
Damasco, di Elijah J. Magnier :
Tradotto da: Alice Censi
L’esercito siriano prenderà il controllo della città curdo-siriana di Afrin…. o l’esercito siriano non prenderà il controllo di Afrin?
Centinaia di combattenti delle forze popolari siriane della brigata al-Baker, soprattutto provenienti dalle vicine città sciite di Nub’ul e Zahra, hanno finalmente raggiunto l’enclave di Afrin per sostenere i curdi e fermare l’avanzata delle forze turche e i loro alleati. Accettando di mandare unità militari, Damasco sta spezzando il “ramo d’ulivo”( il nome in codice dell’operazione turca in Afrin) con la decisione di affrontare le forze di Ankara e i suoi “proxies”. I primi scontri, infatti si sono registrati pochi minuti dopo l’arrivo del contingente siriano ad Afrin, che, avendo chiari ordini di rispondere al fuoco, si sono scambiati i primi colpi di artiglieria pesante con le truppe turche e i loro “proxies” segnando il primo confronto diretto tra Siria e Turchia di quest’anno.
Damasco si è trattenuta dal mandare l’esercito regolare perchè questo passo è ancora in via di sviluppo e richiede il massimo livello di coordinamento con Russia e Turchia. Il presidente siriano Assad, sta comunque chiaramente sfidando il suo equivalente turco, il presidente Erdogan, tastando il terreno e mandando un risoluto messaggio (alla Turchia) che la Siria non rinuncerà al suo territorio, ed è un messaggio positivo per i curdi, che li informa che solo il governo centrale li può proteggere, con il sostegno di una superpotenza, la Russia.
Notizie contradditorie sono state rilasciate qua e là in merito agli sviluppi delle trattative sul cantone di Afrin, mentre quest’ultimo è sotto continuo attacco della Turchia e dei suoi “proxies”. Tutto ciò indica la natura della lotta tra gli Stati Uniti e la Russia in Siria: i curdi sono i maggiori perdenti, pagano il prezzo della loro alleanza con le forze americane nelle provincie di al-Hasaka e Deir-ezzour. Il consenso curdo a diventare lo scudo americano , staccandosi dal governo centrale di Damasco, pesa moltissimo nei confronti del loro futuro benessere in Siria.
L’esito incerto della battaglia di Afrin è dovuto all’accordo tra russi e americani di oltre un anno fa per dividere le zone operative, mentre entrambi combattevano lo Stato Islamico (ISIS) in Siria, al fine di evitare collisioni aeree. Mosca credeva che Washington avrebbe rispettato le promesse del suo presidente Donald Trump il quale aveva criticato aspramente Hillary Clinton, dicendo che il suo piano per la Siria avrebbe portato la “ terza guerra mondiale”. Durante la sua campagna elettorale, Trump aveva affermato che lui se ne sarebbe andato subito dalla Siria ( “we should stay the hell out of Syria) e che non aveva interesse a essere in frizione con la Russia, occupata soltanto a combattere l’ISIS. Il presidente Vladimir Putin non si aspettava che Trump dicesse più di 1628 bugie ancor prima di concludere il suo primo anno alla Casa Bianca.
Ma adesso è troppo tardi: la Russia ha accettato di consegnare il territorio a est dell’Eufrate agli americani durante la guerra contro l’ISIS. Ma la più grande sorpresa arriva dagli USA che hanno chiaramente annunciato la loro volontà di rimanere in Siria anche quando l’ISIS sarà sconfitto, non permettendo quindi a nessuna forza, russa o siriana, di attraversare la loro area di influenza a est del fiume.
Le forze americane controllano le ricche aree di petrolio ( inclusa la più ricca al-Omar) e di gas (Conoco) a est dell’Eufrate. Gli USA controllano anche il 24% del territorio siriano abitato dal 10% della popolazione siriana (curdi e tribù arabe). Le forze americane, oltretutto, hanno imparato nella loro esperienza in Iraq, a creare e finanziare le tribù Sahawat e stanno stabilendo, su questa scia, stretti contatti con le tribù arabe della regione.
Come ultima cosa, le forze statunitensi, per difendere il territorio occupato da loro,non hanno esitato ad entrare direttamente in combattimento con le tribù siriane e i “contractors” russi legati alla compagnia Wagner comandata da Dimitry Utkin, ex delle Forze Speciali Russe, uccidendone più di 61 e ferendone più di 85. L’avanzata di queste forze era diretta dal centro di comando congiunto russo –siriano-iraniano con lo scopo di testare la prontezza di risposta degli Stati Uniti e per cercare di imporre un nuovo andazzo sul terreno stabilendo una presenza non-americana a est dell’Eufrate.
USA e Russia hanno entrambi dissimulato l’attacco evitando di fornirne i dettagli e cercando di non farlo apparire come una dichiarazione di guerra con risultati imprevedibili. La terza guerra mondiale, non voluta da entrambe le superpotenze, non era così lontana : la Siria sembra essere un terreno altamente pericoloso per chiunque ne sia coinvolto.
