La battaglia di Idlib inizierà mentre la task force russa si trova nel Mediterraneo?

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Di Elijah J.Magnier: @ejmalrai

Tradotto da: Alice censi

La Russia ha schierato nel Mediterraneo un gran numero di forze navali e aeree proprio di fronte alle coste siriane, sotto la direzione dell’ ammiraglio  Vladimir Korolev, comandante della Marina Russa . 25 navi da guerra e 30 velivoli sono impegnati in queste esercitazioni su larga scala:  aerei strategici Tu-160, aerei anti sommergibili  Tu142 e II38, i caccia Su-33 e Su-30SM  e altri velivoli. Le esercitazioni finiranno un giorno dopo l’incontro previsto a Tehran tra i presidenti Vladimir Putin, Recep Tayyip Erdogan e Hassan Rouhani in cui si deciderà il destino e l’esito della battaglia di Idlib. Questo potrebbe indicare che la Russia stia per fornire una enorme potenza di fuoco all’offensiva dell’esercito siriano nel nord del paese contro i jihadisti, creando così uno scudo che  freni un possibile attacco tattico americano contro Damasco.

Fonti vicine al comando militare in Siria hanno detto che senza dubbio ci sarà la battaglia di Idlib, indipendentemente dalle minacce americane. Avverrà in varie fasi. Il primo obbiettivo è quello di mettere completamente in sicurezza la base militare russa di Hameymeem, sulla costa siriana, attaccata numerose volte dai droni armati di al-Nusra, cioè Hay’at Tahrir al-Sham (HTS) che, come dichiara la Russia e’ l’ ex al-Qaeda che opera in Siria. Questo, quindi, rende la zona rurale di Latakia il primo obbiettivo e in seguito verrà affrontata la zona rurale di Idlib. La Turchia ha fornito informazioni importanti che si sono aggiunte a quelle raccolte dall’intelligence siriana e dai russi : è stata stilata quindi  una lista di obbiettivi che andranno a colpire HTS, Tanzim Hurras al-Deen(THD)e tutti gli altri jihadisti e combattenti stranieri che sono in città e nella zona rurale circostante.

Secondo le fonti di informazione, Jisr al Shughur, Khan Shaikhoon, Saraqeb e Sahl al-Ghab saranno i primi obbiettivi ad essere attaccati dall’esercito siriano e dalla Russia per scacciare ed eliminare i jihadisti annidati in queste zone, il tutto con l’approvazione della Turchia.

La Turchia ha classificato HTS come un’organizzazione terroristica, tuttavia sta ancora cercando  di convincere il suo leader Mohammad al-Joulani, un ex emiro dell’ISIS ( ISIL / Daesh), a sciogliere il gruppo e  unirsi, con i suoi ( da12.000 a 15.000 ) uomini ai gruppi pro- turchi nel nord. La Turchia ha anche chiesto a Joulani di staccarsi da tutti i combattenti stranieri di modo che la città di Idlib possa essere risparmiata e non venire attaccata, dato che  Damasco e’ determinata a riprendersi ogni millimetro della Siria, inclusa Idlib.

Le relazioni tra Turchia e Siria sono uscite dalla fase critica , in questo momento i rapporti sono meno aggressivi, il ministro degli Esteri siriano Waleed al-Moallem ha infatti detto: “ Damasco non intende scontrarsi con la Turchia”. Questa è la prima affermazione non aggressiva fatta da un’autorita’ siriana nei confronti della Turchia da quando è iniziata questa guerra imposta alla Siria che dura da ormai sette anni. Anche quelli che hanno finanziato, agevolato e sostenuto questa guerra (come l’Arabia Saudita) si stanno spostando dalle posizioni che avevano in origine. Moallem ha mandato un segnale positivo al suo omologo saudita Adel al-Jubeir che in tutti questi anni ha ripetuto continuamente che “Assad dovrebbe andarsene, in modo pacifico o con la forza.” Tutto sta a indicare che la Siria si stia ristabilendo e uscendo pian piano dallo stato di guerra, restano solo piccole sacche nel nord che corrispondono ad un terzo della superficie del paese ma sono abitate da meno del 10% del totale della popolazione stimata prima della guerra.

