La “guerra morbida” degli Stati Uniti all’Iran e ai suoi alleati si è trasformata in una minaccia per Washington

Di Elijah J. Magnier: @ejmalrai

Tradotto da C.A. 

Nel 2016 l’amministrazione degli Stati Uniti guidata da Barack Obama dopo aver elaborato la “Caesar’s Law” per strangolare la Siria, aveva ritenuto opportuno tenerla ancora nel cassetto. E adesso, dopo qualche anno, il presidente Trump e la sua amministrazione hanno pensato bene che fosse arrivato il momento di rispolverarla. Ma le conseguenze della politica di Trump si stanno rivelando una vera e propria manna dal cielo per l’Iran, l’amministrazione americana infatti ha imboccato una strada che la porterà dritto dritto nelle mani di Teheran. L’Iran sta ottenendo enormi  benefici, può contare su alleati attendibili e roccaforti inattaccabili, il tutto grazie alla sconveniente politica degli Stati Uniti in Medio Oriente. Per affrontare la minaccia rappresentata dall’entrata in vigore della “Caesar’s Law” l’Iran ha studiato una serie di passaggi per vendere il suo petrolio e finanziare i suoi alleati senza esaurire le sue riserve di moneta straniera. 

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Le compagnie iraniane hanno trovato in Siria il paradiso per quanto riguarda gli investimenti strategici e hanno offerto la necessaria alternativa ad un’economia ormai paralizzata dalle sanzioni e da nove anni di guerra. L’Iran considera la Siria un terreno fertile per poter espandere i suoi commerci e i suoi affari, una cosa che non ha mai potuto fare prima. Ha trovato anche il modo di sostenere la moneta siriana evitando di far ricorso alle sue riserve di moneta straniera  aggirando le sanzioni americane in Siria e Iraq e aiutando gli altri alleati. 

L’Iran ha fornito alla Siria missili di precisione e missili per la difesa aerea malgrado le centinaia di attacchi israeliani che ne hanno distrutto una gran quantità senza però eliminare la minaccia che rappresentano per Israele. 

In seguito all’annuncio dell’applicazione della “Caesar’s Law”, l’Iran ha mandato una nutrita delegazione di uomini d’affari in Siria per fissare un programma relativo al rifornimento di beni e merci di prima necessità indispensabili in tempo di sanzioni. Teheran ha una notevole esperienza in queste cose e, dopo aver vissuto sotto sanzioni per 40 anni ha sicuramente l’autorità per poter consigliare il presidente Assad. 

Anche la Russia ha annunciato (tramite il vice ministro degli esteri Mikhail Bogdanov) che rifiuta le sanzioni illegali imposte alla Siria e ha assicurato che fornirà al presidente Assad tutto quello di cui il paese ha bisogno. L’obbiettivo delle sanzioni americane è quello di

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Gli Stati Uniti e Israele che durante tutta la guerra hanno cercato in ogni modo di cacciare l’Iran dalla Siria sono stati in realtà il motivo scatenante della sua presenza (e di quella della Russia) nel Levante. E adesso Washington impone la “Caesar’s Law” che aiuterà ancor di più l’Iran a cementare la sua presenza nel Levante e in Mesopotamia. Sta infatti progettando di costruire una ferrovia che andrà da Teheran a Damasco (e forse a Beirut), un progetto che sarà in grado di far passare centinaia di migliaia di barili di petrolio e tonnellate di merci. Per gli Stati Uniti, l’unico modo di ridurre il danno collaterale è di accettare una volta per tutte il fatto che la loro “massima pressione” e le dure sanzioni imposte all’Iran e ai suoi alleati hanno ben poche possibilità di fare presa. Nel frattempo è l’Iran che avanza con il suo solido gruppo di alleati mentre agli Stati Uniti e a Israele in Medio Oriente non restano che alleati inetti e insignificanti.

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