
Di Elijah J.Magnier: @ejmalrai
Tradotto da: Alice Censi
Il coordinamento e i contatti dell’ultimo minuto tra la Russia e gli Stati Uniti hanno ridotto le possibilità dello scoppio di una guerra totale con conseguenze devastanti e sconosciute in medio oriente. Ma sarà possibile evitarla? E per quanto?
Il piano americano era quello di colpire la Siria, bloccare le sue capacità militari e distruggerla completamente. Gli alleati della Siria erano consapevoli di questo piano ed erano pronti ad una generale ritorsione su vari fronti. Di questi preparativi era a conoscenza la Russia, pronta ad appoggiarli dietro le quinte quando fosse venuto il momento e a seconda di quanto si fosse spinta la guerra.
Washington, come avviene di solito, aveva informato Mosca del suo piano d’attacco alla Siria e ai suoi alleati ( tranne dove erano schierate le forze russe) il cui obbiettivo era distruggere il più possibile le infrastrutture militari della Siria e dei suoi alleati nel Levante.
Anche Israele era stato informato e aveva messo in stato di allerta il suo apparato militare per essere pronto ad un contro-attacco. La dirigenza politica e militare degli Usa e di Israele era tuttavia convinta che l’Iran e i suoi alleati si sarebbero trovati in uno stato di shock, incapaci e riluttanti a rispondere alla potenza di fuoco americana, senza dubbio superiore.
Fonti all’interno degli alleati siriani sono convinte che l’attacco israeliano contro la base militare T4 all’inizio del mese fosse un test della capacità e della prontezza iraniana a reagire all’attacco. L’attacco ha tolto la vita a 7 ufficiali iraniani che operavano nella base. Israele evitava una operazione di grossa portata contro l’Iran volendo mettere alla prova la reazione a un suo diretto ma limitato attacco. E’ risaputo che il più importante quartier generale del comando e controllo militare iraniano si trova in più edifici annessi all’aeroporto di Damasco. Qui è dove avviene il coordinamento di tutti gli armamenti, le munizioni, le forze, le comunicazioni,le mense e la logistica sull’intero territorio siriano.
L’attacco israeliano, quindi, metteva alla prova la reazione iraniana prima di un attacco generale, verosimilmente pianificato molto prima da Washington e Tel Aviv e i paesi mediorientali avrebbero dovuto esserne informati senza i dettagli della tempistica e delle proporzioni. I dirigenti americani erano in attesa di un’opportunità e un appropriato pretesto ( una scusa da offrire al mondo) per colpire,ossia un “attacco chimico”. I jihadisti siriani sono diventati degli esperti dopo 7 anni in cui hanno inscenato ogni genere di attacco con l’aiuto di professionisti occidentali. E’ un “déja vu” : nel 1982 Israele iniziava l’invasione del Libano soltanto tre giorni dopo l’uccisione di Shlomo Argov, l’ambasciatore israeliano a Londra.
La mancanza di una risposta immediata dell’Iran era stata presa in considerazione sia da Tel Aviv che da Washington senza necessariamente essere considerata un valido indicatore di una reazione iraniana ad un attacco più ampio alla Siria o come l’ evidenza di una futura reazione dei dirigenti iraniani e di Hezbollah ad un attacco alle numerose basi militari dislocate su tutto il Levante. Questa volta, invece, sarebbero stati gli Stati Uniti (una superpotenza che dispone di un’immensa e schiacciante quantità di armi) a colpire l’Iran, Hezbollah e l’esercito siriano, non Israele. Lo stile iraniano nel rispondere è di solito indiretto e avviene attraverso i suoi alleati in Libano, Siria, Iraq e Yemen.
Ciò nonostante, quando la Russia è stata informata dell’originario piano d’attacco americano, a sua volta informava i suoi alleati con cui aveva condotto le operazioni nel Levante per sconfiggere i jihadisti e ristabilire il controllo del governo siriano sull’intero territorio del paese.
L’Iran immediatamente si attrezzava per sgomberare tutte le basi militari invitando tutti i suoi alleati in Siria ad agire subito e di conseguenza. Incontri serrati hanno avuto luogo in Libano, Siria ed Iraq per coordinare un contro-attacco simultaneo che sarebbe stato lanciato dopo la prima ondata di attacchi degli USA e dei suoi alleati.
L’Iran non ha fatto nulla per nascondere i suoi preparativi militari : venivano fissati degli obbiettivi contro tutte le basi militari americane in medio oriente e contro i loro più stretti alleati arabi. La Siria, l’Iran e Hezbollah coordinavano la preparazione di un immediato contrattacco, quella sera stessa, che avrebbe scatenato centinaia di missili in direzione di bersagli selezionati. Questo piano di guerra, pronto e aggiornato, venne presentato a Sayyed Hasan Nasrallah. Nel corso della sua dirigenza, lui ha sempre esaminato ogni minuscolo dettaglio dei movimenti dei suoi ufficiali, dei piani di difesa e sicuramente di tutti i piani militari relativi alla preparazione della guerra. Il segretario generale di Hezbollah è pertanto non solo un capo politico ma l’effettivo comandante del suo ben equipaggiato e organizzato esercito non istituzionale. Il comando siriano e Hezbollah quindi puntavano i loro missili su un unico obbiettivo : Israele.
