Di Elijah J. Magnier: @ejmalrai
Tradotto da: Alice Censi
Faleh al-Fayyad, membro del partito al-Da’wa, è il candidato ufficiale dello schieramento anti-americano in Iraq. Il Primo Ministro ad interim Haidar Abadi ha immediatamente reagito alla notizia licenziando Fayyad, un membro anziano di alto livello del partito che per molti anni è stato Consigliere per la Sicurezza Nazionale e capo delle PMU ( “ Forze di Mobilitazione Popolare”). Abadi, al vertice di 42 membri del parlamento della sua coalizione, rimuovendo al-Fayyad ha perso l’appoggio di 17 parlamentari che avrebbero sostenuto la sua candidatura ma che adesso hanno deciso di abbandonarlo per unirsi a al-Fayyad.
Il braccio di ferro tra Stati Uniti e Iran si è spostato ad un nuovo livello in Iraq dove Abadi, il candidato preferito degli USA, dell’Arabia Saudita e degli Emirati, sta apertamente manifestando il suo desiderio di lottare per ottenere un secondo mandato con l’ uso di qualunque mezzo. L’inviato presidenziale americano Brett McGurk sta corteggiando i gruppi sunniti e curdi che sono diventati i “kingmakers” cioè coloro che determineranno chi andrà al potere : hanno decine di seggi in parlamento, sono perciò un’aggiunta essenziale alla coalizione sciita più grande le cui divisioni interne le impediscono di consolidare i 165 seggi necessari a formare il nuovo governo. Ma soprattutto, gli Stati Uniti cercano di sferrare un colpo basso allo schieramento opposto : i loro servizi di “intelligence” hanno reso pubblici i verbali dell’interrogatorio di Qais al-Khazzali nel 2007 asserendo che il Generale iraniano delle IRGC ( Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica) Qassem Soleimani e l’ inviato di Hezbollah in Iraq avranno enormi difficoltà a mettere insieme, in un’unica coalizione, i gruppi sciiti iracheni. La più alta autorità sciita, il Marjaiya di Najaf, osserva in silenzio, restio a intervenire.
Gli USA stanno cercando visibilmente di sostenere Haidar Abadi con tutti i mezzi a loro disposizione. L’amministrazione americana cerca di screditare Qais al-Khazzali, leader del raggruppamento parlamentare Asaeb, pubblicando il verbale segreto del suo interrogatorio del marzo 2007 nella speranza di creare una spaccatura sempre più ampia tra lui e Moqtada al-Sadr. Non è un segreto che Moqtada al-Sadr e Qais siano ben lontani dall’essere amici. Si sa comunque che i prigionieri di guerra, durante un interrogatorio, possono rilasciare informazioni delicate : è successo ai prigionieri americani in Cambogia, Vietnam, Iran e Libano e in molte altre parti del mondo. I capi di al-Qaeda quando sono stati catturati dagli Stati Uniti e gli operativi di Hezbollah catturati da Israele hanno rivelato quello che sapevano delle loro organizzazioni. Le organizzazioni segrete perciò stabiliscono il comportamento sulla base del “bisogno di sapere” come ha rivelato l’interrogatorio di Qais : “ il detenuto non aveva certezza di quanti individui esattamente aveva il controllo, poiché si tratta di una questione di sicurezza operativa per i gruppi, perciò lui non aveva nessun bisogno di sapere la cifra totale.”
E’ molto probabile che gli USA credano che il loro intervento possa aiutare Abadi e possa fermare la formazione di una coalizione sciita più ampia che includa Moqtada e Qais ( e al-Ameri) in un unico gruppo, se no non ci sarebbe una spiegazione al tempismo con cui il testo dell’interrogatorio dell’ ex-assistente di Moqtada è stato reso pubblico. Qais è stato in realtà una delle tante cause degli screzi di Moqtada con l’Iran a partire dal 2007-2008. Gli Stati Uniti potrebbero non essere a conoscenza degli sforzi, finora falliti, fatti dall’Iran e da Hezbollah per unire le coalizioni sciite irachene.
