Quello che offrono l’Iran e gli Stati Uniti ai loro alleati : i molti messaggi di Teheran

Di Elijah J. Magnier: @ejmalrai

Tradotto da: Alice Censi

La tensione in Medio Oriente tra Stati Uniti e Iran che a seconda dei momenti sale o scende, si rinnova, con Teheran impegnata a colpire i suoi nemici ( per conto suo e con l’aiuto dei suoi alleati) senza però causare, finora, la morte di nessun americano. Nel mirino ci sono obbiettivi strategici in Arabia Saudita e nel golfo Persico, oggetto di risposta alle sanzioni unilaterali impostele dagli Stati Uniti dopo il loro ritiro dall’accordo sul nucleare, il JCPOA ( Piano d’Azione Congiunto Globale). Lo scopo dell’Iran è quello di mandare molti messaggi al di là dei suoi confini, prima di tutto all’Arabia Saudita e poi agli Stati Uniti. Teheran sta scegliendo con cura tra i suoi obbiettivi dei bersagli specifici che le permettono di aumentare gradualmente i danni e di massimizzare l’impatto sui suoi nemici.   

L’ultimo attacco degli Houthi contro le strutture petrolifere saudite ha richiesto mesi di preparazione proprio per i suoi tanti scopi. Secondo una fonte ben informata, “ l’Iran ha iniziato a testare i fragili sistemi difensivi sauditi già da maggio (quando una struttura dell’Aramco veniva colpita per la prima volta), per trovarvi una falla. Gli Houthi hanno lanciato droni in diverse zone del paese negli ultimi cinque mesi. Era una esplorazione tattica per verificare le capacità dei radar e la via più sicura per colpire le esportazioni di greggio, un’azione finalizzata a far cessare la guerra in Yemen. La Russia ultimamente sta reclamizzando i vantaggi che il suo sistema antiaereo S-400 offre rispetto ai missili di difesa antiaerea statunitensi Patriot, dimostratisi inefficaci in questo tipo di attacchi. La proposta di Putin ai sauditi di acquistare il sistema russo ha fatto sorridere Rouhani e Zarif ad Ankara. 

L’attacco al petrolio dell’Arabia Saudita ha mandato parecchi messaggi: ha mostrato la forza dei partners dell’Iran in Medio Oriente, pronti a sostenere la sua estraneità quando necessario. Ha indicato un luogo in cui l’Iran può colpire i nemici. E’ stato un banco di prova per nuove e sorprendenti capacità militari. Ha diffuso il messaggio che gli alleati dell’Iran a Gaza, in Libano e in Yemen hanno la forza di imporre le loro regole d’ingaggio e di mettere fuori combattimento il sistema di  deterrenza dei loro nemici. Ha ricordato a tutti che bisogna permettere all’Iran di vendere il suo petrolio sul mercato internazionale e togliere le sanzioni imposte dagli Stati Uniti se no le esportazioni di greggio andranno incontro a notevoli difficoltà. Ha confermato che l’Iran ha i mezzi per far salire alle stelle il prezzo del petrolio e quello delle assicurazioni sulle petroliere. Ha mostrato le abilità degli alleati dell’Iran in Medio Oriente e la loro prontezza nell’affrontare il nemico (Israele e Stati Uniti) in caso di guerra (Hezbollah contro Israele e Gaza contro Israele) con droni sofisticati. Ha rivelato le carenze dell’intelligence degli Stati Uniti malgrado nella zona abbiano una smisurata presenza di aerei spia, di strumenti per il monitoraggio elettronico e di persone impiegate nei servizi segreti. Ha umiliato gli Stati Uniti che nella regione hanno decine di migliaia di militari distribuiti in ben 54 basi! Queste basi sono prevalentemente in Israele, Iraq, Afghanistan, Siria, Arabia Saudita, Kuwait, Bahrein, Qatar e negli Emirati Arabi Uniti dove si trova quella più grande. Questo insieme rappresenta la più grande concentrazione di armi nel mondo. 

L’Iran in questo modo evidenzia che ammassare personale e armi da guerra in Medio Oriente non significa necessariamente avere forza e superiorità militare ma è piuttosto un onere finanziario ingiustificato a carico dei paesi in cui ciò avviene. Infatti è questo il vero problema dei paesi che ospitano le basi americane nella zona. Si affidano a questa imponente presenza militare e al suo apparato, incapaci, alla prova dei fatti, di difenderli, nonostante loro abbiano speso centinaia di miliardi di dollari in armi e attrezzature militari statunitensi. 

La differenza nell’approccio e nel sostegno agli alleati è enorme. L’Iran è riuscito a costruire un’affidabile catena di alleati che si comporta come un’entità unica mentre gli Stati Uniti sono prepotenti con i loro alleati e li umiliano, di recente è successo ai sovrani dell’Arabia Saudita e del Bahrein ma pure ad altri leaders arabi ricattati affinché comprassero armi dagli Stati Uniti. 