Anche gli alleati iracheni dell’”asse della resistenza” erano pronti a partecipare e fare la loro parte in Iraq intervenendo contro la presenza militare americana in Mesopotamia. Il piano d’azione era completo e vennero predisposte numerose sale operative per il coordinamento delle attività.
L’Iran informava la Russia delle proprie intenzioni : l’”asse” avrebbe preferito evitare una guerra aperta, se possibile, ma era pronta a combattere la sua seconda guerra per la sua esistenza. La prima guerra era stata in Siria e Iraq contro i potentissimi gruppi Takferee in espansione nel Levante prima di spostarsi verso altri paesi vicini (Libano e Iran) così come in altri ancora non legati all’ “asse della resistenza”.
L’Iran e Hezbollah non hanno fatto sforzi per nascondere i loro preparativi di guerra. Al contrario, nonostante la consapevolezza dei satelliti e della continua presenza di droni israeliani e americani, alcuni missili vennero “ tirati fuori dalle loro posizioni strategiche” per mostrare la serietà delle loro intenzioni.
L’ “asse della resistenza” era pienamente consapevole della portata della forza nemica con cui si stava per confrontare, un’immensa e distruttiva capacità militare che va oltre l’immaginazione. L’asse d’altronde, non aveva niente da perdere. L’esperienza legata alla guerra del 2006 aveva mostrato che, sebbene Israele avesse e ancora ha una potenza e una capacità militare superiore, Hezbollah era riuscito ad imporre la fine alla guerra senza avere una forza aerea ma con i suoi missili e razzi a corto, medio e lungo raggio. Oggi Hezbollah possiede missili di maggior precisione e ha un ventaglio di obbiettivi sensibili predefiniti.
L’Iran e i suoi alleati avevano considerato la possibilità che la minima mancanza di risposta ad un attacco americano avrebbe significato una possibile guerra al Libano per distruggere le capacità militari di Hezbollah, un’altra guerra all’Iran e la distruzione totale delle capacità militari siriane, permettendo ai jihadisti di avere il sopravvento. Oltre 150.000 jihadisti e militanti sono sotto il controllo della Turchia e degli USA nel nord della Siria e ad al-Tanf. Va notato che anche il governo iracheno non si azzarderà a contrastare una richiesta futura degli USA a restare in Iraq stabilendovi basi militari.
L’intenzione di fare la guerra alla Siria e ai suoi alleati era chiarissima: era previsto che l’ Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche (OPCW) iniziasse la sua investigazione sul presunto attacco chimico a Duma la mattina del sabato alle 10, un giorno dopo l’improvviso attacco di Stati Uniti, Regno Unito e Francia. Ma per questo trio l’attacco era “ora o mai”. Ogni possibile resoconto di una squadra di investigazione internazionale che contraddicesse l’asserzione e l’accusa americana avrebbe eliminato il pretesto di cui aveva bisogno Washington per dare il via all’attacco.
Non c’è mai stata da parte americana l’intenzione di colpire la Russia come è stato invece riportato. Il generale americano Dunford, capo dello stato maggiore congiunto delle forze armate USA ha confermato che le sue forze erano in “comunicazione con i russi ,in collegamento su questa operazione prima che fossero colpiti gli obbiettivi. E’ una normale prevenzione della conflittualità nello spazio aereo e queste procedure sono in vigore per tutte le nostre operazioni in Siria.” Così gli USA hanno informato la Russia che a sua volta ha informato la Siria di sgombrare tutti i luoghi nel mirino degli Stati Uniti e schierare i missili anti-aerei per abbattere il più alto numero possibile di missili in arrivo. La Russia ha annunciato che 103 missili sono stati lanciati contro la Siria di cui 71 si dice siano stati intercettati dai vecchi missili sovietici. Naturalmente anche i sistemi di intercettazione dei missili israeliani Patriot, Iron Dome e David’s Sling non possono garantire più del 70% di risultati positivi.
L’ “asse della resistenza” aveva deciso di sporcarsi le mani usando tutti i mezzi possibili incluso il ritorno all’epoca degli anni ’80 ma , questa volta, ogni singolo occidentale proveniente dai paesi coinvolti negli attacchi alla Siria, all’Iran e a Hezbollah diventa un potenziale bersaglio, insieme alle basi militari di questi paesi nel mondo. La situazione appariva terribile per tutti. Coloro che iniziano questo genere di guerra sanno quando iniziarla ma non quando finirà.
Il pericolo di una conflagrazione senza limiti è finito? Non completamente. E’ stato un “piccolo” evento a Sarajevo nel 1914 che ha scatenato la prima guerra mondiale e la Siria è ancora in una posizione ideale per diventare questo genere di grilletto facile . L’unico modo per uscire da questa pericolosa situazione sembra essere nelle mani di Donald Trump , attuare quindi quello che ha promesso di fare : portar via dalla Siria le sue forze.
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