
Di Elijah J. Magnier: @ejmalrai
Tradotto da: Alice Censi
Il Libano attende la visita del segretario di stato americano Mike Pompeo, visita che avverrà questa settimana in un momento in cui il quadro politico-economico del paese è stato ridefinito e il Libano attraversa una gravissima crisi economica, la peggiore nella sua storia recente.
I motivi di questo peggioramento dell’economia locale includono non solo la corruzione della leadership politica libanese e una gestione di basso profilo ma anche le sanzioni che gli Stati Uniti hanno imposto all’Iran. Le ultime sanzioni sono le più dure che siano mai state imposte. Colpiranno drasticamente anche il Libano fintanto che il presidente Trump sarà al potere se il paese non rispetterà la politica americana e le sue imposizioni.
Se, come previsto, Washington dichiarerà una guerra economica al Libano, le sanzioni lascerebbero al paese ben poche alternative. Potrebbero obbligare il Libano a ricorrere all’industria civile iraniana per ovviare alla pressione economica degli Stati Uniti e ad affidarsi all’industria militare russa per quanto riguarda l’equipaggiamento delle forze di sicurezza . Sarebbe questo il risultato se Pompeo insiste a minacciare le autorità libanesi , così come hanno fatto i suoi assistenti nelle precedenti visite al paese. Il messaggio dei dirigenti americani in sostanza è stato : o siete con noi o contro di noi.
A livello politico il Libano è diviso in due correnti , una a favore degli Stati Uniti ( e dell’Arabia Saudita) e un’altra che sta fuori dall’ orbita americana. La situazione economica potrebbe aumentare queste divisioni interne così tanto da suscitare la rabbia della popolazione intenzionata ad impedire agli Stati Uniti e ai loro alleati di condizionare il paese.

Un tale scenario potrebbe ancora essere evitato se l’Arabia Saudita investisse quel tanto necessario a far ripartire l’agonizzante economia locale. Però l’Arabia Saudita teme che quelli non schierati con le politiche sue e degli Stati Uniti possano trarre vantaggio dal suo aiuto. Fino a questo momento, Riad non ha ancora ben capito le dinamiche interne libanesi e quello che potrebbe o meno ottenere in Libano . Il sequestro del primo ministro Saad Hariri è stata la dimostrazione più eclatante dell’ignoranza saudita in materia di politica libanese . La mancanza di una visione strategica in Libano da parte dei sauditi facilmente farà si che escludano un vero appoggio alla sua economia fallimentare e in conseguenza, il paese andrà incontro ad una situazione di preoccupante instabilità .
Prima del 1982 un dollaro americano valeva 3 lire libanesi. Questo era in parte dovuto al fatto che l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) spendeva decine di milioni di dollari in Libano per i suoi membri e per le famiglie palestinesi che vivevano nel paese. Inoltre, anche l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (UNRWA) e altre ONG distribuivano denaro a sostegno di questi profughi che erano stati espropriati delle loro case da Israele e perciò obbligati ad andarsene dalla loro patria.
In seguito all’invasione israeliana del Libano nel 1982, l’OLP fu obbligata a lasciare il paese. Non molto tempo dopo un dollaro americano veniva scambiato con 3.000 lire libanesi e in seguito si svalutava fino a stabilizzarsi al cambio odierno di 1.500 lire libanesi per un dollaro americano. L’Iran entrava in scena a sostegno dei combattenti libanesi ( la Resistenza Islamica in Libano, cioè Hezbollah) che cercavano di riprendersi i territori occupati dagli israeliani . Nell’anno 2000 l’Iran cominciò a investire parecchio in Hezbollah, mentre quest’ultimo riusciva a mandar via gli israeliani da una gran parte del Libano. Gli investimenti finanziari iraniani avevano raggiunto un livello altissimo con la guerra del 2006, quando Israele non fu in grado di disarmare Hezbollah e tenere quindi lontani i suoi razzi e missili dal suo territorio.
Nel 2013 il governo siriano chiedeva a Hezbollah di intervenire in aiuto del suo esercito per evitare la disgregazione del paese e impedire ai militanti takfiri di prenderne il controllo. L’Iran contribuiva immettendo miliardi di dollari allo scopo di sconfiggere l’ISIS e al-Qaeda e impedire loro di travolgere la Siria e l’Iraq, ben sapendo che proprio l’Iran sarebbe stato il prossimo bersaglio. La cifra destinata alle truppe di Hezbollah salì alle stelle . I finanziamenti per lo spostamento delle truppe , per la logistica e le paghe giornaliere ai combattenti contribuirono a potenziare l’economia libanese . La cifra mensile destinata a Hezbollah sorpassava di molto i 100 milioni di dollari.

