervenuta per fermare l’invasione dell’enclave da parte della Turchia attraverso le Nazioni Unite e con la pressione esercitata  sul presidente Erdogan da molti leaders internazionali. La dirigenza americana tuttavia  chiarì, infine, che le sue forze non avrebbero potuto intervenire ad Afrin , essendo obbligate a rispettare la linea di demarcazione con la Russia.

I curdi siriani volevano credere – come i curdi iracheni- che la comunità internazionale avrebbe giocato un ruolo positivo nel proteggere Afrin e che quindi non sarebbero stati traditi.

Quando i negoziati tra  le YPG e i russi fallirono, la Russia ritirò i suoi osservatori e la polizia militare dall’enclave e le esigue  posizioni dell’esercito siriano nella zona vennero abbandonate. Questo diede il via libera a Erdogan per iniziare le sue operazioni militari il 20 di gennaio di quest’anno, e  occupare ulteriori territori siriani.

Quando la prima linea di difesa fu sfondata alcuni leaders curdi proposero a Damasco di mandare truppe fresche per sollevare il morale e dare un’altra opportunità a coloro che nella leadership curda ancora si opponevano alla presenza dell’esercito siriano ad Afrin di ripensare la loro posizione. In quel periodo, le forze turche e i loro alleati jihadisti avevano raggiunto la periferia di Jenderes , la principale linea di difesa della città di Afrin.

Il presidente siriano Bashar al-Assad ordinò a molte centinaia di soldati delle forze popolari di sostenere i curdi di Afrin, e di dispiegarsi attorno a Jenderes per fermare l’avanzata turca. Queste forze vennero spostate dalla periferia di Idlib e affrontarono al-Qaeda e i suoi alleati a sud di Afrin.

La Russia e Damasco capirono dai contatti tra Afrin e al-Hasaka che i leaders delle YPG avrebbero preferito abbandonare Afrin alla Turchia piuttosto che consegnarla a Damasco. Quelli dell’enclave di Afrin si uniranno ai curdi di al-Hasaka, Deir-ezzour e Raqqah per ottenere protezione dagli Stati Uniti.

Ai curdi di Afrin era stato promesso che l’Arabia Saudita avrebbe ricostruito la provincia e avrebbe investito nella ricostruzione di case migliori, contribuendo così, sotto la protezione delle forze americane, ad offrire un mini-stato ai curdi del nord-est siriano, un sogno che loro da sempre avevano accarezzato.

Ecco quindi come i curdi delle YPG hanno consegnato l’enclave siriana alla Turchia, le cui forze non si fermeranno alle porte di Afrin, ma come concordato tra Erdogan e Rex Tillerson, (prima che fosse congedato da segretario di stato) andranno oltre Afrin, a Manbij.

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Turkish forces and their proxies have removing the statue of Kawa (Kaveh the Blacksmith) in Afrin

I curdi sono riusciti a trovarsi di fronte un’unica possibilità: migrare dove sono presenti le forze americane e dove loro possono offrire protezione alle forze d’occupazione nel nord-est della Siria. In questo modo gli USA si considerano vincenti e i curdi non completamente perdenti se lasciano la zona controllata dal governo siriano per costruire uno stato ad al-Hasaka. Saranno biasimati per aver ceduto del territorio siriano a favore della Turchia e degli USA , offrendosi in effetti come scudi umani che proteggono l’occupazione americana della Siria.

In base a quanto riferito da fonti tra i responsabili politici in Siria, la Russia, in seguito alla battaglia di Afrin, ne è uscita con un carico di vantaggi :

