
Di Elijah J. Magnier: @ejmalrai
Tradotto da: Alice Censi
Dopo che Trump ha designato il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) come organizzazione terroristica, l’ Iran ha reagito, alcune ore dopo, definendo il Comando Centrale degli Stati Uniti (CENTCOM) un sostenitore del terrorismo. Così adesso due entità militari governative sono state designate come sostenitrici del terrorismo e considerate alla stregua di al-Qaeda e dello “Stato Islamico” (ISIS) dai loro rispettivi avversari. La decisione di Trump è piuttosto simbolica. Già nel 2007 l’IRGC era stato messo nella lista del dipartimento del tesoro americano che include soggetti colpevoli di attività dedicate alla proliferazione (armi) e al sostegno del terrorismo . Nel 2011 il presidente Obama aggiungeva il ministero iraniano della difesa e della logistica delle forze armate, la forza di mobilitazione Basij (una forza composta di volontari subordinata all’IRGC) e la polizia iraniana (LEF) ad una lista del dipartimento del tesoro comprendente entità responsabili di violazioni dei diritti umani. Adesso Trump ha aggiunto l’Iran ad una lista del dipartimento di stato di sostenitori del terrorismo. Le tensioni tra l’Iran e gli Stati Uniti non avevano mai raggiunto un tale livello e sono in continua crescita da quando Trump si è insediato. Cosa potrebbe andare storto a questo punto?
Queste decisioni potrebbero mettere le due forze l’una contro l’altra in Medio Oriente, anche nello stretto di Hormuz. Potrebbe scaturirne una reazione violenta da parte di entrambe che metterebbe il Medio Oriente in una situazione pericolosissima, senza precedenti. L’Iran, a ragione o a torto, crede che il primo ministro Benyamin Netanyahu, che ha molta influenza sul presidente Trump, stia spingendo gli Stati Uniti a scatenare una guerra, perciò, con i suoi alleati nella regione, si sta preparando a fronteggiarla.
Preparandosi al peggio, l’Iran ha contattato negli ultimi giorni i suoi alleati in Medio Oriente e spiegato loro i pericoli che questa situazione comporta e le conseguenze possibili per i loro rispettivi paesi. Tutti gli alleati si sono dichiarati pronti a sostenere l’Iran impegnandosi anche a prender parte ad una guerra nel caso la “Repubblica Islamica” fosse attaccata dagli Stati Uniti e venisse quindi messa a rischio la sua esistenza. Questa informazione è stata confermata da una fonte fidata che è in diretto contatto con chi, tra gli alleati dell’Iran, prende le decisioni.

Secondo la fonte, il Libano, o, più precisamente, la forza politico-militare che agisce in base al principio della triplice equazione (l’esercito, il popolo, la resistenza), “non sarà esclusa da una guerra in futuro tra l’Iran e gli Stati Uniti in Medio Oriente”. La fonte ha infatti confermato che il segretario generale di Hezbollah Sayyed Nasrallah ha promesso che “Hezbollah non starà con le mani in mano se l’Iran viene attaccato ma risponderà senza perdere tempo a osservare come procedono le cose”. Questo significa che una guerra tra Stati Uniti e Iran coinvolgerà altri paesi, nella fattispecie il Libano e Israele.
“Trump esaudisce qualunque desiderio espresso dal primo ministro di Israele Benyamin Netanyahu. Si dice che lui (Netanyahu) sia l’ispiratore del boicottaggio e della revoca del trattato nucleare con l’Iran. E’ Netanyahu che ha chiesto a Trump di spostare l’ambasciata a Gerusalemme e di riconoscere la città come la capitale di Israele. Trump ha consegnato a Israele le alture del Golan occupate, un aiuto non da poco alla campagna elettorale di Netanyahu e ha anche definito quest’ultimo “il vostro primo ministro “ nell’ incontro, avvenuto di recente, con l’AIPAC ( una delle più potenti lobby americane pro-Israele). Netanyahu si vanta del fatto che Trump abbia designato l’ IRCG una organizzazione terroristica in base alla sua richiesta. E così Israele, secondo l’analisi di Teheran, ritiene che questa sia un’occasione d’oro per dare inizio alla guerra contro l’Iran, soprattutto in un momento in cui molti paesi arabi hanno buone relazioni con Netanyahu, condividono con Israele un atteggiamento ostile nei confronti dell’Iran (l’Arabia Saudita, il Bahrein , gli Emirati Arabi Uniti) e inoltre sarebbero favorevoli alla guerra o perlomeno incapaci di mettere i bastoni tra le ruote a Israele. Netanyahu gode di un sostegno illimitato da parte di Trump e potrebbe quindi contare sul pieno appoggio militare americano in caso di guerra. Per questo motivo Israele sarà automaticamente un bersaglio da colpire in una guerra contro l’Iran” ha detto la fonte.
