
Damasco di Elijah J. Magnier: @ejmalrai
Tradotto da Alice Censi
Una guerra globale in Siria denominata “ la situazione umanitaria in Ghouta”, a est della capitale Damasco, è in atto tra gli Stati Uniti e la Russia. E’ una guerra sporca nella quale ogni colpo basso è permesso e la sfida è così aperta che ciascuna delle due superpotenze che si combattono visibilmente non accetterà la sconfitta da parte dell’altra.
Certo, c’è una situazione umanitaria nel Ghouta orientale, come a Kfariya e al-Fo’a, che sono assediate da anni, così come come c’è stata ad Aleppo e al-Raqqah. La guerra in primo luogo si porta via le vite dei civili che non hanno protezione e sono in balia degli insorti: sono loro le vittime di questo conflitto internazionale il cui terreno di scontro è la Siria e lo è stato per sette lunghi anni.
Ci sono decine di migliaia di abitanti nell’est Ghouta la cui popolazione veniva stimata di 400.000 unità dalle Nazioni Unite. E’ importante notare che, tutte le statistiche fornite dalla comunità internazionale, incluse le Nazioni Unite, su tutte le città in cui i mass-media internazionali hanno lanciato una campagna di “soccorso”, erano sovrastimate: è stato il caso di Quseyr, Madaya, Aleppo e molte altre città dove la “campagna umanitaria”è pilotata dal conflitto tra le superpotenze,dalle loro politiche e i loro conflitti di interesse.
Il governo siriano aveva annunciato di aver aperto, così come avevano fatto gli USA e il governo iracheno nelle città di Mosul, Tikrit, Ramadi, Hawija e altre, dei corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili prima dell’attacco di terra. E’ importante segnalare la differenza tra le battaglie reali e la guerra “etica” in Siria e Iraq.
In Siria come in Iraq, lo “stato islamico” (ISIS) è diventata un’organizzazione orfana, per cui agli attacchi aerei americani è stata concessa la distruzione della vecchia città di Mosul, così come la distruzione dell’intera città siriana di Raqqah e l’uccisione di un gran numero di civili i cui corpi ancora adesso giacciono sotto le macerie. Apparentemente l’esercito americano riesce ad allontanarsi dalle stragi o dalla totale distruzione delle città senza che ci sia una dura campagna dei mezzi di informazione che li condanni o che anche solo reagisca. Attraverso la storia, il mondo sa che l’intervento degli americani nelle loro tante guerre ha lasciato centinaia di migliaia di morti (Afghanistan e Iraq sono esempi recenti). E’ importante qui sottolineare che i corridoi umanitari furono stabiliti in Anbar e Salahoddine (Iraq) e Raqqah dove anche l’ISIS non impediva l’uscita dei civili.

Tuttavia i corridoi umanitari messi a disposizione dal governo siriano non hanno avuto esito positivo per l’uscita dei civili del Ghouta orientale : i militanti sulla linea di demarcazione con l’esercito siriano appartengono a Faylaq al-Rahman (FAR) Ahrar al-Sham (AAS) e al-Qaeda (AQ) mentre l’Esercito dell’Islam ha il controllo da Duma a nord a Salhia a sud e Harasta, Zamalek e Ein Terma sono sotto il controllo dei jihadisti ( FAR, AAS,AQ) che impediscono ai civili, con le armi puntate, di cercare rifugio lontano dal Ghouta, e sparano loro ogni tanto per bloccare ogni tentativo di lasciare la zona. E’ “naturale” considerare questi civili scudi umani : al-Qaeda e i suoi alleati dipendono moltissimo dalla campagna americana e dal sostegno dei mezzi d’informazione che sembra abbiano un fine comune ( impedire ai civili di andarsene e mantenere i jihadisti in controllo del Ghouta)
I 15 membri del consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adottando la risoluzione 2401 hanno chiesto a tutte le parti di “ cessare le ostilità per almeno 30 giorni per permettere che i convogli umanitari raggiungano le località assediate e che i feriti e i malati gravi vengano evacuati”.
