
Di Elijah J. Magnier: @ejmalrai
Tradotto da C.A.
Il governo degli Stati Uniti offre premi in denaro a coloro che favoriranno l’arresto di un leader di Hezbollah o anche a chi fornirà informazioni sulle loro attività e movimenti, informazioni che chiaramente permetteranno agli Stati Uniti di eliminarli. Le taglie vanno dai cinque ai dieci milioni di dollari. Finora nessuno ha ancora incassato un solo dollaro di questi premi messi in palio dall’amministrazione americana dal 1985, l’anno della nascita ufficiale di Hezbollah in Libano. Come incidono questi invitanti premi (di milioni si parla), offerti da Washington sull’organizzazione e sui suoi leader?
E’ ovvio che l’ “Asse della Resistenza” in Libano opera al di fuori del sistema americano. Hezbollah non ha proprietà fuori dal Libano così come non ha conti nelle banche del paese e neppure all’estero, men che mai nei paesi dell’Occidente. I familiari e i figli dei leader di Hezbollah non vivono nei paesi occidentali per cui non sono soggetti ai ricatti degli Stati Uniti. E allora la decisione di inserire i leader di Hezbollah nella lista dei terroristi e di confiscare i loro patrimoni inesistenti alla fin fine non è che il frutto dell’esibizionismo degli Stati Uniti che tendono ad auto-celebrarsi come poliziotti del globo.
Washington è convinta che diffondere i nomi dei leader di Hezbollah possa rinvigorire i suoi alleati in Libano. Ma gli alleati americani in Libano sono deboli e anche se continuano ad esistere e ad avere una certa influenza non sono assolutamente in grado di affrontare Hezbollah. Inoltre, cosa di non poca importanza, le sanzioni statunitensi non possono avere efficacia in un paese come il Libano ma anche in altri che sono nel circuito dell’ “Asse della Resistenza” in quanto sono stati sovrani fuori dal controllo diretto degli Stati Uniti e per di più l’ “Asse della Resistenza” è tutt’altro che debole.

Arriviamo così all’Iraq, una roccaforte dell’ “Asse della Resistenza”, e alla campagna elettorale del 2018. Prima delle elezioni, l’inviato del Presidente degli Stati Uniti per la lotta all’ISIS, l’ambasciatore Brett McGurk, incontrava il ministro della sicurezza nazionale irachena Saleh Al-Fayyad nel suo ufficio di Baghdad. McGurk si lamentava del fatto che Fayyad avesse incontrato lo sceicco Muhammad Kawtharani, una figura di spicco di Hezbollah inserito nella lista dei terroristi stilata dagli Stati Uniti. Al-Fayyad controbatteva : “ Non si può interferire negli affari interni iracheni né su ciò che fa un cittadino iracheno. Lo sceicco Kawtharani è un cittadino iracheno e gli Stati Uniti non hanno alcuna autorità che permetta loro di imporci chi poter o non poter ricevere”.
Fonti interne all’ “Asse della Resistenza” confermano che “ lo sceicco Muhammad Kawtharani non è mai stato un comandante militare, ma ha sempre fatto parte dell’ufficio politico. Lo sceicco Muhammad è nato e cresciuto a Najaf (dove ha anche studiato) poiché il padre, studioso e giurista, ha vissuto per parecchi anni proprio nella città santa. Ha sposato una donna di Baghdad, parla benissimo l’arabo parlato in Iraq ed è perfettamente in grado di capire la mentalità degli iracheni, tutte cose che gli hanno permesso di gestire al meglio il dossier iracheno e di comunicare efficacemente con i leader del paese. E’ stato anche in carcere, ai tempi di Saddam Hussein, ed era un grande amico di Sayyed Abbas Al-Mousawi, l’ex segretario generale di Hezbollah assassinato dagli israeliani nel 1992. Ha avuto anche modo di stringere rapporti con i leader iracheni che si trovavano in Libano come esiliati ai tempi di Saddam Hussein. E’ colui che più di tutti, in Hezbollah, conosce a fondo l’Iraq, il Marjaiya di Najaf e tutti i politici, da Bassora fino a Erbil.”
“Lo sceicco Kawtharani non ha nemici tra i leader iracheni, quando tratta con loro il suo atteggiamento non è mai di superiorità, non impone loro né il suo programma né le sue condizioni. Lui cerca piuttosto di mettere d’accordo i gruppi iracheni su decisioni comuni e ascolta le loro lamentele quando hanno delle incomprensioni tra loro. E’ un coordinatore e un mediatore, una funzione tra le più difficili da svolgere, soprattutto avendo a che fare con i partiti sciiti iracheni” ha proseguito la fonte.