In Libano l’Iran ha appoggiato Hezbollah dopo l’invasione israeliana del 1982 e nell’arco di 18 anni ha obbligato Israele ad andarsene in seguito ai continui attacchi della resistenza. In Siria l’Iran ha mandato truppe, petrolio, soldi, armi e alleati per far saltare il progetto di distruggere lo stato e per eliminare il controllo dei jihadisti sul Levante e c’è riuscito mentre tanti paesi mediorientali e internazionali hanno fallito. In Palestina l’Iran ha portato la sua esperienza e le sue armi e ha finanziato i palestinesi per sostenere la loro causa e i loro obbiettivi. In Iraq l’Iran ha sostenuto il governo e le forze popolari per fermare e sconfiggere l’ISIS anche quando gli Stati Uniti permettevano a questi terroristi di espandersi in Siria. Gli Stati Uniti addirittura ritardavano la consegna all’Iraq di armi già pagate proprio nel momento in cui ce n’era più bisogno. In Yemen l’Iran è stato a fianco degli Houthi contro l’Arabia Saudita, gli Emirati e decine di altri paesi tra cui gli Stati Uniti, la Francia, il Regno Unito e il Canada che mandavano armi e fornivano intelligence. La nascita di questo nuovo partner dell’Iran in Yemen, gli Houthi, è avvenuta tra sofferenze e difficoltà. Come tutti i partners dell’Iran in Medio Oriente hanno pagato abbondantemente con il loro sangue la decisione di andare avanti reggendosi sulle proprie gambe. L’Iran ha investito miliardi di dollari per appoggiare i suoi alleati. 

Per contro Washington risponde alla politica “aggressiva” dell’Iran nei confronti della “massima pressione” cercando di strangolarlo sempre più economicamente e non tenta neppure di aiutare in qualche modo i suoi alleati che si trovano sotto attacco. Non è in grado di trovare un modo per fermare i sabotaggi delle petroliere e gli attacchi con i droni al petrolio saudita e sembra inoltre lontanissima dal prendere in considerazione la possibilità di togliere le dure e illegali sanzioni unilaterali imposte all’Iran che stanno creando problemi alla regione. Molti paesi hanno intuito che gli Stati Uniti non hanno alleati, hanno solamente dei clienti. Questi clienti pagano profumatamente per restare al potere (ovviamente fino a quando non verranno rovesciati dalla popolazione come è successo in Egitto per Mubarak o a Bin Ali in Tunisia) ma le loro spese in armi americane in realtà non li proteggono. Tutto quello che gli Stati Uniti e i loro alleati riescono a fare è mandare degli esperti a esaminare i detriti rimasti dopo l’ultimo attacco degli Houthi agli impianti petroliferi sauditi. 

A differenza degli Stati Uniti, l’Iran difende i suoi alleati e offre loro appoggio militare e finanziario : condivide con loro esperienza bellica e tecnologia di modo che siano ben equipaggiati e forti per il “ giorno della raccolta” quando svolgeranno il loro ruolo. Teheran è riuscita a costruire una rete di partners in varie parti del Medio Oriente, dal Mediterraneo al Mar Rosso e a Bab al Mandeb. Adesso è la volta dei partners yemeniti, il loro è un lavoro difficile che passa attraverso sangue e distruzione, il prezzo da pagare prima di unirsi all’ “Asse della Resistenza”. Sono già in questo processo dopo quattro anni di guerra e decine di migliaia di vittime. L’ “Asse” si è diffusa in Palestina, Libano, Siria, Iraq e Yemen. Dice a chiare lettere di essere pronta ad impegnarsi in una guerra su più fronti contro gli Stati Uniti e i loro alleati mediorientali nel caso in cui l’Iran venisse attaccato. 

In qualche modo la politica estera degli Stati Uniti e i suoi piani per cambiare i regimi hanno contribuito moltissimo a consolidare quest’ “Asse”: hanno permesso all’Iran di sfruttare i vantaggi dovuti ai loro fallimenti in molte parti del Medio Oriente . 

Il Medio Oriente soffre a causa della tensione tra Stati Uniti e Iran. Vengono colpite le risorse energetiche e la navigazione delle petroliere non avviene più in sicurezza e nessuno può escludere un aumento della tensione che porti prima o poi ad una guerra non voluta e “non pianificata”. 

Non ci sarà mai pace in Medio Oriente finché saranno in vigore le sanzioni illegali che gli Stati Uniti hanno imposto all’Iran. Né la pace potrà mai essere raggiunta finché le forze militari degli Stati Uniti saranno presenti in Medio Oriente dove agiscono come dei prepotenti e come forza d’occupazione invece che come alleati. Non ci sono motivi validi per una loro permanenza, il loro unico contributo a questa parte del mondo è la fatica fatta per abbronzarsi e per consumare il cibo mediorientale mentre i loro “ soci in affari”, grazie a loro, sono sempre più deboli. Sarebbe un bene per tutti ascoltare l’Iran che chiede il ritiro totale delle truppe americane dal Medio Oriente ma oggi come oggi non sembra possibile. 

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