Come l’Iran prendeva la decisione di abbattere un drone americano ed evitava per un soffio la guerra, risparmiando un altro velivolo.

Di Elijah J. Magnier: @ejmalrai

Tradotto da: Alice Censi 

L’Iran riusciva, all’ultimo minuto, ad evitare una guerra potenzialmente catastrofica in Medio Oriente quando la sala operativa del comando centrale del suo esercito e dell’ IRGC ( Corpo delle Guardie della Rivoluzione Iraniana) ordinava di non abbattere un aereo da pattugliamento marittimo  P-8 ( in grado di svolgere missioni di intelligence, ricognizione, sorveglianza e lotta antisommergibile) con un equipaggio a bordo di 38 persone. L’aereo volava nel raggio d’azione dei missili iraniani e veniva avvistato proprio mentre il centro di comando e controllo riceveva  la conferma che gli Stati Uniti non volevano la guerra con l’Iran e neppure colpire obiettivi all’interno del paese. Tutto questo avveniva dopo l’abbattimento di uno dei droni americani più avanzati avvenuto giovedì scorso. Il drone aveva violato lo spazio aereo iraniano, hanno detto le autorità di Teheran che in seguito hanno presentato i rottami del drone privo di pilota agli organi di informazione. L’Iran aveva avuto conferma, tramite un altro paese, che il presidente Trump aveva annullato la decisione di bombardare alcune postazioni nel paese.

“ L’Iran era sul punto di colpire e distruggere il Boeing P-8 Poseidon in volo nella zona quando riceveva la conferma che gli Stati Uniti avevano deciso di non dare il via ad una guerra ne’ di bombardare nessun centro di controllo e comando o installazioni missilistiche, evacuate o meno, lungo lo stretto di Hormuz. Se Trump avesse deciso diversamente, avevamo ordini di colpire parecchi obbiettivi statunitensi e dei loro alleati e il Medio Oriente sarebbe diventato il teatro di una guerra devastante con una conseguente perdita di vite umane enorme per tutti” diceva un generale dell’ IRGC. 

Ma com’è  che la guerra stava quasi per scoppiare la mattina del 20 giugno e perché  l’Iran ha deciso  di abbattere un drone degli Stati Uniti? 

Un ufficiale di alto livello dell’ IRGC ha detto: “le Regole d’Ingaggio vengono concordate dal comando centrale e operativo dell’esercito e dell’IRGC. Vengono poi comunicate alle migliaia di postazioni delle forze di difesa aerea nel paese. Non è possibile che un generale o un comandante di una posizione decidano in modo autonomo come Trump goffamente pensa”. 

L’Iran aveva ricevuto informazioni dettagliate, tramite l’intelligence e le attività di ricognizione, sul tipo di missione assegnata all’ultimo contingente americano inviato da Trump (il Pentagono ha annunciato di aver mandato 1000 militari) nella zona. Queste forze hanno il compito di monitorare il cielo e il mare (sia al di sopra che al di sotto), di comandare i droni e hanno delle unità pronte ad impegnarsi immediatamente in qualsiasi azione. Tutto questo ha lo scopo di proteggere le petroliere che navigano nel golfo dell’Oman e nel golfo Persico. Questo spiegamento infatti e’ avvenuto in seguito agli attacchi alle petroliere ad al-Fujairah e agli ultimi attacchi nel golfo dell’Oman.Tutti questi attacchi sono il risultato della decisione di Trump di imporre le sanzioni all’Iran e di impedire a tutti di comprare il petrolio iraniano. Teheran aveva detto chiaramente che nessuno avrebbe più esportato petrolio dal Medio Oriente se l’ Iran non avesse potuto esportare il suo. Pertanto, qualunque sia la procedura militare statunitense , non renderà possibile l’arrivo del petrolio nel mondo, in particolar modo all’indomani dell’ abbattimento del drone” ha detto la fonte. 

Secondo l’ufficiale “ il comando centrale iraniano ha stabilito un protocollo che i centri di comando di tutto il paese devono seguire, in cui vengono date le istruzioni per fermare tutte le violazioni del mare, del cielo e del territorio iraniano. Dopo che è stata rilevata la violazione ,sia che risulti intenzionale o no, viene mandato un avvertimento. Il comando locale dell’IRGC inoltre informa il comando centrale della violazione e simultaneamente ordina all’ intruso di cambiare traiettoria e farsi riconoscere. Questo è esattamente quello che è successo la mattina del 20 giugno cioè il giorno 30 del Khordad ( il terzo mese del calendario persiano). Il drone americano era stato rilevato mentre lasciava gli Emirati, si dirigeva verso la costa iraniana, esplorando il Golfo per circa 4 ore. Sulla via del ritorno, mentre violava lo spazio aereo iraniano, la base comunicava con il drone dandogli l’avviso di rito. Il drone rispondeva con lo spegnimento del sistema digitale, delle luci e del GPS, segnalando così di essere un dispositivo militare che raccoglieva informazioni o era in missione d’attacco. Veniva immediatamente identificato come ostile e in conseguenza un potenziale bersaglio. Siccome ignorava le ripetute richieste di farsi riconoscere il comando della postazione di difesa aerea seguiva le istruzioni decidendo di abbattere il drone. I nostri radar erano in grado di vedere il drone e il calore prodotto. Un missile “ terzo di Khordad “ (Khordad 3rd) veniva lanciato per distruggerlo immediatamente”. 

