
Di Elijah J. Magnier
Tradotto da A.C.
Cosa è successo a Vienna negli incontri a porte chiuse dove si discuteva l’accordo sul nucleare? A che punto sono arrivate le trattative tra l’Europa e l’Iran in seguito a questa tornata di negoziati, la prima dopo l’elezione del nuovo presidente iraniano Ibrahim Raisi e la settima dall’inizio dei colloqui tra le due parti?
Una fonte presente a Vienna ha detto che “il problema del negoziatore europeo è quello di arrivare a conoscere la sua nuova controparte iraniana e il suo orientamento nei confronti dell’accordo sul nucleare, diverso da quello del suo predecessore. Nel 2015 il governo dell’ex presidente Hassan Rouhani era convinto che bisognasse raggiungere un accordo sul nucleare a qualunque costo, anche andando contro agli interessi dell’Iran. Il negoziatore iraniano aveva riferito agli europei e agli americani che l’Iran stava affrontando una durissima crisi economica per cui aveva necessità di arrivare ad un accordo. Fu un grave errore strategico. Con il cambio di governo il nuovo presidente, Raisi, ha invece dichiarato che l’accordo sul nucleare non era una sua priorità. Così i progressi scientifici compiuti dall’Iran negli ultimi mesi, il rapido sviluppo delle sue capacità nucleari e l’arricchimento dell’uranio ottenuto con centrifughe modernizzate hanno messo il negoziatore iraniano in una condizione di vantaggio unica che sicuramente il suo predecessore non aveva. Per questo l’Iran è andato a Vienna, per negoziare da una posizione di forza, non certo di debolezza”. La fonte ha poi aggiunto: “parlando con il negoziatore iraniano, quello europeo ha minacciato in
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