Nessuna guerra israeliana contro il Libano prima delle prossime elezioni americane

Di Elijah J. Magnier: @ejmalrai

Tradotto da: Elijah J. Magnier

Non c’è dubbio che, dopo Ben Gurion, l’ideologia sionista aderisce al principio di molestare e cogliere le opportunità per sorprendere il nemico, sfruttando le debolezze dell’avversario e valutando la posizione del nemico prima di colpire. Ma ci sono molte indicazioni che Israele non può condurre una guerra contro il Libano, almeno non quest’estate, e probabilmente non prima che la fumata bianca riveli l’identità del residente alla Casa Bianca per i prossimi quattro anni.

Una piccola tempesta in una teiera si è manifestata nel Libano quando Israele ha annunciato la sua terza gara d’appalto offshore per l’esplorazione di petrolio e gas naturale del “Blocco 72”, precedentemente noto come “Alon D”, situato lungo il confine con il Libano nel “Blocco 9” conteso in acqua. Il presidente Michel Aoun ha dichiarato che la decisione israeliana è “pericolosa” e che il Libano “non permetterà la violazione delle acque territoriali riconosciute a livello internazionale”. Il deputato libanese Qassem Hashem ha detto che la decisione è simile ad “una dichiarazione di guerra”.

Tuttavia, l’annuncio israeliano non costituisce una violazione dei confini idrici regionali che il Libano sostiene. La condanna libanese ricorda a Israele che il Libano è in stato di allerta e non permetterà alcuna invasione dei suoi confini marittimi. Nel corso dell’ultimo decennio, gli Stati Uniti hanno inviato diversi inviati ufficiali a Beirut per spingere il Libano verso un dialogo indiretto con Israele per tracciare confini reciprocamente riconosciuti, senza alcun risultato.

L’animosità geopolitica tra Libano e Israele aveva congelato l’esplorazione del “Blocco 72” per 6 anni. Le due società offshore, la “Noble Energy” degli Stati Uniti e la Delek Energy di Israele, che si erano aggiudicate le concessioni per l’esplorazione di petrolio e gas firmato nel 2009, hanno trovato la loro licenza terminata nel 2016 senza aver potuto condurre alcuna esplorazione. La notizia della riapertura della gara d’appalto da parte del ministro dell’Energia israeliano Yuval Steinitz ha suscitato un superficiale scalpore mediatico per diversi motivi:

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Infine, Israele non può contare sull’esercito americano di stanza in Siria, in Iraq e nei Paesi vicini per partecipare a qualsiasi battaglia contro l'”Asse della Resistenza”. Non si può escludere la possibilità di una guerra più massiccia che estenda il teatro dello scontro al Libano, alla Siria, all’Iraq e alle basi statunitensi nei Paesi del Golfo. Israele e gli Stati Uniti non potrebbero controllare tale espansione. L’ultima cosa che il presidente Donald Trump vorrebbe affrontare oggi è il ritorno dei soldati americani nelle bare perché si è impegnato in una guerra, non a beneficio della sicurezza nazionale statunitense ma solo per difendere Israele e il consigliere di Trump, il primo ministro Benjamin Netanyahu.

L’esercito israeliano deve essere pronto per un futuro confronto globale. Inoltre, è anche responsabilità di Hezbollah mantenere le sue forze speciali in uno stato di costante prontezza alla guerra, partendo dal presupposto che la guerra potrebbe non avvenire mai o potrebbe avvenire domani. Le due parti si capiscono a vicenda ed entrambe mantengono la preparazione in cima alla loro agenda. 

Quindi, la guerra avrebbe luogo solo se l'”Asse della Resistenza” si rilassasse e non aggiornasse le sue avanzate capacità militari, rinnovasse la sua banca di obiettivi e monitorasse costantemente i movimenti del nemico. Tutto indica che il deterioramento della situazione economica libanese è ben lungi dall’ispirare Israele a fare la guerra. Hezbollah – pur essendo una parte indivisa della società libanese – non risente militarmente della crisi. Nulla può distogliere la sua attenzione dal tenere il pollice sul grilletto per evitare la guerra.

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