Putin non ha comunque digerito il bluff strategico americano per dividere l’area di influenza in Siria oltre il tempo dovuto e ha iniziato la sua silenziosa reazione contro gli USA : la Russia ha dato il via libera alla Turchia contro i curdi di Afrin, considerati forze pro-americane in Siria. L’attacco turco ha mostrato l’arma a doppio taglio rappresentata dalle zone a est e ovest dell’Eufrate e che ha in effetti evitato la corsa degli USA in soccorso degli alleati curdi. La mossa russa ha portato allo scoperto i piani americani di usare i curdi di al-Hasaka come scudo per proteggere le loro forze invece di considerarli loro alleati. Trump non può adesso presentarsi come il protettore della minoranza curda in Siria che ha goduto di ampio sostegno da parte dell’occidente per decenni.

Il chiaro colpo dato dai russi agli Stati Uniti si è manifestato con il ritiro degli osservatori russi da Afrin quando i curdi non sono stati in grado di vedere il gioco tra le due superpotenze. L’amministrazione di Afrin ha rifiutato di consegnare l’enclave al controllo del governo centrale di Damasco come era prima del 2011 ( data dell’inizio della guerra in Siria). Da quella data, Afrin è diventata finanziariamente ricca , attrezzata con armi pesanti e missili anticarro, oltre i TOWs americani, un’efficientissima arma mortale contro i carri armati turchi.
L’amministrazione di Afrin , con delusione finale,credeva che gli USA sarebbero corsi in suo aiuto e respinto ogni minaccia contro l’enclave. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha però giocato bene le sue carte e obbligato Stati Uniti ed Europa (di recente la Francia) a star lontano da questa operazione “ramo d’ulivo” contro i curdi di Afrin.
Soltanto un mese dopo l’inizio dell’operazione “ramo d’ulivo” l’amministrazione di Afrin ha cominciato a capire la realtà della lotta di potere, ma non ancora del tutto. La Russia sta dando ai curdi una lezione cosicchè capiscano il prezzo da pagare per cercare di ottenere favori dagli USA . Gli Stati Uniti si sentono impotenti di fronte ai curdi e scoperti, obbligati a rivelare i loro piani per rimanere in Siria occupandone un pezzo del territorio indipendentemente dalla sconfitta dell’ISIS. I curdi non riescono ancora a capire completamente quanto siano legna per il fuoco siriano, presi in mezzo tra due superpotenze.
In Siria ci sono solo due alternative : o la Russia oppure gli USA rimarrebbero in Siria ( se il gioco resta duro) oppure coabiteranno come fecero a Berlino dopo la seconda guerra mondiale.
L’amministrazione di Afrin non capisce che , per ogni giorno che passa, ci sarebbero nuove richieste da parte della Siria. Se i curdi continuano a resistere a queste richieste, Damasco chiederà ulteriori concessioni e il ritiro dei curdi a est dell’Eufrate per unirsi alle forze americane ( ed essere un peso per loro). Questo permetterà alla Turchia di essere più determinata nel permettere all’esercito siriano di riprendere il controllo di Afrin.
Sebbene il governo centrale di Damasco abbia accettato di mandare centinaia di milizie locali di Nubbl e Zahraa insieme ad altre forze come sostegno preliminare, è facile che i negoziati su Afrin continuino fino a metà marzo in Kazakhstan tra Russia, Turchia,Iran e Siria (indirettamente) e si discuta non solo di Afrin, ma anche di Idlib, a meno che i curdi accettino senza ritardi tutte le condizioni di Damasco, altrimenti, ogni giorno che passa, la Turchia aumenterà la sua influenza occupando altri territori nell’enclave.
Non è previsto che la Russia sia soddisfatta del colpo sferrato agli USA ad Afrin , ma sta accelerando la fine del controllo da parte di al-Qaeda e altri militanti ( Faylaq al- Rahman e Jaish al- Islam) sul Ghouta, a est di Damasco. I russi vorrebbero vedere gli Stati Uniti soli in Siria ( la Russia considera la Turchia come il male minore e potrà trattare con lei più avanti) per far notare la loro illegale presenza e occupazione del nord-est siriano soprattutto essendo la rimanente concentrazione dell’ISIS situata nell’area del confine siro-iracheno , sotto il controllo degli USA. Adesso le forze americane appaiono come le protettrici del gruppo terrorista che gli permettono di continuare ad esistere e operare in Siria e Iraq.
Comunque gli Stati Uniti hanno ancora compagnia in Siria: l’ISIS è anche presente nel campo di Yarmouk a sud di Damasco dove sta allargando il suo controllo sconfiggendo al-Qaeda. Ci sono circa 1500 militanti dell’ISIS nel campo palestinese pronti ad attaccare l’esercito siriano ai bordi del campo stesso.
I curdi, l’ISIS e al-Qaeda fanno parte del gioco di scacchi tra gli USA, la Russia e la Turchia, i soli paesi potenti che muovono queste pedine a seconda delle loro politiche e dei loro bisogni : tutti gli altri stati, arabi ed europei ne hanno avuto abbastanza di giocare sul suolo siriano. Il presidente Erdogan sta prendendo sempre più le distanze da Washington ( senza per questo abbandonare gli USA) e si avvicina a Mosca. Putin è l’alleato economico e strategico di Erdogan ed è previsto che stia in Siria molto di più delle forze americane. Trump, inoltre, agli occhi di Erdogan sta armando e proteggendo i nemici della Turchia, per cui il livello della fiducia tra i due si sta abbassando. Pertanto la Russia ( e non gli Stati Uniti) avrà probabilmente il sopravvento nel Levante.
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