A proposito della delicata situazione interna del Libano, un paese multi-etnico alle prese con una difficile situazione finanziaria, la fonte ha detto : “ l’Iran ha investito ( ha armato e finanziato i suoi alleati) per decenni in Libano, Siria, Iraq e Palestina. Questi investimenti non andranno sprecati. Sia il Libano che Israele hanno da tempo molte ragioni per dare il via ad una guerra ma le circostanze politiche e militari hanno comunque impedito che ciò avvenisse. Per essere più chiari, non c’è stato un accordo sulla cessazione delle ostilità o un accordo sulle regole di ingaggio tra Hezbollah e Israele dalla guerra del 2006, soltanto una tregua. Pertanto una guerra tra gli Stati Uniti e l’Iran significherebbe una guerra contro Israele”.

Per quanto riguarda la Siria, la fonte definisce la sua situazione economica decisamente critica. “ Con l’imposizione di sanzioni economiche per mettere in ginocchio il paese, gli Stati Uniti e Israele stanno cercando di ottenere quello che hanno perso sul campo di battaglia. Ogni sostegno esterno viene bloccato per impedire la ricostruzione e per mettere la camicia di forza al governo di Damasco. Qualunque tentativo di riavvicinamento tra Damasco e i paesi arabi è stato ostacolato dagli Stati Uniti che sono riusciti a bloccare la ripresa delle relazioni diplomatiche con la Siria. Gli Stati Uniti premono affinché la Siria valuti con attenzione le sue mosse future e prenda in considerazione la sua sottomissione al volere di Trump. Ma il presidente Bashar al-Assad non ha intenzione di arrendersi, preferirebbe piuttosto entrare in guerra con Israele per riprendersi le alture del Golan siriane. Questo scenario sarebbe possibile nel momento in cui gli Stati Uniti dessero il via ad una guerra con l’Iran, e soltanto se ne avessero davvero l’intenzione”.
In Iraq, l’attuale governo sta cercando di evitare un braccio di ferro tra l’Iran e gli Stati Uniti tenendosi in equilibrio tra i due nemici. Ciononostante i gruppi iracheni legati ideologicamente all’Iran hanno manifestato la loro disponibilità a impegnarsi direttamente contro le forze americane in caso di guerra, così riferisce la fonte.
L’Iran potrebbe modificare il suo atteggiamento in mare, soprattutto attorno allo stretto di Hormuz, nel golfo Persico. E’ probabile che le IRGC diventino più aggressive nei confronti della marina americana che si trova nel golfo, complicando non poco la situazione. Un conflitto tra le due parti pare inevitabile anche se non sembra imminente una vera e propria dichiarazione di guerra. E’ assai probabile che Teheran, nonostante le sue azioni intese a “rendere pan per focaccia”, non cercherà di provocare le forze americane. Ma se ci fosse un errore dall’altra parte non si tirerebbe certo indietro. Se lo scopo degli Stati Uniti è quello di intimorire l’Iran allora potrebbe profilarsi una situazione di guerra .
Da quando Trump si è insediato alla Casa Bianca è riuscito a rendere via via sempre più caotico il Medio Oriente occupando la Siria, permettendo all’Arabia Saudita di continuare la sua guerra in Yemen e offrendo Gerusalemme e le alture del Golan a Israele. La guerra non è una novità in questa parte del mondo. L’ apparente vittoria dell’ estrema destra e la rielezione di Netanyahu a primo ministro in Israele, la rendono sempre più probabile.
Israele ha cercato, senza riuscirci, di sconfiggere e neutralizzare Hezbollah nel 2006. Gli Stati Uniti e Israele, insieme all’Europa e ai paesi arabi hanno tentato di cambiare il regime in Siria. Uno dei loro principali obbiettivi nell’ attacco alla Siria, quello di interrompere il flusso di armi diretto a Hezbollah e allontanare la Siria dall’ “Asse della Resistenza”, è miseramente fallito. Sotto gli occhi attenti dell’amministrazione di Obama, l’ISIS è cresciuto espandendosi in Iraq e in Siria. E anche lì la politica americana ha fallito, cercando di dividere la Mesopotamia in tre deboli stati : Kurdistan, Shiastan e Sunnistan. Tutti i tentativi che sono stati fatti erano riconducibili all’Iran che trae vantaggio dall’avere alleati potenti in Libano, Siria e Iraq. L’Iraq attualmente rifiuta le sanzioni americane e per contro sta sviluppando sempre più i rapporti commerciali, soprattutto legati all’energia, con l’Iran, ad un livello mai raggiunto prima. Tutti i progetti degli Stati Uniti ambivano a far crollare l’Iran obbligandolo ad accettare l’egemonia americana, un traguardo che Washington cerca incessantemente di raggiungere dal 1979. Forse è vero che per Trump e Netanyahu è arrivato il momento di colpire l’Iran ma può anche essere che le paure dell’Iran siano eccessive.
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