Una Siria divisa : Hezbollah ritira una parte delle sue forze.

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Damasco, di Elijah J. Magnier – @ejmalrai

Hezbollah ha deciso di ritirare le sue forze da molte province siriane, mantenendone invece altre, ( su richiesta del presidente siriano Bashar al-Assad)  in relazione alla sicurezza del Libano e alla lotta contro Israele. Questa riorganizzazione tuttavia segnala una delle conseguenze della guerra in Siria: il Levante verrà diviso e probabilmente rimarrà così per molti anni a venire. In breve, significa che le forze turche e americane resteranno come forze di occupazione nel territorio siriano.

Fonti private informano che Hezbollah si ritirerà dalle province di al-Hasaka, Deir-ezzur, Raqqah, Aleppo, Idlib, Hama e Suweida. Hezbollah non era presente a Tartous, ma ha combattuto nella provincia di Lattakia quando i jihadisti hanno occupato Kesseb e la zona rurale di Lattakia, ritirandosi poi in seguito, nello stesso anno.

Hezbollah manterrà le sue forze nelle province di Damasco, Homs, Daraa e Quneitra. Lo scopo è proteggere il Libano e impedire che i jihadisti attraversino i confini. La sua presenza nelle montagne orientali serve a proteggere i suoi missili strategici in caso di una possibile guerra contro Israele. Hezbollah ha inoltre costruito delle città al confine siro-libanese simili a quelle israeliane per addestrare le sue forze speciali “Ridwan” in caso Israele decidesse di dichiarare guerra al Libano. L’intenzione di Hezbollah, in qualunque guerra imposta da Israele è di passare da un ruolo difensivo ad un ruolo di attacco.

La guerra in Siria, ha insegnato a Hezbollah nuove dottrine e pratiche militari che vanno oltre il limitarsi alla difesa delle città nel sud del Libano come è successo dal primo conflitto con Israele negli anni ’80. Il coinvolgimento di Hezbollah in città importanti della Siria, nel deserto, in montagna, in campo aperto (e l’uso di altre tattiche militari) hanno offerto a Hezbollah un’ampia e straordinaria esperienza bellica , facendolo diventare un esercito “non-regolare”, organizzato, il migliore del medio oriente.

Rispetto alle altre province,cioè Homs, Daraa e Quneitra, Hezbollah manterrà una consistente presenza, legata alla lotta contro Israele. Hezbollah sarà consulente delle forze siriane addestrate dal gruppo libanese. Forti dell’esperienza di Hezbollah ottenuta in Bosnia, Iraq e Siria, queste forze siriane adesso  detengono quella dottrina e ideologia che permetterà loro di contrastare qualunque aggressore sia nazionale che jihadista o straniero e combattere per la loro  esistenza, combinando le abilità della guerra classica con quelle della guerriglia.

Il Ghouta Orientale

Il ricollocamento e il ritiro delle forze di Hezbollah non significano la fine delle conseguenze della guerra in Siria. La battaglia nel Ghouta orientale è solo temporanea, ha lo scopo di prevenire le elezioni presidenziali e disturbare la tranquillità della capitale  Damasco, base principale del governo siriano guidato dal presidente Assad. Questa è la ragione principale per cui la comunità internazionale e i principali mezzi di informazione danno grande respiro agli eventi nella zona.

Il Ghouta è diviso oggi in tre parti e potrebbe anche essere spezzettato ulteriormente se i jihadisti decidessero di rimanere utilizzando i civili come scudi umani.

Parecchi capi delle tribù locali del Ghouta sono in contatto quotidiano con i jihadisti e i militanti per convincerli a lasciar uscire i civili, per salvaguardare la loro neutralità in questa guerra.

E’ ovvio che i jihadisti sono coscienti della campagna internazionale a loro favore e capiranno molto presto che i mezzi di informazione internazionali smetteranno di sostenerli con pretesti umanitari. In conseguenza, la presenza di jihadisti vicino a Damasco, come un pugnale che minaccia la capitale (lanciano razzi, indiscriminatamente, ogni giorno), non sarà più praticabile,né sarà più permessa.

La situazione nel Ghouta, finirà presto con un’uscita negoziata di tutti i jihadisti e le loro famiglie : così avverrà che i civili- che già stanno manifestando nel Ghouta e chiedono all’esercito siriano di prendere il controllo della zona, incuranti sempre più del controllo jihadista – saranno in grado  di decidere liberamente di restare.

La Turchia e i più grandi perdenti in Siria: i Curdi.

Le forze turche e i loro “proxies”locali, dopo meno di due mesi di operazioni militari, stanno avanzando nell’enclave di Afrin nella Siria settentrionale dove le fortificazioni curde stanno crollando rapidamente.

