Baghdad, Basra (Bassora), di Elijah J. Magnier: @ejmalrai
Il braccio di ferro tra gli USA e l’Iran si sta riversando pesantemente sull’Iraq , un paese fragile a cui, fino a oggi, non è stato ancora concesso di tirare il fiato dai tempi della sua occupazione nel 2003 : prima sono arrivati gli Stati Uniti a esercitare il controllo sull’intera Mesopotamia, poi al-Qaeda in Iraq, trasformatasi nel letale Stato Islamico (ISIS), sostenuto dai paesi limitrofi. Gli Stati Uniti, nella migliore delle ipotesi, hanno finto di non vedere la crescita dell’ ISIS, un cancro costato all’Iraq centinaia di miliardi di dollari spesi nella guerra contro il suo terrorismo. Mentre l’ISIS aveva il controllo di un terzo dell’Iraq nel 2014, sono iniziati i tumulti nel sud del paese che hanno offerto un’opportunità ai demagoghi, i cosiddetti “ politici iene”, di dimostrare la loro influenza sulla popolazione nel momento in cui un paese è privo di governo.
La vera battaglia sta avvenendo tra l’inviato presidenziale americano Brett McGurk e il Generale delle IRGC (corpo delle guardie della rivoluzione islamica) Qassem Soleimani. Entrambi sono a Baghdad e si stanno impegnando a fondo per influenzare la composizione del nuovo governo iracheno. Tutto ciò sta facendo nascere una nuova “ resistenza irachena” ma questa volta la resistenza non è solamente contro le forze americane in Iraq ma anche contro quegli iracheni che si stanno rifugiando sotto le ali di Trump. Il primo tra questi è il Primo Ministro iracheno ad interim Haidar Abadi descritto da alcuni come il “ futuro Mohammad Morsi dell’Iraq”- un segnale del destino a cui potrebbe andare incontro nel prossimo futuro.
Il primo avviso, o campanello d’allarme, contro l’intromissione americana nelle politiche irachene è arrivato quando i razzi hanno colpito la “zona verde” non lontano dall’ambasciata americana nella capitale irachena. I razzi, lanciati da mani esperte, sono caduti su un terreno abbandonato, con il chiaro scopo di non causare vittime ma di mandare un messaggio diretto agli americani : “giù le mani dall’Iraq!” così ha detto un responsabile delle decisioni all’interno della resistenza irachena.
Contemporaneamente, la situazione a Basra sta dando l’opportunità a Sayyed Moqtada al-Sadr di mostrare il suo completo controllo sui tumulti nelle strade dell’ Iraq meridionale, una abilità ereditata da suo padre che ha usato in parecchie occasioni nel passato.
Non c’è alcun dubbio che di questi tempi l’Iraq non abbia un altro leader politico in grado di controllare le strade come riesce a fare Moqtada. Tuttavia, le sue reazioni impulsive usate per dimostrare questo controllo, mostrano l’assenza di un obbiettivo strategico : diffondono soltanto paura tra i politici, sia alleati che oppositori.
Negli anni 2000, quando l’ufficio di al-Sadr venne dato alle fiamme, Moqtada ordinò – secondo un religioso del suo entourage – che tutti gli uffici di BADR del sud dell’Iraq fossero dati alle fiamme ( BADR era ed è ancora guidata da Hadi al-Ameri). Sebbene non ammetta la sua responsabilità in questi attacchi, Moqtada non perde mai un’opportunità per mostrare il potere che ha sulla folla. Benchè il suo ruolo in questi attacchi non sia un segreto, lui confida nella moderazione degli altri gruppi sciiti che temendo una lotta interna tra sciiti in Iraq sono riluttanti a scendere in campo contro di lui.