Il comandante militare confermava che “ le decisioni coordinate tra la leadership politica e militare vengono date al centro di comando dopo aver attentamente soppesato le conseguenze e le implicazioni che possono avere. Gli ordini sono chiari: agire con fermezza contro qualsiasi minaccia. E’ stata intrapresa una guerra economica contro l’Iran che ha la stessa violenza di una guerra di tipo militare. Questo è il motivo per cui le migliaia di postazioni di difesa aerea nel paese sono in permanente stato di allerta pronte a eseguire gli ordini già ricevuti in caso gli Stati Uniti volessero iniziare la guerra”. 

“Abbiamo deciso di non abbattere il P-8 Poseidon perché abbiamo avuto conferma che non è prevista una guerra. In caso contrario non avremmo esitato a colpire obbiettivi americani nella zona, nel cielo, in mare oppure le basi militari degli Stati Uniti se loro avessero deciso di attaccarci. Le conseguenze sarebbero irrilevanti e le accuse su chi ha iniziato o chi è responsabile non avrebbero più alcun significato, saremmo in guerra e basta” ha detto il generale. 

L’Iran sta pensando di adottare una strategia di attacchi progressivi in caso di guerra: “ i nostri alleati diventerebbero essenziali nella nostra battaglia e quindi il fronte si allargherebbe al di là dell’Iran e delle vicine basi americane. Gli alleati segnalano che sono pronti ad entrare in battaglia. Abbiamo notato che non è stato identificato nessun drone israeliano sul Libano da un paio di giorni. E’ ovvio che Israele sta cercando di evitare una provocazione dal Libano simile a quella del drone americano. Sembra proprio che gli Stati Uniti non gradirebbero ricevere un altro messaggio da un altro fronte. Questo non significa che Israele smetterà di violare lo spazio aereo libanese, ma Israele adesso sa che i suoi movimenti aerei sono monitorati e il cielo non sarà più molto sicuro se arriverà il momento dello scontro. 

Le potenzialità del missile “ terzo di Khordad” hanno sorpreso gli Stati Uniti. Il suo nome ricorda il 24 Maggio 1982, giorno in cui venne liberata la città di Korramshar dopo l’occupazione irachena durata 578 giorni durante la guerra tra Iran e Iraq. Sayyed Ali Khamenei definiva il giorno “ il terzo di Khordad”, “ il giorno della resistenza e della vittoria “. 

Il missile “ terzo di Khordad” ( in origine un SAM 6) veniva modificato in Iran nel 2013 quando la Russia si rifiutava di potenziarlo. Furono introdotte particolari modifiche che ottimizzavano le sue parti elettroniche migliorando i sensori di intercettazione inclusi quelli termici e veniva sviluppata un’opzione di blocco dei GPS per la protezione da pesanti interferenze. Al missile venivano date le coordinate per il lancio contro la traccia termica del drone americano che veniva distrutto.

“ Se i paesi firmatari dell’accordo sul nucleare non riescono a trovare un modo che permetta all’Iran di tornare sul mercato internazionale ( a livello di commercio di energia e altre merci) noi non staremo fermi a guardare. Se non vengono tolte le sanzioni in un modo o nell’altro, noi siamo solo agli inizi della crisi. Parecchie cose devono ancora succedere. L’ Iran non accetterà mai di rinunciare ai suoi missili perché sono la garanzia della sicurezza sua e della regione mediorientale. Oggi l’ Iran e’ più forte, ha il sostegno della popolazione e la sua leadership politica e militare sono in armonia. Noi non ci sottometteremo e non ci saranno negoziati con Trump finché aleggiano le sanzioni  sulle nostre teste. Il mondo deve aspettarsi altre sorprese nei prossimi giorni perché gli iraniani si rifiutano di morire di fame. A questo punto non abbiamo più paura della guerra anche contro una superpotenza”. 

Il drone degli Stati Uniti e’ stato abbattuto nella stessa zona dove nel luglio 1988 un missile terra-aria lanciato dall’ incrociatore Vincennes della Marina degli Stati Uniti abbatteva un aereo civile iraniano ( il volo 655) con 290 persone a bordo. Più di 100 corpi sono ancora in fondo al mare dello stretto di Hormuz. Sui “ social media” i familiari delle vittime hanno espresso la propria  gioia per il colpo assestato dal missile iraniano all’ orgoglio americano nello stretto di Hormuz. Per queste famiglie i parenti morti oggi riposano in pace anche se la pace in Medio Oriente in questi giorni e’ più fragile che mai. 

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