L’Iran ha perso il suo posto al sole in Iraq con la vittoria di Moqtada al Sadr? 

Di Elijah J. Magnier 

Tradotto da A.C.

Vicino al ponte Muallaq a Baghdad, nei dintorni della “Green Zone”, i dimostranti hanno montato le loro tende; sono in gran parte giovani che chiedono “il riconteggio e il recupero dei voti sottratti”. Ciò avviene in seguito alle elezioni parlamentari dove ha trionfato il movimento sadrista guidato da Sayed Muqtada al-Sadr e   hanno invece perso i blocchi influenti e altri partiti. Questi ultimi non sono riusciti ad ottenere i seggi che avrebbero permesso loro di negoziare la loro rappresentanza nel futuro governo. A capo di questi presidi c’è “Asa’ib Ahl al-Haq”, guidata dallo sceicco Qais Khazali che molti iracheni ritengono il braccio destro dell’Iran in Iraq. Significa forse che l’Iran ha perso il suo ruolo in Iraq e le elezioni? 

I dimostranti hanno chiesto il riconteggio di centinaia di schede elettorali, cosa che il governo ha acconsentito a fare manualmente per venire incontro alle numerose lamentele. Ma è molto probabile che i risultati non cambino di molto, l’equilibrio del potere è definito. Non modificheranno la posizione di Sayed Moqtada al-Sadr che quasi sicuramente resterà in cima a tutti gli altri blocchi politici. 

Il giornale israeliano “Haaretz”, ha scritto  che “l’America ha bisogno di un religioso iracheno che combatta l’Iran” riferendosi a Muqtada al-Sadr e ai 72 seggi non ancora definitivi che ha ottenuto. L’autore dell’articolo si contraddice constatando che Sayed Muqtada al-Sadr aveva attaccato i dimostranti ( appartenenti al movimento Tishreen) dopo un incontro con il generale maggiore Qassem Soleimani dell’IRGC fatto assassinare da Donald Trump nel gennaio 2020. Tuttavia questa contraddizione non si limita ai media, analisti e decisori dei paesi che vogliono sapere cosa sta succedendo in Iraq. Chi vince? Chi perde? Quali sono le regole del gioco e dov’è il ruolo dell’Iran in tutto ciò? 

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