Nonostante la linea di rifornimento della città di Afrin sia ancora attiva a sud dell’enclave sotto il controllo del governo di Damasco, la Turchia e i suoi “proxies” stanno cercando di circondare la città di Afrin tagliando la strada verso sud. Lo scopo è mantenere una certa distanza da Tel Rifaat dove si trova l’esercito siriano.

Rifiutando di lasciare il controllo di Afrin al governo di Damasco e con esso il controllo finanziario e tutta l’artiglieria pesante, i curdi stanno perdendo l’enclave: non solo, la loro politica li rende responsabili della perdita di una gran parte del territorio della Siria in favore della Turchia. Se la Turchia volesse, il nord della Siria potrebbe diventare un’altra Cipro : la metà dell’isola che si è annessa, è ancora oggi, dopo decenni, sotto il controllo turco.

Sarebbe ingenuo credere che la Turchia possa ritirare le sue forze dalla Siria una volta che abbia raggiunto i suoi scopi che non sono limitati ad Afrin. Al contrario, la Turchia sta cercando di convincere Washington ad andarsene da Manbij permettendole di occuparla .

Notizie  trapelate dai mezzi di informazione a proposito delle intenzioni degli USA di ridurre la loro  presenza nella base di Incirlik – dove  sono conservate  50 bombe nucleari che fanno parte della minaccia che la  NATO sta ponendo alla Russia- indicano che le relazioni turco-americane non sono nel loro miglior momento.

La Russia sarebbe felice di vedere il deterioramento delle relazioni tra gli USA e la Turchia e vedere quest’ultima abbracciare il campo anti-americano : la Russia è pronta a fare delle concessioni in Siria purchè non si opponga ai piani di Ankara di espandere il suo territorio in Siria.

Damasco considera gli USA e i curdi la minaccia più pericolosa all’unità della Siria. I curdi sono pronti a stabilire relazioni con gli Stati Uniti e Israele, abbandonando incautamente le  loro istanze  di identità nazionale e il loro bisogno di appartenere ad uno stato. Sono un gruppo etnico in cerca di uno stato indipendente.

La presenza turca è considerata da Damasco un’occupazione di territorio siriano ma è  ancora un gradino sotto al maggior pericolo, rappresentato dagli americani in Siria, avendo Washington, in più, la capacità  di portare distruzione nel medio oriente.

Le forze americane in Siria:

Hezbollah si sta ritirando da al-Tanf, zona di confine con l’Iraq dove gli americani mantengono una base e campi di addestramento con il Regno Unito e la Francia. Questo ritiro è dovuto alla convinzione che gli USA rimarranno per molto tempo nel Levante e che l’unica via per rimuovere questa occupazione sia attraverso la resistenza locale.

Gli USA difenderanno la loro presenza in Siria per contrastare la presenza russa nel medio oriente. Non vogliono dare spazio ad una Russia vittoriosa in medio oriente grazie all’intervento in Siria e in grado di raggiungere tangibilmente  la pace con mezzi militari e diplomatici.

L’America ha creato una zona di stabilizzazione delle sue forze nel nord-est siriano, nelle zone a controllo curdo, dove si trova circa il 13% del gas e del petrolio siriano. Rappresenta un’ area grande quattro volte il Libano e il 24% del territorio siriano.

La presenza dell’America è fonte di grande preoccupazione non solo per la Siria, ma anche per la Turchia e l’Iraq. Le zone a controllo americano  includono le zone di influenza dell’Isis che Washington “protegge” e mantiene. L’ISIS, da quelle zone, lancia attacchi contro gli eserciti siriano e iracheno attraverso il lungo confine tra il Levante e la Mesopotamia.

La Siria e i suoi alleati ritengono che l’America resterà, per mantenere lo scontro con il suo principale nemico, la Russia. E’ difficile scontrarsi con lei direttamente, questo può avvenire solo tramite i suoi alleati e “proxies” sul terreno (i curdi) e permettendo all’Isis libertà di movimento.

Non c’è nessun segno che l’America e i suoi alleati in medio oriente (Arabia Saudita) vogliano la pace e la stabilità della regione. Tutto indica che l’America sta combattendo per mantenere il suo potere, il suo dominio e la sua influenza e provare che è ancora lei la più forte.

L’America non ha capito che –sebbene sia effettivamente una superpotenza con un gran potere distruttivo, e molti amici e paesi che la temono- ci sono altre forze che si stanno radunando attorno a Russia, Cina e Iran. Questo nuovo campo anti-americano non teme e neppure riconosce la monarchia dominante degli USA:

Gli Stati Uniti hanno goduto di una posizione privilegiata ed esclusiva dal tempo della caduta dell’Unione Sovietica, nel 1991  fino al risveglio del mostro russo dopo la guerra in Libia e il suo arrivo in Siria nel 2015, ma ormai questa posizione non è più sostenibile. Resta la domanda: è in grado l’America di accettare di non essere più l’unica superpotenza?

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