La risoluzione ha comunque “escluso al-Qaeda (e l’ISIS) e tutti gli altri gruppi terroristici” che sono in controllo di parte del Ghouta, della citta di Idlib e della sua zona rurale. Una tale risoluzione per la cessazione delle ostilità non è realistica ed è improbabile che duri nel tempo.
Lo scopo degli USA è tenere Damasco sotto continua minaccia, colpita da razzi e missili ogni giorno, e dare il chiaro messaggio al mondo che l’attuale governo siriano non è in grado di proteggere la popolazione nel cuore della sua capitale, pertanto la Siria non garantisce la sicurezza agli staff delle ambasciate o delle organizzazioni internazionali che intenderebbero restare o ricucire i rapporti con lo stato siriano . Questo è il primo obbiettivo.
Il secondo obbiettivo è mantenere la minaccia a Damasco per dimostrare il fallimento di tutti gli sforzi fatti dai russi per terminare la guerra attraverso una “de-escalation” (distensione) e le zone di tregua. Gli americani hanno descritto gli accordi di pace a Sochi e ad Astana come un fallimento totale per sabotare gli sforzi e le iniziative russe. Questo è un modo per mettere più pressione su Mosca, disperata nel voler bloccare la guerra ed eliminare al-Qaeda in Siria, l’obbiettivo principale dichiarato per quest’anno e più volte annunciato dal Cremlino.
Il terzo obbiettivo è proteggere al-Qaeda, tenendo vivo lo spettro della guerra in Siria e giustificando l’occupazione americana del nord-est della Siria con il persistere del pericolo terrorista , quindi la presenza delle forze USA in quella zona occupata diventa necessaria per combattere al-Qaeda e ISIS (posizionati nella regione occupata dagli USA, nel campo di Yarmouk a sud di Damasco e nel sud della Siria sotto gli auspici e il sostegno di Israele)
Gli USA non lasceranno il nordest siriano ( contrariamente a quello che aveva affermato il presidente Trump il quale ha perso tutta la sua credibilità): Trump è riuscito a elencare più di 2000 false promesse nel suo primo anno alla Casa Bianca. Ci sono areoporti e basi militari americane e nessuno al mondo potrà obbligare gli USA a lasciarle o potrà imporre su di esse condizioni o regole ( come nel caso della Turchia e dell’Iraq).
Ci sono informazioni inoltre che segnalano ,parecchie volte, l’atterraggio di aerei israeliani in questi areoporti americani sul suolo occupato siriano, un territorio grande circa quattro volte il vicino Libano. Israele ha l’aviazione migliore del medio oriente che è concentrata su una zona molto piccola e rappresenta un facile bersaglio per i missili dell’Iran e di Hezbollah in caso di guerra. Le basi americane tra i curdi siriani, quindi, rappresentano una protezione, una garanzia e un punto di partenza strategico da cui Israele può colpire ogni bersaglio in Siria, Libano o Iraq o condurre ogni operazione di “intelligence” a suo piacere nei paesi limitrofi.
In Iraq le PMU ( unità di mobilitazione popolare) rifiutano la presenza americana in diverse basi del paese. Queste unità –secondo fonti di alto livello al loro interno- hanno missili terra aria che possono colpire gli aerei militari americani durante il decollo o l’atterraggio se questi staranno in Mesopotamia per molto tempo.
L’Iraq potrebbe quindi non essere il posto migliore per installarvi basi americane paragonato al nordest siriano dove non ci sono regole che siano di impedimento a Washington e dove qualunque cosa ,in questo “territorio occupato”,è permessa. La stessa immunità pare valida anche per la Turchia, uno dei principali membri NATO che vede nel sostegno americano ai curdi di Kobani, al-Hasaka e Deir al-Zour una minaccia alla sua sicurezza nazionale.
