Il Libano sotto massima pressione, il bersaglio è Hezbollah: l’Iran invia il suo sostegno

Di Elijah J. Magnier 

Tradotto da A.C. 

Il Libano è oggi, come non mai, sotto pressione economica e sociale, è questo il prezzo da pagare per le capacità militari possedute da Hezbollah, fonte di minaccia per Israele. Le opzioni che gli vengono date da coloro che vogliono metterlo all’angolo (malgrado decenni di corruzione interna e malgoverno) sono soltanto due: togliere le armi a Hezbollah oppure rendere il paese uno stato fallito e spingerlo alla guerra civile. Ma l’ “Asse della Resistenza” ha altre opzioni: l’Iran ha risposto alla richiesta del segretario generale di Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah inviando regolarmente in Libano cibo e medicine. Adesso sta mandando le sue petroliere che dovrebbero arrivare nelle prossime settimane attraverso il porto siriano di Tartous. L’Iran sta facendo di tutto per appoggiare uno dei suoi alleati più forti nell’ “Asse della Resistenza”, Hezbollah, sotto enorme pressione in Libano come d’altronde lo sono tutti i membri dell’ Asse nei loro paesi. I sostenitori di Hezbollah, indipendentemente dalla loro appartenenza religiosa, vengono colpiti dalla grave crisi socio-economica. Ce la farà Hezbollah a superare l’inevitabile risultato di questa crisi che si preannuncia di lunga durata? Quanto sono serie le sfide che ha davanti? 

In un incontro privato Sayyed Nasrallah ha detto: “Israele definiva le capacità militari di Hezbollah un “pericolo fastidioso” nei primi anni della sua esistenza. Il livello del pericolo si è spostato fino a diventare “sfida” nel 2000, quando Israele si è ritirato dal Libano, per poi essere considerato “seria minaccia” dopo la guerra del 2006 e  “pericolo esistenziale” dopo le guerre in Siria e Iraq”. 

In linea con quello che pensa il segretario generale di Hezbollah, è risaputo che Israele possiede armi nucleari. In base a ciò nessuna altra potenza in Medio Oriente può essere ritenuta una “minaccia all’esistenza” di Israele. Secondo la leadership militare israeliana Hezbollah possiede missili accurati che trasportano, ognuno, centinaia di chili di esplosivo. Per cui a Hezbollah bastano solo dieci missili, e non centinaia, per colpire sei centrali  elettriche e quattro impianti di desalinizzazione e se ciò avvenisse  renderebbe la vita impossibile ad un gran numero di cittadini israeliani (lo ritiene la leadership israeliana). Senza contare i missili di precisione che potrebbero colpire le piattaforme petrolifere, le navi o i porti e distruggere le torri di controllo degli aeroporti se ci fosse una guerra in corso. 

Ovviamente non molti israeliani vorrebbero restare e quindi si può dedurre che molti se ne andrebbero. Uno scenario come questo rappresenta certamente una minaccia all’esistenza di Israele. E, dice il comando militare, Israele non potrebbe mai convivere con una minaccia incombente di questo tipo proveniente  dall’altro lato del confine. Hezbollah possiede centinaia di missili collocati in Libano e Siria soprattutto lungo le montagne orientali che garantiscono loro una protezione ideale. A questo punto, quali sono le opzioni in mano a Israele? 

In seguito all’impossibilità di sottomettere Hezbollah con la terza guerra al Libano del 2006, dopo il conflitto siriano in cui l’ “Asse della Resistenza” ha vinto e grazie al fallimento dei progetti di divisione dell’Iraq e di controllo dello Yemen (da parte dell’Arabia Saudita), l’area di influenza dell’”Asse della Resistenza” si è ampliata così come il teatro delle sue operazioni. E in conseguenza sono aumentati i pericoli per Israele così come è sempre più difficoltoso il mantenimento dell’egemonia statunitense in Asia Occidentale. 

