Libano-Israele: negoziati difficili in vista

Di Elijah J.Magnier     @ejmalrai 

Tradotto da A.C. 

Malgrado le fratture interne al mondo politico libanese, il paese si prepara a negoziare con Israele, in modo indiretto, la demarcazione dei confini tra i due paesi, con l’obbiettivo di porre fine ad una disputa che dura da decenni.  Dopo nove anni di colloqui indiretti entrambe le parti si dicono d’accordo su una tabella di marcia concordata grazie alla mediazione dal presidente del parlamento libanese Nabih Berri. I negoziati che dovrebbero definire una volta per tutte I confini dovrebbero iniziare dopo il 14 0ttobre nella città di confine di Naqoura, nei locali della base militare dell’UNIFIL (Forza di Interposizione in Libano delle Nazioni Unite) e sotto i suoi auspici. Questi colloqui non indicano l’inizio di un processo di normalizzazione dei rapporti con Israele e neppure un riconoscimento della sua occupazione della Palestina. Il Libano aveva già firmato degli accordi con Israele nel 1949, nel 1996 e nel 2006 ma continua a considerarlo un nemico. Sta di fatto che esiste una remota possibilità per il Libano di avere nel breve periodo un posto tra I paesi produttori di gas . IlLibano potrebbe aver imboccato la strada dell’energia ma il cammino da percorrere è ancora lungo a prescindere dai sempre più diffusi litigi interni al paese. Israele cercherà da subito, con l’appoggio dell’inviato degli Stati Uniti David Schenker, di far credere al mondo che il Libano si è avviato verso la normalizzazione dei rapporti con Israele. Si pensa infatti che cercherà di fare di tutto per apparire in buoni rapporti con la delegazione libanese e mettere così in difficoltà il presidente Michel Aoun e il suo alleato principale, Hezbollah.  Ma c’è anche da dire che per quanto riguarda il rispetto dei confini con il Libano, gli israeliani non saranno così disponibili ad accettarli nell’immediato futuro. 

Il presidente Aoun vorrebbe portare a casa un accordo che permetta al Libano di diventare un paese produttore di petrolio. Infatti  questo accordo sui confini marittimi e terrestri potrebbe  essere l’eredità che lascia al suo paese, un lascito in grado di ridargli credibilità finanziaria proprio mentre è travolto da una durissima crisi economica .Ma sta andando in direzione di una trappola perché ha evocato il suo diritto costituzionale, l’articolo 52  che gli dà il diritto di negoziare e ratificare I trattati internazionali in accordo con il primo ministro anche se il parlamento dovrebbe approvare in ultima istanza il trattato. 

La trappola è questa: il presidente Aoun è molto più vulnerabile di Hezbollah alle intimidazioni internazionali e all’apertura di questi negoziati è prevista la partecipazione di David Schencker, vice segretario di stato per gli affari del Vicino Oriente del dipartimento di stato degli Stati Uniti che sarà a Beirut lunedì. E’ abbastanza ovvio che gli Stati Uniti, questa amministrazione poi in particolare, stiano cercando una “vittoria” (strette di mano, fotografie delle due delegazioni, israeliana e libanese tanto per citare qualche esempio) che dia lustro al presidente Donald Trump in vista delle elezioni. E inoltre gli Stati Uniti stanno cercando di aiutare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, alle prese con contestazioni durissime sul suo operato all’interno del suo paese. Gli Stati Uniti poi non esiteranno ad accusare il Libano di essere il responsabile di eventuali rifiuti delle proposte israeliane formulate per favorire Tel Aviv o per assicurarle concessioni sulle acque libanesi. Il Libano necessita di un appoggio finanziario internazionale e di un prestito della Banca Mondiale per cui sarà esposto completamente ai ricatti degli Stati Uniti 

Gli Stati Uniti hanno investito ben più di 10 miliardi di dollari per contrastare Hezbollah e “demonizzare” l’organizzazione. Ovviamente Washington ha i suoi alleati in Libano e I libanesi sono divisi politicamente: critiche, scambi di accuse e attacchi attraverso I mezzi di informazione e i “social media” sono all’ordine del giorno. E questa macchina è pronta a mettersi in moto ogni volta che serve agli scopi degli Stati Uniti e a portare avanti una campagna contro il presidente e suo genero che guida il più importante partito cristiano del Libano (Tayyar al Watani al Hurr) ovvero il Movimento Patriottico Libero, MPL) e teme di essere oggetto di sanzioni, lui come molti altri membri del suo partito. 

Il principale partito della comunità cristiana non è schierato contro l’Occidente ed è l’unico gruppo politico che ha sostenuto l’iniziativa del presidente francese Emmanuel Macron a differenza dei suoi alleati Amal e Hezbollah Pertanto l’Occidente troverà sempre il modo di farsi strada tra le linee di Hezbollah ( i partners) a tutto vantaggio di Israele.

Il Libano e Israele firmavano un armistizio il 23 marzo 1949 e accettavano la Linea di Demarcazione dell’Armistizio (LDA) che avrebbe dovuto corrispondere alla linea di confine stabilita nel 1923 sulla base dell’accordo del 1922 tra le potenze francese e britannica. I confini tra Libano e Israele rimanevano però fluidi in particular modo dopo che il governo maronita del Libano non voleva che il sud del paese, la valle della Bekaa e il nord facessero parte dello stato del Libano. L’intento dei governanti cristiani maroniti del Libano era di concentrarsi sulla capitale e sulla regione del Monte Libano e favorirne lo sviluppo e il benessere dato che lì viveva il 70% della loro componente.In seguito alla formazione del “Grande Libano” la popolazione cristiana del nuovo stato rappresentava solo più il 54% (e I maroniti solo il 30%), una situazione che li spingeva a 

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E’ improbabile che il presidente Trump, che è così abile a concludere accordi, riesca a portare a casa un’intesa tra Israele e il Libano da aggiungere al suo CV prima del 3 novembret  o più avanti, negli anni a venire. 

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