Zarif ritorna alla politica e Soleimani alle sue cartine.

Di Elijah J. Magnier: @ejmalrai

Tradotto da: Alice Censi

E’ abbastanza normale che il ministro degli esteri iraniano Jawad Zarif non sia l’unico a prendere le decisioni di politica estera perché la Repubblica Islamica è come se fosse continuamente in guerra con i paesi mediorientali che la circondano e con l’ Occidente. 

La decisione del principe saudita Mohammad Bin Salman di portare la guerra in Iran e l’aggressivo embargo degli Stati Uniti, hanno fatto sì che il paese si trovi in costante assetto di guerra. La costituzione iraniana, inoltre, prevede il sostegno a tutte quelle popolazioni o gruppi che sono oppressi nel mondo. Questo compito specifico è affidato ad un’ unità  del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica ( IRGC), la brigata IRGC-Quds (Gerusalemme) al comando del generale Qassem Soleimani. Questa brigata ha il compito di gestire i rapporti con tutti i gruppi stranieri, indipendentemente dal loro credo religioso, che condividono l’obbiettivo di far cessare l’egemonia americana e la presenza degli Stati Uniti in Medio Oriente. 

D’altro canto è compito del comando generale delle IRGC proteggere i valori della rivoluzione,  sostenere ed essere al fianco dell’esercito iraniano e delle forze di sicurezza per difendere il paese dai pericoli interni ed esterni. 

Attualmente le guerre in Iraq, in Siria, in Yemen, l’instabile situazione in Bahrein, il pericolo costante che aleggia sul Libano di una possibile guerra con Israele, l’altissimo livello di tensione dovuto all’atteggiamento dell’ Arabia Saudita e all’embargo americano, hanno indotto le IRGC ad avere un ruolo di comando. Pertanto la funzione del ministro degli esteri iraniano è solo quella di partecipare all’elaborazione della politica estera mentre ufficialmente rappresenta gli interessi del paese. Tuttavia la situazione del ministro degli esteri Jawad Zarif è differente. 

Il ministro Jawad Zarif è considerato uno dei pilastri della diplomazia iraniana, colui che difende orgogliosamente l’Iran nell’arena internazionale ed è ritenuto uno dei diplomatici iraniani di maggior successo. Ha avuto un ruolo importante nel valorizzare l’Iran, è stato l’artefice del trattato nucleare durante la presidenza di Obama e ha contribuito al fallimento del recente vertice di Varsavia voluto da Donald Trump. Zarif è molto legato a Ali Akbar Velayati, il consigliere di Sayyed Ali Khamenei e molto apprezzato dal leader della rivoluzione. Voci in Iran sostengono che Zarif potrebbe benissimo essere il futuro presidente del paese soprattutto adesso che la sua popolarità all’interno dell’Iran è aumentata in seguito alla sua decisione improvvisa di dimettersi . 

Zarif presentava le sue dimissioni dopo la visita del presidente Assad a Teheran. La gestione di questa visita da parte di Soleimani era dovuta ai pericoli che avrebbe potuto correre Assad, infatti nessuno conosceva i dettagli di questo incontro, neppure il presidente Rouhani, che fu informato solo un’ora prima dell’arrivo del presidente siriano. Solo pochissimi sapevano di questa visita e non fu possibile raggiungere Zarif in tempo utile per permettergli di tornare in Iran. Soleimani ha ritenuto che la situazione in Siria fosse di competenza della brigata Quds delle IRGC dato che è lui quello che sovrintende al finanziamento del governo siriano e all’appoggio dato alla Siria dai consiglieri militari e dagli alleati del Libano, dell’Iraq, del Pakistan, dell’Afghanistan e di altri paesi per contrastare il piano di cambiare il regime. 

Finchè ci sarà, l’aiuto finanziario sarà stanziato dal governo iraniano nel suo bilancio annuale. Anche lo stanziamento annuale per le IRGC è competenza del presidente Rouhani. A volte Rouhani si è rifiutato di aumentarlo soprattutto in presenza di nuove circostanze. Per esempio in passato è successo che gli Hezbollah libanesi abbiano chiesto più soldi, e Rouhani non li abbia concessi, per aumentare il numero degli uomini in Siria come richiedeva la situazione sul campo in quel momento. C’era bisogno, per un lungo periodo di tempo, di un ulteriore stanziamento di fondi per avere più logistica, munizioni, cibo e una paga giornaliera più alta per i militanti. 

Questo indica che le decisioni in Iran vengono prese a livello centrale a meno che, come è avvenuto in alcune occasioni, in Iraq, Yemen e Siria, le competenze del ministro degli esteri e del comandante della brigata Quds delle IRGC siano strettamente correlate. 

Qualcuno in Iran è convinto che Zarif si sia spinto troppo oltre presentando le dimissioni perché l’Iran si trova in una situazione di quasi guerra dove le decisioni militari spesso scavalcano il protocollo. Zarif  pare abbia dimenticato che Soleimani è un soldato inserito in un sistema, senza aspirazioni a diventare ministro degli esteri. Soleimani vede in Assad un rappresentante della resistenza con cui ha contatti regolari senza dover rispettare il protocollo. Il suo scopo non era quello di sabotare o scavalcare Zarif che sicuramente invece ha colto questa occasione per riaffermare il suo ruolo. 

Cosa è successo comunque non è soltanto dovuto alla visita di Assad, la visita del presidente siriano non è altro che l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso. Rouhani e la sua squadra sono stati pesantemente criticati a causa del trattato nucleare revocato da Trump. L’opposizione politica in Iran sostiene che il trattato abbia ottenuto come unico risultato delle ulteriori sanzioni per l’Iran in cambio dell’arresto della sua produzione nucleare. L’opposizione inoltre lamenta l’immobilismo dell’Europa, non in grado di prendere decisioni volte a stabilire rapporti economici con l’Iran, incapace com’è di opporsi alle sanzioni americane. L’opposizione ha ricordato a Rouhani l’avvertimento costante di Sayyed Ali Khamenei di non avere mai fiducia negli Stati Uniti, avvertimento pronunciato ben prima che Trump decidesse di revocare l’impegno del suo paese. 

Quelli che si oppongono a Rouhani sono fortemente convinti che il mondo ascolti e tema solo i paesi potenti e che le armi nucleari avrebbero reso l’Iran più forte di quanto sia oggi. 

Tuttavia l’Iran va avanti e Zarif è di nuovo in sella dopo le improvvise dimissioni. Assad l’ha invitato a Damasco dove verrà ricevuto dal suo omologo Moallem e da Assad stesso per parlare di questioni politiche. Nel frattempo tutti tornano alle loro stazioni di partenza. Soleimani consulterà le cartine di Idlib e Deir-ezzour con Assad perché la guerra non è ancora finita. 

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