Di Elijah J. Magnier : @ejmalrai
Tradotto da: Alice Censi
“ L’Iran respingerà qualunque offerta fatta dalla Comunità Europea e anche dagli USA, di tornare al tavolo dei negoziati e non accetterà una riformulazione dell’accordo nucleare che preveda in cambio il blocco del suo programma missilistico, l’uscita dalla Siria e l’interruzione del sostegno ai suoi alleati ( Hezbollah in Libano, Hamas , Jihad Islamica Palestinese e gli Houthis in Yemen) perché quello che è in gioco è la sicurezza nazionale dell’Iran, la sua costituzione e la sua dottrina” così ha detto un alto funzionario iraniano che partecipa ai negoziati sul programma nucleare.
“Tutti i miliardi che l’Europa crede di poter offrire perchè l’Iran ristrutturi e modifichi l’accordo nucleare, non cambieranno il nostro punto di vista e i nostri obbiettivi. L’Iran sarà sicuramente colpito da ulteriori sanzioni, tuttavia ci sono a livello economico delle opzioni alternative che esistevano già durante il periodo delle sanzioni, andato avanti per decenni. Oggi l’Iran del 2018 non è più quello del 1979, abbiamo partners e alleati in tutto il mondo.”
La fonte delle informazioni è stata categorica : “ L’Imam Ali Khamenei ci ha detto- correttamente- : se gli americani chiedono un dito e noi glielo diamo , loro chiederanno una mano, e se si prendono la mano chiederanno un braccio e se lo ottengono chiederanno tutto il corpo…. l’intento è quello di sottomettere Tehran al controllo degli Stati Uniti e allontanare l’Iran dalla Russia. Non ci siamo sottomessi negli ultimi quarant’anni, da quando la rivoluzione islamica ha vinto, non succederà neppure oggi.”
La questione è proprio quella di assoggettare l’Iran : è un problema di controllo, non di una bomba nucleare in costruzione, lo scopo è colpire gli alleati della Russia che sono riusciti a sconfiggere gli USA sul loro terreno di gioco (il Medio Oriente) permettendo alla Russia di ritornare, più forte che mai, nello scenario internazionale. Questo obbiettivo americano (in realtà non così ben nascosto!) è stato infatti ben delineato nelle 12 impossibili condizioni elencate dal segretario di stato americano Mike Pompeo : un diktat con lo scopo di sottomettere l’Iran e permettere agli USA di imporre all’Iran le “ scelte” da fare e i suoi alleati.
Il giorno in cui il presidente Donald Trump annunciava il ritiro americano dall’accordo nucleare, il presidente russo sottolineava di non essere interessato alla posizione degli Stati Uniti : “Mosca ha accordi con l’Iran sui quali si è impegnata”.
L’Iran non crede che Barack Obama abbia insistito su un trattato nucleare per soddisfare Tehran o per premiarla e neppure che la passata amministrazione americana fosse convinta che l’Iran non si sarebbe inchinato. Sperava, così, che Tehran avrebbe discusso altre questioni ( per esempio la sua politica in Medio Oriente) e mantenuto le distanze dai giganti russo e cinese ( i possibili concorrenti di Washington) pronti a sostituire gli USA e l’Europa in Iran per aiutarlo a far fronte alle sanzioni americane.
L’Iran, in effetti, crede che la Russia, la Cina e molti altri paesi (come India e Turchia) non rispetteranno le sanzioni americane. Anche se l’Europa si ritirasse dall’accordo nucleare entro il termine massimo propostole dall’Iran ( da 40 a 60 giorni) per fornire sufficienti garanzie, l’Iran non considererebbe comunque nessuna proposta americana.
Quando il trattato nucleare è stato firmato nel 2015, l’Iran era diviso in due : da una parte chi voleva stabilire contratti economici con l’Europa e dall’altra chi voleva stipulare contratti soprattutto con Cina e Russia.