  1. Mosca può continuare  ad accusare all’infinito gli USA per la loro occupazione del territorio siriano e farà pressione su Washington alle Nazioni Unite affinchè se ne vada dalla Siria anche se otterrà un magro risultato .
  2. Mosca ha soddisfatto la Turchia condividendo un pezzo della torta siriana, in particolare quando Ankara ha abbandonato Aleppo ( un sogno del presidente Erdogan di annettersi la prima città industrializzata della Siria) e ha chiuso un occhio sull’avanzata dell’esercito siriano nella zona rurale di Idlib senza contestarla.
  3. Mosca si è schierata con Ankara, dando un’altra possibilità alla Turchia di stare tra gli alleati della superpotenza ed è riuscita a registrare un serio passo avanti con uno dei maggiori membri della NATO. La Russia ambisce a relazioni economiche e strategiche con la Turchia.
  4. La Russia voleva evitare distrazioni dalla sua battaglia principale nel Ghouta (Damasco). Le forze russe, impegnate in una delle più importanti battaglie in Siria, hanno cercato di evitare ad ogni costo il trasferimento di truppe siriane ad Afrin che aprissero un nuovo fronte militare con la Turchia (per fermare l’avanzata turca ad Afrin). Gli USA aumentavano la pressione sul Ghouta usando qualunque mezzo per fermarne la caduta e cercando di mantenere la minaccia alla capitale Damasco. In ogni caso, la velocità   della battaglia condotta da Siria e Russia, ha offerto al governo di Damasco un’ovvia vittoria sui jihadisti nel Ghouta, prevista nelle prossime settimane.
  5. I curdi di Afrin, non convinti a rimanere sotto l’amministrazione governativa di Damasco , hanno lasciato il territorio che non è di loro proprietà alla Turchia e usato la loro gente come scudi umani. I curdi hanno dimostrato a Damasco che loro non appartengono alla Siria, né hanno un’identità siriana e sicuramente nessuna nazione da proteggere. Il governo siriano è convinto che i curdi siano “mercenari”e neppure di buona qualità, vedendo l’esito delle loro battaglie contro la Turchia!  I militanti dello “Stato Islamico”hanno resistito più a lungo quando furono attaccati dai turchi e lasciarono la zona solo in seguito ad un trattato con Erdogan. Mosca preferirebbe di gran lunga rinunciare a coloro ( i curdi) che sono disposti a vendere il proprio paese a beneficio della Turchia.
  6. Il presidente Erdogan ha mostrato la sua abilità nello spostare la battaglia in Siria nella direzione da lui voluta (al di là dei risultati).  Era chiaro che, quando al-Qaeda ( o al-Nusra o Hay’at Tahrir al-Sham) avesse disobbedito ai piani turchi, i gruppi dei “proxies”siriani l’avrebbero attaccata, in un feroce combattimento per sottometterla alla volontà turca. Il presidente Erdogan ha contribuito alla caduta di Aleppo nelle mani di Damasco e al suo controllo di una gran parte della Idlib rurale. Erdogan è un indispensabile attore di cui Mosca ha bisogno per fermare la guerra in Siria, una guerra che gli Stati Uniti cercano di mantenere accesa il più a lungo possibile. Pertanto, se il prezzo sarà quello di perdere, per ora, una parte di territorio siriano, la Russia non sarà di intralcio a Erdogan, da quando, comunque, la maggior parte della “Siria utile” è sotto il controllo del presidente Assad.

E’ possibile che i curdi in Siria credano che valga la pena perdere un’enclave se questa viene scambiata con uno stato e con  nuovi territori nel nord-est siriano. I piani curdi, comunque, sembra che non abbiano mai successo: in questo caso non hanno preso in considerazione due importanti elementi. Come prima cosa tutti i paesi confinanti si sono rifiutati di accettare un neonato stato curdo sui loro confini, secondariamente l’occupazione americana di territorio siriano, senza dubbio, provocherà una resistenza locale che dovrà essere affrontata.

Washington terrà le sue forze sul posto fino a quando le comunità locali di al-Hasaka, Deir-ezzour e Raqqah diventeranno ostili. Questo è ciò che i curdi non hanno tenuto in considerazione. Combattere gli occupanti è diventata parte dell’ideologia siriana e il Levante non è estraneo al rifiuto delle forze di occupazione. Nella storia, quelli che possiedono una terra che viene occupata, insorgono sempre per riaverla indietro incuranti del tempo necessario e dei sacrifici richiesti.

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