Il dossier sul nucleare non è  separato dalla minaccia che l’”Asse della Resistenza” si trova ad affrontare. Aumentando le sue capacità nucleari l’Iran ha costretto Joe Biden a mettere i negoziati sul nucleare in cima alla lista dei suoi impegni durante il mandato dell’ex presidente Hassan Rouhani. Qualunque cosa sia stata detta sulla possibilità che ci sia un progresso nei colloqui di Vienna, la rimozione delle sanzioni all’Iran (mentre l’Iraq va avanti a fatica oppresso da un debito finanziario pesante, la Siria è sottoposta ad un severo blocco economico e il Libano come stato si sta sfaldando) non sembra assolutamente essere nei piani degli Stati Uniti. 

E per l’Occidente e Israele restituire all’Iran i suoi beni congelati che sono ben oltre i 110 miliardi, in un momento in cui la pressione finanziaria è al massimo e le sanzioni sono pesantissime, non sarebbe ovviamente logico. Inoltre permettere all’Iran di vendere e esportare il suo petrolio allentando la pressione, significherebbe che tutti i precedenti sforzi fatti dagli Stati Uniti per frenare i progressi dell’Iran fallirebbero proprio nel momento in cui i risultati delle sanzioni in Siria, Iraq e Libano sono favorevoli a loro. 

A questo punto è chiaro che per gli Stati Uniti mantenere la pressione economica sull’ “Asse della Resistenza” è diventata una necessità e una strategia. Pensando in questo modo gli Stati Uniti non sono riusciti a mantenere gli impegni dell’accordo sul nucleare, a migliorare il ruolo del loro negoziatore e a imporre le loro condizioni all’Iran, tutto per voler includere soprattutto le sue relazioni con gli alleati e il mantenimento di centinaia di sanzioni. 

Con l’arrivo alla presidenza di Ibrahim Raisi e i suoi piani di concedere poco tempo ai negoziati, gli Stati Uniti si trovano di fronte due possibilità entrambe amare: lasciare che l’Iran diventi una potenza nucleare o togliergli tutte le sanzioni per convincerlo a fermare lo sviluppo delle sue capacità nucleari. Sono entrambe scelte impossibili e non convenienti per l’amministrazione americana. Non le resta a questo punto altro se non colpire gli alleati dell’Iran senza negoziare con Teheran perché si rifiuta di inserirli nei colloqui sul nucleare così come rifiuta di inserirvi il suo programma missilistico. 

Supponiamo che la massima pressione sul Libano non riesca a indebolire Hezbollah. In questo caso Washington dovrebbe valutare altre mosse e scegliere tra la minaccia nucleare o la minaccia che l’“Asse della Resistenza” rappresenta per Israele. E se gli Stati Uniti optassero per l’accordo sul nucleare del 2015, cosa peraltro improbabile, a quel punto l’ “Asse della Resistenza” sarebbe in grande ripresa, uscirebbe dalla estrema pressione impostale. Qualunque sia la scelta dell’America è ormai evidente che l’Iran diventerà prima o poi una potenza nucleare in grado di offrire un sostegno più che adeguato ai suoi alleati per mantenerli forti quanto basta ad affrontare ogni sfida.  

In  Libano Hezbollah non può fornire i servizi che dà lo stato ma neppure ha intenzione di sostituirsi a lui in questo campo. Tuttavia fornisce cibo con le carte “al-Sajjad” che ha distribuito alle famiglie bisognose che possono così comprarlo a prezzo ridottissimo e il numero delle carte è salito da 150.000 a 200.000. Sta sostenendo migliaia di famiglie ridotte in estrema povertà. Non solo, Hezbollah ha anche immesso sul mercato medicine iraniane (più di 500 tipi) per andare incontro ai bisogni della popolazione in un momento in cui le farmacie chiudono per mancanza di prodotti farmaceutici. 