Il quarto obbiettivo è la presenza di gas e petrolio in grandi quantità ( circa l’11% del totale delle risorse energetiche siriane) nel territorio occupato del nordest siriano ( 47% in al-Badiya, 38% sulla costa siriana, 2% ad Aleppo e 2% nella zona non occupata del Golan). E’ una grande risorsa per quest’area abitata da meno del 10% di siriani, arabi e curdi, ma che rappresenta circa il 24% dell’area geografica siriana.
L’America non ha pertanto bisogno di un grande stanziamento per rivitalizzare la regione, ma le occorre soltanto costruire basi militari e areoporti e offrire possibilità alle compagnie petrolifere americane di sfruttamento del gas e del petrolio in questa parte della Siria. Con la scusa delle “richieste domestiche” ( le tribù curde e arabe della zona) di ricostruire le infrastrutture locali e rispondere ai bisogni dei residenti, le entrate nazionali americane possono essere incrementate, in sintonia con l’onnipresente ossessione finanziaria di Trump.
L’America ha scaldato la guerra fredda con la Russia tramite l’est Ghouta. E’ stata indifferente alla richiesta delle Nazioni Unite di fermare la distruzione di Raqqa, ha stroncato risoluzioni internazionali che non le sono state necessarie dalla creazione delle Nazioni Unite, quindi non è un problema di “salvare al-Ghouta”, è una dichiarazione di guerra fredda alla Russia.
Le forze americane controllano oggi un vasto territorio in Siria che non si sarebbero sognati di controllare per più di 50 anni. Washington all’inizio ha usato il pretesto della sua presenza per “ bloccare il corridoio Teheran Baghdad Damasco Beirut”. Questo corridoio è aperto nonostante la presenza americana a al-Tanf, Hasaka e Deir al-Zour. Oggi gli americani e i loro alleati sostengono, gettando polvere nei nostri occhi, che “l’Iran è il più grande e unico pericolo per il medio oriente e forse per il mondo” giusto per distrarre l’attenzione dalla loro occupazione della Siria.
Washington dice che “ l’Iran sta contribuendo allo sfollamento della popolazione all’interno del Ghouta orientale” mentre solo l’esercito siriano partecipa a questa battaglia e più di 1.700 famiglie ritornano a Zabadani ( è previsto il ritorno di 5.000 famiglie tra meno di un mese, quando sarà finita la ricostruzione delle loro case) come parte del programma nazionale di riconciliazione.
Nel Ghouta orientale decine di migliaia o anche molte centinaia di migliaia di civili assediati sono stati oggetto di bombardamenti e assedio, ma dall’altra parte, a Damasco,alcuni milioni vengono bombardati giornalmente dai jihadisti dal Ghouta. La Russia ha chiesto di fermare la guerra in Siria a condizione che si ritirino tutte le forze straniere non approvate dal governo centrale, per chiudere con la guerra nel Ghouta e in generale in Siria. E’ impossibile attuare questa richiesta perché USA e Turchia stanno occupando la Siria e non vogliono lasciarla né ora né in futuro. Preferirebbero dividerla.
Si dice che al-Ghouta sarà l’ultima battaglia dell’opposizione e la sua roccaforte, rendendola una delle carte americane più importanti da giocare per colpire la Russia se questa accetta di adeguarsi alla pressione internazionale e dei mezzi di informazione.
La Russia ha danneggiato il piano generale dell’occidente, Arabia Saudita e Qatar in Siria, evitando che i Takfiris occupassero non solo Damasco, ma raggiungessero Beirut (Libano) . Questo spiega perché per gli USA è impossibile arrendersi anche se il loro obbiettivo di rovesciare il governo siriano, è fallito. Gli americani hanno riportato l’”atmosfera della guerra fredda” che di sicuro opprimerà il medio oriente almeno fino alla fine della prossima estate che sarà calda.
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