Asaeb Ahl-Haq faceva parte di Jaish al-Mahdi, sotto il controllo di Moqtada al-Sadr. Quando Qais, leader di Asaeb, venne arrestato ( ero in Iraq in quei giorni nel 2007), Moqtada chiese all’allora numero 2 di Asaeb, l’attuale capo di Harakat al-Nujabaa, lo sceicco Akram al-Ka’bi, di consegnare tutte le risorse finanziarie e militari del gruppo e inoltre, Moqtada, stava per nominare un nuovo comandante. Lo sceicco Akram rifiutò di inchinarsi davanti a lui e tenne sotto il suo comando coloro che volevano essere indipendenti da Moqtada . Akram è rimasto fedele a Qais e entrambi hanno definitivamente lasciato Moqtada quando Qais venne rilasciato nel 2010. Qais è rimasto al comando di Asaeb mentre più tardi Akram è diventato il capo di un nuovo gruppo, Harakat al-Nujjabaa.
Quel giorno del 2007 Moqtada disse ad Akram: “ tutte le istituzioni, le ricchezze, le proprietà, gli uffici e i depositi militari hanno il nome di al-Sadr, che sono io”. Akram gli rispose : “ Tu non sei l’unico al-Sadr, noi siamo fedeli alla memoria di tuo padre e leali alla strada che lui ha intrapreso, non a te”. Questo fu l’inizio dell’animosità tra Moqtada e l’Iran. Il giovane Moqtada (2007) era convinto che l’Iran avesse tramato a favore della scissione con cui Qais, Akram e altri avevano frantumato la sua base di appoggio tra i seguaci del padre, cosa che nessun politico iracheno era riuscito a fare in passato.
Gli USA paiono disorientati nel vedere Moqtada e Abadi in una coalizione che si oppone a Hadi al-Ameri, Nouri al-Maliki, Qais al-Khaz’ali e Faleh al-Fayyad. Fonti di informazione in Iraq dicono che l’inviato americano stia insistendo perché i sunniti e i curdi appoggino Abadi altrimenti subiranno delle conseguenze. Abadi si tiene stretto il suo posto di Primo Ministro sapendo che la sua vittoria, come anche quella della coalizione di al-Ameri, non è scontata.
Alcuni punti chiave :
- Il Marjaiya di Najaf sta prendendo le distanze da Abadi e Ameri. Sebbene il Marjaiya rappresenti l’autorità suprema sciita e uno dei suoi principali obbiettivi sia promuovere l’unità tra gli sciiti e gli altri mussulmani, non ha interesse a promuovere l’unità tra i cinque grandi gruppi sciiti. Il Grande Ayatollah Sistani è convinto che nessun futuro Primo Ministro tra i possibili leaders dei partiti politici sia in grado di offrire i servizi e le infrastrutture di cui ha bisogno il paese. La sua posizione neutrale comunque potrebbe essere d’aiuto al candidato degli Stati Uniti e non a quello dell’altro schieramento.
- Hadi al-Ameri non è ancora sicuro di essere lui a guidare la coalizione maggiore. Per questo ha dichiarato che qualunque Primo Ministro che arriverà nella “zona verde” seduto su un carro armato americano verrà rimosso entro due mesi.
Tutto, in Iraq, sembra procedere verso l’instabilità militare e politica e un possibile conflitto. Le differenze tra sciiti, sunniti e curdi rendono difficile la costruzione della pace in Mesopotamia. Non c’è unità religiosa in politica. Se, in più, il candidato americano non otterrà il potere, l’Iraq si troverà ad affrontare un serio embargo e dei disordini interni. Se il candidato americano avrà successo, lo schieramento anti-americano non gli permetterà di governare. La reazione dell’Iran potrebbe essere inaspettata poiché l’Iraq rappresenta per lui un polmone nel caso di un embargo americano; i suoi amici in Medio Oriente potrebbero agire contro le forze e gli interessi americani se l’Iraq chiudesse le porte al passaggio del petrolio e delle merci di Tehran.
Si avvicinano giorni difficili e l’Iraq potrebbe essere il palcoscenico su cui le forze americane potrebbero diventare ostaggi, causando una crisi che l’inesperto Donald Trump avrebbe difficoltà a gestire, una crisi che potrebbe anche contribuire alla sua caduta.
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