E in più l’Iran, la Siria e Hezbollah hanno concordato di consegnare petrolio al Libano nelle prossime settimane. Hezbollah riceverà il carburante tramite i rifornimenti alle sue truppe per i loro movimenti. Gli ospedali sono i primi della lista di quelli che riceveranno il petrolio iraniano distribuito da Hezbollah visto che sono a rischio di chiusura. Molti ospedali hanno infatti chiuso più della metà dei loro reparti. Altre strutture mediche hanno trasferito i pazienti in ospedali che ancora hanno il carburante per produrre elettricità per altri due giorni. In varie parti del Libano gli ospedali chiedono a molti pazienti di andarsene per mancanza di carburante per l’elettricità. L’ AUBMC, American University of Beirut Medical Centre  ha smesso di usare i ventilatori e altri dispositivi medici salvavita per mancanza di gasolio. 

Si prevede che Hezbollah consegni il petrolio iraniano ai proprietari di decine di migliaia di generatori. Per la mancanza di elettricità nel paese sono comparsi migliaia di generatori gestiti da privati che per decenni hanno offerto servizi a pagamento per compensare la mancanza di elettricità. E a questi si pensa andranno i rifornimenti di Hezbollah per assicurare l’elettricità alla popolazione. La scarsità di carburante diesel in Libano ha raggiunto un punto critico in questa estate così calda aumentando sensibilmente l’insofferenza degli abitanti. 

Il gasolio verrà anche fornito ad alcune municipalità per la raccolta dei rifiuti che, se lascati nelle strade, potrebbero  diffondere malattie. La compagnia Al-Amanah dovrebbe poi distribuire il petrolio iraniano e il gasolio a decine di distributori presenti su tutto il territorio libanese.

Ma Hezbollah non potrà soddisfare tutti e non è in grado di impedire innanzitutto il deterioramento dei rapporti all’interno della comunità sciita ( la maggioranza è con Hezbollah ma ci sono altri aderenti al movimento Amal controllato dal presidente del parlamento Nabih Berri e non da Hezbollah) e neppure tra i suoi alleati. Il declino sta raggiungendo il suo apice e il sostegno  di  Teheran è insufficiente a meno che l’Iran non riesca a riprendersi completamente a livello economico soprattutto con la rimozione delle sanzioni. Il consenso dell’Iran ai suoi alleati è d’obbligo perché l’ “Asse della Resistenza” è unita e condivide la stessa vocazione. 

Ma l’Iran non ha la capacità di sobbarcarsi tutto il peso dell’economia siriana e libanese. Ha sostenuto la Siria a livello finanziario durante i dieci anni di guerra ma non è in grado di finanziare tutti i bisogni dello stato. E anche Hezbollah è nato come forza di resistenza popolare contro l’occupazione israeliana intesa ad imporre la dissuasione e a proteggere lo stato dalle violazioni e ambizioni di Tel Aviv. Ha sostenuto ampiamente la comunità più povera, quella sciita, riuscendo a sopperire non poco alle mancanze dello stato per quanto riguarda le infrastrutture e i servizi. Ma le sfide degli ultimi due anni sono troppe per i mezzi di Hezbollah, forse anche troppe per quelli dello stato. 

Non va dimenticato che l’arrivo del petrolio iraniano in Libano comporta questi rischi: 

Primo: il rischio di un attacco israeliano ai trasporti. Se così fosse richiederebbe una risposta di Hezbollah mirata a mantenere l’equilibrio del terrore e l’equazione della deterrenza. La tensione tra i due raggiungerebbe l’apice senza scatenare una guerra aperta perché Israele preferisce le “campagne tra le guerre” per tenere sotto controllo i danni derivanti dallo scontro. Ma se Israele attacca le petroliere iraniane o altri tentano di impedire che il petrolio arrivi in Libano, l’Iran reagirebbe senza fermare le spedizioni al Libano. 