“ Gli Stati Uniti sanno benissimo che lo sceicco Kawtharani non fa parte dell’apparato militare né di quello della sicurezza di Hezbollah ma è l’assistente del segretario generale Sayyed Hassan Nasrallah per quanto riguarda gli affari iracheni. Sayyed Nasrallah è il leader dell’ “Asse della Resistenza” e ha eccellenti rapporti con palestinesi, siriani, iracheni, yemeniti e con tanti leader di vari paesi. Quello che vogliono gli Stati Uniti è ostacolare il suo ritorno in Iraq per impedire che ci sia solidarietà tra gli sciiti iracheni, un obbiettivo che lui è riuscito ad ottenere soprattutto dopo l’assassinio del generale maggiore iraniano Qassem Soleimani” ha detto la fonte.
I partiti sciiti non hanno visto di buon occhio la decisione presa dal presidente Barham Saleh di designare Adnan al-Zurfi primo ministro, una decisione che non ha fatto altro che scatenare conflitti tra i gruppi sciiti, sunniti e curdi. Con la scelta successiva di Mustafa Kazemi tutte le tensioni finalmente si allentavano grazie anche alle mediazioni dello sceicco Kawtharani e della leadership iraniana, utilissime per trovare un candidato che andasse bene a tutti.
La fonte sostiene che “ lo sceicco Kawtharani, con la maggior parte dei leader iracheni, ha relazioni migliori di quelle che hanno invece tra loro i leader e le personalità irachene e non. E questo è proprio quello che gli ha permesso di lavorare in favore dell’Iraq. La taglia messa su di lui dagli Stati Uniti, 10 milioni di dollari, non gli impedirà di andare in Iraq ogni volta che lo riterrà opportuno.”

E per quanto riguarda le taglie, in generale, c’è da dire che sortiscono un effetto positivo per tutti all’interno di Hezbollah: più è alta la taglia messa dagli Stati Uniti più cresce il prestigio della persona a cui si riferisce. E accresce il suo prestigio in Libano, Siria, Iraq, Iran, Yemen e Palestina perché le minacce di una punizione da parte degli Stati Uniti vengono viste come un indicatore della loro paura, la prova che il potere di un leader di Hezbollah inquieta gli Stati Uniti e la loro amministrazione.
Queste taglie non hanno mai allarmato Hezbollah in tutti i 35 anni della sua esistenza. Al suo interno più alta è la cifra più il leader “ricercato” diventa importante rispetto agli altri leader. Il compenso finanziario del “ricercato” aumenta e vengono stanziati ulteriori soldi, gli vengono assegnate altre guardie del corpo e membri della sicurezza allo scopo di proteggerlo. Sono a sua disposizione numerose macchine, e anche più appartamenti per muoversi comodamente e in sicurezza. La scelta di un appartamento prevede che ci sia un ascensore elettrico che scenda sottoterra come copertura dei suoi arrivi, partenze e dei suoi spostamenti all’interno.
Le taglie messe dagli Stati Uniti creano gelosie tra i comandanti di Hezbollah che non hanno ancora avuto il riconoscimento e quindi un premio per la loro testa. Quelli sulla cui testa è stata messa una taglia inferiore vorrebbero che gli Stati Uniti offrissero di più per avere una posizione più alta! Quelli su cui la taglia è più alta ottengono maggior potere. La loro credibilità e la loro importanza crescono nei loro contatti e incontri con i leader politici stranieri e con gli alleati al punto che per gli alleati è un vanto avere contatti e farsi fotografare con loro.

Molto tempo fa gli Stati Uniti avevano messo Imad Mughniyeh sulla loro lista dei terroristi e offerto una ricompensa per la sua testa. In seguito a ciò era diventato comandante militare in capo di Hezbollah e vice segretario generale aggiunto del Consiglio della Jihad. Non è che uno tra gli esempi di una promozione ottenuta grazie all’essere nel mirino degli Stati Uniti.
Se gli Stati Uniti decidono di colpire i leader inseriti nella loro lista dei terroristi allora la risposta di Hezbollah sarà più rilevante perché parte di una nuova equazione nella deterrenza. E così quello che le autorità americane pensano che sia una dura punizione per i leader di Hezbollah di fatto diventa una fonte automatica di ricompensa all’interno dell’organizzazione a tutti i livelli! Non è che un ulteriore esempio di come l’ansia degli Stati Uniti di punire ed eliminare si capovolge in un vantaggio, non solo, si trasforma in privilegio in un sistema e una cultura che Washington continua a non capire.
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