Di Elijah J. Magnier: @ejmalrai
Tradotto da: Alice Censi
L’esercito siriano sta radunando le sue forze per liberare il sud del paese e le tre principali strade commerciali che uniscono Damasco con Amman, in Giordania (la prima attraversa Abtah, Da’el, Daraa, la seconda è una strada parallela che unisce Damasco con il valico di Naseeb e la terza unisce la provincia di Sueida con Basri, Saida e Daraa).
Contemporaneamente, il Dipartimento di Stato americano ha rilasciato il suo primo avvertimento all’esercito siriano per ricordargli che il sud della Siria fa parte della” zona di de-escalation (diminuzione dell’attività bellica) negoziata tra USA, Giordania e Russia l’anno scorso e concordata dal presidente Vladimir Putin con Donald Trump” per mantenere lo status-quo.
Questo significa che gli Stati Uniti vorrebbero tenere in vita ciò che resta di al-Qaeda e dell’ISIS ( che ha il nome di Jaish Khaled bin Al-Waleed) a Daraa e Quneitra nel triangolo ai confini tra Siria, Giordania e Israele. In questo scenario che si presenta, l’unica soluzione che resta per il governo siriano è quella di attivare la trilogia –“ Esercito- Popolo-Resistenza”-e far conto sulla resistenza armata siriana, schierata nel sud del paese, per evitare di esporre l’esercito siriano agli attacchi dell’aviazione militare americana o più probabilmente israeliana. E’ interessante notare che sarà difficile, se non impossibile, che le forze americane sorvolino la zona operativa accordata alla Russia senza innescare una reazione russa.
Gli elicotteri dell’esercito siriano hanno da poco lanciato migliaia di volantini sulla città di Daraa chiedendo ai cittadini di “ cacciare via i terroristi proprio come hanno fatto i vostri fratelli nel Ghouta orientale e nel Qalamoun. Non permettete loro che vi usino come scudi umani”. Questo coincide con il ritorno dell’esercito siriano alle sue posizioni iniziali a Quneitra e Daraa in seguito alla liberazione di tutte le sacche jihadiste in prossimità di Damasco (al-Ghouta, Yarmouk, Hajar al-Aswad, Saham e Babilla….) e nelle zone rurali di Homs e Hama.
Osservatori russi, turchi e iraniani hanno protetto la strada Damasco-Aleppo-Turchia, quella stessa strada che unisce la Siria del nord al sud ,da Gaziantep in Turchia attraverso Aleppo, Hama, Homs, Damasco, Deraa per arrivare infine ad Amman.
I turchi, gli iraniani e i russi hanno aumentato i punti di osservazione lungo la nuova linea di demarcazione con Idlib e i suoi dintorni, stabilendo una situazione di “cessate –il-fuoco” in attesa di arrivare ad una soluzione politica e a negoziati diretti tra Damasco e Ankara. Il principale sponsor turco dei jihadisti si è assunto la responsabilità della sicurezza dell’autostrada adiacente alle zone controllate da al-Qaeda e dai ribelli.
Lo spostamento a sud dell’esercito siriano però ha i suoi rischi e pericoli. Washington non ha problemi di sicurezza legittimi né interessi economici a cui aggrapparsi per impedire all’esercito siriano di riprendere il controllo del suo territorio nel sud, né è nell’interesse dei cittadini americani accettare un intervento del proprio governo che negherebbe alla Siria il ritorno alla stabilità e l’ eliminazione di al-Qaeda e dell’ISIS nel sud della Siria. Di fatto gli USA hanno già pagato, e a caro prezzo, con l’attacco dell’ 11 settembre e in seguito con i molteplici attacchi di al-Qaeda sul loro territorio, alle loro ambasciate e alle loro forze in tutto il mondo.
La protezione di al-Qaeda nel sud della Siria, quindi, e anche dell’ISIS ( l’organizzazione che rappresenta la peggiore minaccia al Medio Oriente e all’Europa) può solo essere giustificata con lo scopo di proteggere Israele, l’alleato preferito degli Stati Uniti.
“Israele preferisce l’ISIS e non vuole che sia sconfitto in Siria” ha detto il generale maggiore Herzi Halevy, capo dei servizi segreti israeliani. Halevy era “preoccupato dall’offensiva contro l’ISIS”. Il ministro della difesa Moshe Ya’alon, inoltre, ha detto che “ l’ISIS ( sebbene si trovi ai confini con Israele) non comporta una minaccia per Israele” e che preferirebbe “ vedere l’ISIS governare la Siria”.
L’avvertimento degli USA , quindi, per evitare che l’esercito siriano riprenda tutto il suo territorio –specialmente il sud adiacente ad Israele e il Golan occupato nelle province di Daraa e Quneitra -tutela soprattutto e chiaramente l’interesse di Israele.
L’ISIS è ancora attivo nella regione del nord-est ( e parte della steppa siriana a al-Badia) sotto il controllo delle forze speciali americane, francesi e britanniche stanziate nel nord della Siria senza il permesso del governo centrale.
Dovremmo capire a questo punto che gli Stati Uniti non hanno a cuore gli interessi del Medio Oriente e non si preoccupano della presenza e dell’attività del gruppo terroristico al confine tra Siria e Israele e tra Siria e Iraq. Gli Stati Uniti appaiono agli occhi del mondo come i protettori del terrorismo mentre in realtà dovrebbero combatterlo. Comunque gli USA permettono che l’aviazione militare irachena – non quella siriana o russa e le truppe di terra – conduca a volte attacchi aerei, coordinati con Damasco, contro l’ISIS nella zona controllata dalle forze americane nel nord della Siria.
E’ ovviamente possibile capire l’illimitato appoggio di Washington ad Israele a spese del Medio Oriente ma è imbarazzante spiegare il suo sostegno all’ISIS in generale, quello stesso ISIS che ha condotto attacchi contro gli alleati europei di Washington in Francia, Belgio, Gran Bretagna e da altre parti ancora. Incredibilmente, la più grande presenza di forze speciali europee (francesi e britanniche) si trova proprio nella stessa zona dove l’ISIS viene protetto dagli attacchi dell’esercito siriano e dei suoi alleati.
Al momento, le azioni americane (interrompere il collegamento tra Baghdad e Damasco, impedire a Damasco di aprire il collegamento con Amman, occupare il 23% del territorio siriano nel nord che è ricco di gas e petrolio) dimostrano che gli USA non vogliono ritirare le loro forze dalla Siria e non vogliono ristabilire le vie commerciali della Siria a est e a sud.
Inoltre, apparentemente, gli Stati Uniti non vogliono davvero eliminare organizzazioni come l’ISIS e al-Qaeda. Hanno bisogno di mantenere la situazione attuale affinchè la Siria rimanga instabile e divisa. Il governo siriano non ha altra scelta, quindi, se non affidarsi all’organizzazione e al principio “ l’Esercito, il Popolo, la Resistenza” per evitare che il suo esercito venga distrutto dagli USA e da Israele: sarebbe quello che potrebbe succedere se cercasse da solo di riprendersi i territori, a meno che non ci fosse un intervento della Russia. Dopo tutto, l’esercito siriano ha deciso di liberare Daraa in coordinamento con Mosca. La zona è estremamente sensibile per gli USA in quanto vitale per Israele. Tutto, perciò, dipenderà dall’atteggiamento russo.
Potranno le forze irregolari ma organizzate della resistenza prendere in mano la situazione e recuperare i territori occupati? Non solo il territorio occupato dall’ISIS e al-Qaeda ma anche quello occupato da Israele, come è avvenuto in Libano nel maggio 2000?
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