La Francia si piega agli Stati Uniti e alle loro accuse a Hezbollah rendendosi complice della deportazione illegale di un cittadino libanese

Dalla Francia, Elijah J.Magnier 

Tradotto da A.C. 

“Questo caso è collegato al terrorismo (a Hezbollah in Libano)? No e se così fosse sarebbe stato sottoposto al giudice incaricato”. Questo è quanto l’ispettore generale della giustizia francese, il giudice Baudoin Thouvenot ha detto quando gli sono state chieste informazioni sulla “Operazione Cedri”. Hezbollah è stato accusato di avere collegamenti con i trafficanti di droga colombiani e di riciclare denaro in Francia e in altri paesi europei allo scopo di “ finanziare le sue attività terroristiche acquistando armi per la guerra in Siria”. Più di 14 libanesi con diverse nazionalità coinvolti e in cima alla lista ci sono Muhammad Noureddine e Mazen El-Atat. 

L’accusa in sé è imbarazzante perché sono l’Iran e la Russia che forniscono armi alla Siria, non Hezbollah. Israele ha condotto più di mille attacchi in Siria per distruggere le armi da fuoco mandate dall’Iran nel Levante attraverso spedizioni marittime e aeree. E il  giornale tedesco Sueddeutsche Zeitung ha erroneamente  affermato che gli investigatori sospettavano che il denaro fosse trasferito a Hezbollah mentre il giudice francese responsabile delle indagini si era rifiutato di confermare l’accusa. La montatura è fragile e priva di fondamento. 

Le autorità francesi hanno rilasciato El-Atat, lo hanno assolto mentre hanno imprigionato Noureddine che ha confessato di essere legato al giro del riciclaggio di denaro. Ma a quel punto interveniva la DEA (organo per l’applicazione delle politiche sulle droghe) che fa capo al dipartimento della giustizia americano facendo pressione sulle autorità francesi affinché le consegnassero  El-Atat a causa del suo rifiuto di collaborare con gli Stati Uniti. La DEA  non avrebbe accettato niente che non fosse un’accusa esplicita di coinvolgimento di Hezbollah in tutta l’operazione. E questo crea un precedente perché la magistratura francese  presentandosi come un organo non indipendente, bensì influenzato dalla scelta dei politici di cedere alla pressione degli Stati Uniti, violerebbe la legge internazionale. 

La decisione di trasferire Mazen El-Atat a Washington è stata emessa il 7 aprile 2021 dal primo ministro Jean Castex e ratificata dal ministro della giustizia Eric Dupont-Moretti  accusato  di aver interferito in due casi di corruzione quando era avvocato e poi  ministro. Gli avvocati difensori di El-Atat però hanno presentato un ricorso al Consiglio di Stato contro la decisione dell’autorità politica di estradarlo nonostante fosse stato precedentemente assolto dall’autorità giudiziaria. 

Mazen El-Atat ha parlato dalla sua residenza di Parigi mentre attende  che la Corte Suprema francese si pronunci sulla sua deportazione, come richiesto degli Stati Uniti. 

“Sono stato arrestato all’aeroporto Charles de Gaulle il 12 dicembre 2016 e tenuto in stato di fermo per un anno. Il giudice per le indagini Baudoin Thouvenot mi ha convocato nel suo ufficio e non mi ha accusato di coinvolgimento nel caso legato al riciclaggio di denaro, reato attribuito invece a Mohamed Noureddine il quale, dopo aver confessato è stato condannato a sette anni. Qualche mese fa le autorità francesi hanno deciso di rilasciarlo prima della fine del periodo di pena da scontare. Adesso è in libertà in attesa di poter lasciare il paese. Quando fui assolto all’uscita del tribunale trovai ad attendermi le autorità francesi che mi accusarono di essere un membro di una banda di malfattori. Ma era stato provato che non ero coinvolto in nessuna azione illegale, ero solo un amico di Noureddine. Fui di nuovo imprigionato solo a causa del mandato d’arresto illegale della DEA malgrado gli Stati Uniti non abbiano nessuna autorità sul sistema giudiziario francese. Tutto quello che mi viene chiesto di fare è di rivelare un collegamento che non esiste tra Hezbollah e i trafficanti di droga colombiani e concludere un accordo con gli americani. Quando fu chiesto al giudice francese per le indagini se nel processo erano emersi dei collegamenti con Hezbollah lui rispondeva dicendo che non aveva assolutamente gli elementi per poterlo affermare. Perché allora dovrei confessare qualcosa che non è vero?” Questo è quanto ha detto Mazen El-Atat.

Nel periodico francese Le Point  sono comparsi titoli e storie che sostengono che Hezbollah ha delle attività in Francia: “ tesse la sua tela in Europa e vi nasconde i suoi esplosivi”. Ma la verità è ben diversa, riguarda un caso di trasferimento di denaro fatto da un gruppo di cambiavalute libanesi con intermediari in Occidente per poter riciclare denaro in cambio di considerevoli commissioni. Bande di trafficanti di droga da (o verso) Beirut sono impegnate a  riciclare il loro denaro attraverso affaristi libanesi, vengono violate  le leggi europee per poter guadagnare grandi cifre in pochissimo tempo. Muhammad Nour al-Din aveva un ufficio come operatore di borsa in Libano dove assicurava 

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