L’incendio del palazzo del comune a Basra qualche giorno fa, è stata la reazione di una folla arrabbiata che rivendica le cose essenziali per poter vivere ( acqua potabile, elettricità, opportunità di lavoro, infrastrutture ) che mancano da più di tre decenni. Due volte in passato gli uffici di Asaeb Ahl al-Haq, Kataeb Hezbollah, BADR, Sayyed al-Shuhada’, Fadila e degli altri gruppi che hanno combattuto e sconfitto l’ISIS, sono stati bruciati. Si crede che tutti questi incendi dolosi siano stati compiuti in seguito agli ordini dati da Moqtada.
Il “Sayyed wa’Ibn al-Sayyed” (Moqtada, figlio di Mohammad al-Sadr), come viene chiamato, erroneamente pensa di poter sconfiggere tutti i gruppi che gli si oppongono contemporaneamente solo perché non hanno voglia di intraprendere una guerra tra sciiti ( come quella in Libano negli anni ’80 tra Hezbollah e il movimento Amal.) Si prevede che accetteranno dei danni morali e materiali permettendo così a Moqtada di vantarsi, facendo la ruota come un pavone.
Nel suo ultimo comunicato, Moqtada “ ha avvertito tutti i partiti di astenersi dall’interferire e permettere alle forze di sicurezza di affrontare i disordini di Basra” e ha aggiunto “ mostrerò l’imprevedibile”. In sostanza quello che Moqtada dice è : “ Nessuno si aspetta quello che sto per fare! Ne sarete tutti sorpresi!”.
Ovviamente Moqtada non include se stesso in uno di questi partiti non ufficiali. E’ convinto di essere autorizzato a ricoprire il ruolo di portavoce delle richieste popolari mentre lui e i suoi assistenti conducono una vita sfarzosa a Najaf.
Moqtada ha fatto un’alleanza ambigua con il candidato degli Stati Uniti, Haidar Abadi. Dopo tutto è stato proprio lui, Moqtada, che ha combattuto contro le forze americane in Iraq per anni credendo che stessero per assassinarlo ( era scappato in Iran per questo motivo) e che ha invocato il ritiro di tutte le truppe straniere dall’Iraq.
Abadi, secondo un leader della resistenza irachena, facilmente “ finirà in galera, come il presidente egiziano Mohammad Morsi, per aver collaborato con i nemici dell’Iraq”.
“ Non è da escludere che la resistenza decida di assumere il controllo della situazione in Iraq contro un Primo Ministro ad interim che insiste nel restare al potere con l’appoggio e l’influenza degli USA. Anche i membri del parlamento che sostengono gli Stati Uniti potrebbero perdere l’immunità se vengono considerati nemici del loro paese e a favore degli occupanti. Non ci dovranno essere basi americane in Iraq e a nessun primo ministro sarà dato il diritto di permettere che forze straniere dettino le politiche in Iraq”, ha detto il ben noto leader – che chiede di mantenere l’anonimato.
In riferimento all’affermazione che l’Iran abbia fornito missili balistici a Hashd al-Shaabi, la fonte ha detto: “ E’ nello stile degli USA accusare per “ giustificare in futuro” un’ aggressione a Hashd e ai gruppi che hanno combattuto l’ISIS. Israele, con l’appoggio degli Stati Uniti, ha già bombardato il comando di Hashd al confine. La resistenza irachena risponderà alle prossime aggressioni attaccando le basi americane in Iraq. Non abbiamo bisogno di missili balistici per scacciare l’occupante dall’Iraq.”
Tuttavia una situazione politica instabile in Iraq o una guerra civile andrebbe a vantaggio degli Stati Uniti e non dell’Iran : molti leaders iracheni lo sanno bene. Non è chiaro come lo schieramento anti americano possa riuscire a sventare i piani americani di far eleggere primo ministro il loro uomo e allo stesso tempo riuscire nella necessaria limitazione dei danni.
Grazie in anticipo a tutti coloro che, dopo aver letto questo articolo, vorranno contribuire, anche solo con un euro, alla continuità delle informazioni!!
You must be logged in to post a comment.