Oggi, se l’Europa si ritira o non riesce a dare garanzie adeguate all’Iran, altri partners (Russia e Cina) sono pronti ad andare avanti. Per esempio, se la Total va via dal giacimento Pars, la cinese CNCP è pronta a sostituirla (Total possiede il 50,1 per cento della partecipazione, 30 per cento la cinese CNPC e PetroPars il 19,9 per cento). Se Airbus e Boeing si ritirano dall’accordo seguendo il volere e le sanzioni degli USA, perderanno 39 miliardi di dollari e verranno rimpiazzati da una azienda russa.
Questo non significa che l’Iran non perderà degli effettivi partners in Europa, ma fino a questo momento non ha guadagnato molto perché ha ricevuto solo 10 dei 150 miliardi di dollari dei suoi beni congelati negli Stati Uniti. La perdita reale, quindi, non si è verificata perché l’America non ha rispettato l’accordo, ma perchè lo ha trascurato prima di consegnarlo definitivamente all’era di Trump.
“ Trump non capisce che la sua politica da pirata e il suo comportamento con i paesi del medio oriente sono un omaggio che fa a loro e una forma di ricatto che li tiene al potere. Trump vuole dominare la Repubblica Islamica e mantenere il “controllo” unilaterale del mondo : Obama aveva capito che non poteva più avere questa pretesa. Trump non sta accettando realisticamente il ritorno della Russia e rifiuta di spartire il potere.”
E’ vero che la Russia si è impegnata a favore delle sanzioni americane contro l’Iran in un momento in cui era debole (dagli anni ’90 al 2011), ma la situazione è cambiata dalla guerra in Siria. Gli spostamenti nell’equilibrio del potere sono emersi quando l’”asse della resistenza” nella guerra siriana, insieme alla Russia (che non ne fa parte ma la sostiene nel Levante) ha sconfitto gli USA e i suoi alleati europei e mediorientali prevenendo il “cambio di regime”. Così, l’Iran e i suoi alleati non si sentono affatto in una posizione di debolezza di fronte alla politica americana che man mano si inasprisce nei loro confronti.
Al presidente Bashar al-Assad era stato chiesto molto tempo fa di abbandonare la causa palestinese , le organizzazioni a lei legate che ospitava in Siria e gli Hezbollah libanesi : lui si era rifiutato e la guerra è stata dichiarata al suo paese. A Hezbollah sono stati offerti miliardi perché non attaccasse più Israele e portasse via le armi dal sud del Libano : il suo segretario generale ha rifiutato continue offerte giapponesi e americane. L’Iran ha anche rifiutato miliardi e la revoca delle sanzioni, il tutto offerto a patto di non sostenere più la Palestina e Hezbollah. Quando gli USA hanno scoperto che l’uso della forza militare e la strategia del cambio di regime non riuscivano ad annientare i nemici di Israele e/o quelli non dominati da lui, hanno fatto ricorso alla guerra economica e alle vecchie-nuove sanzioni.
Oggi la Comunità Europea aderisce alla linea dell’”asse della resistenza” contro il bullismo di Trump. Il vecchio continente europeo sarà quello più danneggiato dalle sanzioni contro l’Iran. Trump si comporta con quelli che dovrebbero essere i suoi partners europei esattamente come con i paesi arabi ( una politica di incoraggiamento e allo stesso tempo di intimidazione, soprattutto con l’Arabia Saudita, il Bahrein e gli Emirati).
Così, gli Stati Uniti non solo hanno minacciato l’Iran e l’”asse della resistenza” ma stanno minacciando la sicurezza e l’economia dell’Europa, entrambe messe in pericolo da un alleato storico di lunga data. Trump sta portando il mondo verso il militarismo e verso la separazione e l’allontanamento dagli Stati Uniti grazie alla sua sfrenata politica unilaterale che rifiuta di accettare il fatto compiuto: il tempo dell’ unilateralismo è finito.
Grazie in anticipo a tutti coloro che dopo aver letto questo articolo vorranno contribuire anche con un solo euro alla continuità delle informazioni!!
You must be logged in to post a comment.