Ankara ha inoltre confermato alla Russia la sua intenzione dì andarsene dalla Siria quando verrà offerta una soluzione politica a quelli che hanno combattuto contro l’esercito siriano e hanno  adesso la Turchia come mentore. Mosca e Damasco, informate delle intenzioni della Turchia, hanno apprezzato i suoi sforzi per facilitare l’eliminazione di tutti i jihadisti nel nord. Ankara vuole liberarsi di questi jihadisti, obbligarli ad andarsene se no andranno incontro alla morte.

Nel bel mezzo di tutti questi preparativi, l’amministrazione americana non si lascia sfuggire nessuna occasione per minacciare il governo siriano, schierandosi con i jihadisti e la città di Idlib descritta tempo fa dall’inviato presidenziale americano Brett McGurk come “la più grande concentrazione di al-Qaeda dall’undici settembre”. E’ pertanto oscuro il motivo per cui gli USA stiano proteggendo al-Qaeda che dovrebbe essere considerata uno dei suoi nemici mortali.

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Il segretario di stato Mike Pompeo ha detto “ Sergei Lavrov difende l’assalto siriano e russo a Idlib. Gli USA lo considerano come un’ “escalation di un conflitto ritenuto pericoloso”. Ancora una volta Pompeo ha sbagliato, e non ha preso in considerazione che la Siria è uno stato sovrano e  come tale non vuole tenere al-Qaeda in un rifugio sicuro sul suo territorio, ha quindi la necessità di eliminare la minaccia rappresentata da questi provati ideologi nonché pericolosi jihadisti che mirano  a stabilire un emirato islamico in cui, sotto il loro  comando, non potrebbe esserci posto per i laici e le altre religioni.

Pompeo ha anche detto che a Idlib ci sono “ tre milioni di rifugiati siriani” mentre il capo dell’ unità operativa  umanitaria delle Nazioni Unite per la Siria, Jan Egeland ha dichiarato che ci sono “ 2 milioni di abitanti in città di cui più della metà sono sfollati” inclusi i combattenti stranieri e le loro famiglie.

La dichiarazione più sorprendente è stata fatta dall’inviato speciale delle Nazioni Unite Staffan de Mistura che si è offerto “di scortare personalmente i residenti di Idlib verso la salvezza“ durante gli attacchi. “ Non c’ è un’altra Idlib, dove possono andare…?” Quello che de Mistura non ha voluto  riconoscere è che in realtà l’esercito siriano e quello russo hanno creato dei corridoi umanitari che sono già stati usati da migliaia di abitanti, ma poi sono stati bloccati dai jihadisti che hanno iniziato a imprigionare i siriani che vogliono riconciliarsi con le forze governative o lasciare la città  dominata da loro ( i jihadisti). De Mistura in più non ha chiarito ne’ dichiarato se le Nazioni Unite vogliono portare tutti i jihadisti, inclusi quelli di al-Qaeda, in un posto sicuro fuori dalla Siria. Non è chiaro il perché gli Stati Uniti e le Nazioni Unite offrano a al-Qaeda e simili jihadisti, nonché ai combattenti stranieri, protezione ( cercando di fermare l’attacco alla loro roccaforte) e passaggi sicuri non si sa per dove.

La Russia è determinata ad aiutare la Siria a sradicare i jihadisti come ha detto Waleed Moallem e a fare in modo che non tornino a casa, soprattutto essendo molti di loro di nazionalità russa .  “questo ascesso va eliminato “ ha detto Lavrov. Moallem ha affermato “ l’esercito cercherà di evitare vittime civili”. Questo è un obbiettivo impraticabile per gli USA : anche  usando bombe di precisione hanno  ucciso circa 6.000 civili in Siria e Iraq negli ultimi anni.

Un bombardamento americano contro obbiettivi in Siria, molto difficilmente potrà cambiare le dinamiche di potere nel Levante. La Russia è determinata a contrastare qualsiasi aggressione americana alla Siria mentre il suo esercito è impegnato a riprendere il controllo del paese ed eliminare i jihadisti.  Occorre tener presente che in questo momento il Presidente Trump sta affrontando una lotta interna che mette in discussione con forza la sua direzione del paese, pertanto un attacco contro la Siria che provi delle intenzioni bellicose nei confronti della Russia  potrebbe concedergli un po’ di respiro per un po’ di tempo. Ciò nonostante nessuno può prevedere le conseguenze che potrebbero derivare dalle operazioni militari  di due superpotenze in un’area così piccola del Medio Oriente. Una cosa invece si può prevedere : la Siria prima o poi riavrà il controllo su Idlib qualunque cosa accada.

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