Secondo: i rifornimenti passano in zone non controllate da Hezbollah. Cosa potrebbero fare quei gruppi che gli sono nemici? Hezbollah troverà una soluzione per convincere drusi, sunniti e cristiani ostili a lui a non intercettare i camion o sarà obbligato a combatterli? Come farà a garantire la coesione della sua zona che va dalla valle della Bekaa alla periferia sud di Beirut e al sud del Libano e a tener lontana la zona dal settarismo (fomentato dagli Stati Uniti) sempre più presente nel paese? 

Senza dubbio il Libano si sta avviando a ritmo serrato verso lo scioglimento dello stato. Questo indebolirà le forze di sicurezza in generale e porterà ogni confessione o partito a fornire sostegno ai membri del proprio gruppo. Il Libano potrebbe ritornare agli anni 80 quando i servizi sociali erano pochi, i rifiuti giacevano nelle strade, la salute e l’educazione erano in declino, le forze di sicurezza erano inefficienti e demotivate: da questo panorama  emergevano prepotentemente i signori della guerra. 

Per certi aspetti il blocco degli Stati Uniti e Israele potrebbe essere favorevole a Hezbollah che riceve il suo sostegno finanziario in moneta estera. Hezbollah è un gruppo organizzato e coerente e potrebbe aumentare le sue entrate grazie alla forte svalutazione della moneta locale e alla vendita di medicine, petrolio e cibo. Probabilmente venderà il carburante a prezzi relativamente più bassi di quelli di mercato. E forse permetterà che i prodotti arrivino in altre parti del Libano. Questo smaschererà gli avidi mercanti che detengono il monopolio e accumulano medicine e carburante per svuotare il mercato e alzare i prezzi. Questi commercianti libanesi saranno obbligati a vendere le merci perchè non sarebbero più una rarità. Adesso vengono vendute al mercato nero a prezzi che la maggioranza degli abitanti non può permettersi. 

Il Libano soffre a causa di una decennale corruzione di cui sono colpevoli i politici al potere, tutti amici degli Stati Uniti. Il declassamento del paese è soprattutto dovuto agli interventi e all’influenza di Israele e degli Stati Uniti: ha perso la sua definizione di “ Svizzera d’Oriente” per sempre. E lo svantaggio per Hezbollah sarà il caos nella sicurezza, la frammentazione delle forze che la tutelano sommata alla loro impossibilità di imporre l’autorità ma anche il diffondersi della povertà che sta colpendo tutti. Probabilmente il paese subirà atti di sabotaggio, ci saranno tangenti, ulteriore corruzione, diventerà terreno fertile per le operazioni dell’intelligence israeliana. Il possibile scenario obbligherà Hezbollah a “ripulire” le strade per impedire il blocco dei suoi rifornimenti, per collegare le zone sciite e per imporre la “sua sicurezza” allo scopo di ridurre la propria vulnerabilità. 

Il collasso è il padrone della situazione. Gli Stati Uniti hanno impedito al Libano di accettare le offerte russe e cinesi mirate a ricostruire il paese e a fermarne il deterioramento in corso. Non solo, hanno vietato all’Europa e ai paesi ricchi del Medio Oriente di aiutare il Libano a superare la crisi, una cosa sempre avvenuta  in passato. Dopo tutto al Libano per rimettersi in piedi servono da 3 a 4 miliardi di dollari, recupererebbe un po’ di forza dopo aver bloccato quei sussidi sulle merci che divorano le sue risorse. 

 Ma resta la sfida per i membri dell’ “Asse della Resistenza” che lottano per sopravvivere e resistono contro l’egemonia degli Stati Uniti opponendosi al loro progetto di dominare l’Asia Occidentale. Se l’ “Asse della Resistenza” non prende l’iniziativa di passare dalla difensiva all’offensiva imponendo una nuova equazione che impedisca di affamare la popolazione, la pressione rimarrà e aumenterà nel tempo. E se la pressione degli Stati Uniti rimarrà e l’ “Asse della Resistenza” non farà altro che cercare un modo per sopravvivere allora la popolazione e la stabilità del paese dovranno pagare un prezzo sempre più alto, ora e negli anni a venire. 

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