Ma dopo l’arrivo di Donald Trump al potere e la sua revoca del trattato nucleare con l’Iran, il governo americano imponeva a quest’ ultimo le sanzioni più dure di sempre e sospendeva le sue donazioni alle organizzazioni delle Nazioni Unite dedicate al soccorso dei rifugiati palestinesi. Le sanzioni hanno obbligato l’Iran a riconsiderare la somma destinata a Hezbollah e varare un piano di austerità di cinque anni. Le truppe in Siria si sono ridotte al minimo, i loro movimenti anche e sono state sospese tutte le remunerazioni aggiuntive. Hezbollah ha ridotto la sua spesa di un quarto senza però sospendere i salari mensili dei militanti e dei collaboratori privati e le spese mediche, a seguito di un ordine emanato direttamente da Sayyed Hassan Nasrallah, segretario generale dell’organizzazione.
Questa nuova situazione finanziaria andrà a colpire l’economia libanese dato che il flusso di denaro e le valute estere si stanno prosciugando. Probabilmente le conseguenze verranno percepite maggiormente nei prossimi mesi e porteranno ad una plausibile reazione interna da parte della popolazione locale su cui si scaricherà il peso di una economia fallimentare .
Stati Uniti ed Europa stanno imponendo controlli ferrei sul denaro che viene trasferito al e dal Libano. Il paese è sulla lista nera finanziaria e le sue transazioni vengono esaminate molto attentamente . Le donazioni a carattere religioso dall’estero non sono più possibili poiché, nei paesi occidentali, espongono i donatori alle accuse di sostegno al terrorismo .

Hezbollah e l’Iran sono convinti che, finché Trump sarà al potere, la situazione sarà sempre critica e prevedono che il presidente americano otterrà molto probabilmente un secondo mandato . I prossimi cinque anni saranno pesanti per l’economia libanese, soprattutto se la visita di Pompeo sarà portatrice di messaggi e imposizioni che il Libano non può rispettare.
Pompeo vuole che il Libano rinunci alle sue richieste di ridefinire i confini marittimi con Israele accettando dei compromessi sui blocchi 8, 9 e 10 a favore di quest’ultimo. Ma questo non è possibile e le autorità libanesi hanno detto in più occasioni che si affidano ai missili di precisione di Hezbollah per fermare Israele e i suoi tentativi di sottrarre al Libano le sue acque territoriali.
Pompeo vuole inoltre che il Libano sconfessi Hezbollah e il suo ruolo nel governo. Ancora una volta l’amministrazione americana sembra ignorare che Hezbollah rappresenta circa un terzo della popolazione libanese e gode del sostegno di più della metà degli sciiti , dei cristiani, dei sunniti e dei drusi del Libano e ha membri ufficiali tra le autorità esecutive e legislative del paese. Inoltre il presidente del Libano è nella coalizione di cui Hezbollah fa parte , ha strette relazioni con il gruppo, necessarie peraltro alla stabilità del paese.

Qual’è allora l’alternativa? Nel caso l’Arabia Saudita si facesse avanti, al Libano non basterebbero uno o due o cinque miliardi, ma decine di miliardi di dollari per poter resuscitare l’economia. Ha inoltre bisogno di una politica di non intervento da parte dell’amministrazione americana che gli permetta di governarsi da solo.
I sauditi stanno patendo il bullismo di Trump e i loro fondi si stanno esaurendo . Se decidessero di investire in Libano, cercherebbero di imporre condizioni non molto diverse da quelle americane. La pia illusione dell’Arabia Saudita è riuscire ad eliminare l’influenza dell’Iran e i sostenitori di Hezbollah dal Libano, una meta decisamente impossibile da raggiungere.
Al Libano restano poche scelte. Avvicinarsi all’Iran gli permetterebbe di ridurre le sue spese e il prezzo delle merci e potrebbe chiedere alla Russia di sostenere l’esercito libanese se non lo fa l’Occidente. La Cina si prepara ad entrare in gioco, un’alternativa che potrebbe essere positiva per il paese, e ad usare il Libano come piattaforma per arrivare in Siria e successivamente in Iraq e Giordania. Diversamente il Libano dovrà prepararsi ad entrare nella lista dei paesi più poveri.
Un’ ombra incombe sul paese dei cedri, un paese che ha già dovuto combattere per sopravvivere nel 21° secolo. Hezbollah, soggetto alle sanzioni impostegli da Stati Uniti e Regno Unito, è quella forza che ha difeso il Libano dall’ISIS e da altri militanti takfiri che hanno minacciato di cacciare i cristiani dal paese, un’esternazione identica nella sostanza a quella fatta dal presidente francese Sarkozy al patriarca libanese in cui suggeriva ai cristiani libanesi di abbandonare la propria terra. I jihadisti takfiri e la NATO avevano gli stessi progetti per il Libano. Il fallimento del piano dell’amministrazione americana di dividere l’Iraq e creare uno stato fallito in Siria come parte del programma per un “ nuovo Medio Oriente” però svegliava l’orso russo dal suo lungo letargo. Oggi la Russia compete con gli Stati Uniti per l’egemonia in Medio Oriente obbligando Trump a fare di tutto e di più per cercare di spezzare il fronte anti americano.
E’ una battaglia che non conosce tabù, in cui qualsiasi colpo è lecito. Gli Stati Uniti stanno mettendo il Libano con le spalle al muro e l’unica alternativa che gli resta è una stretta cooperazione con l’Iran e la Russia.
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