
Di Elijah J. Magnier:
Tradotto da A.C.
L’amministrazione americana ha minacciato ufficialmente il governo iracheno, gli ha chiesto di impedire i continui attacchi contro le sue truppe, in particolar modo contro l’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad. Se non avverrà, gli Stati Uniti minacciano pesanti ritorsioni che includono l’uso del potere militare, le sanzioni economiche e il boicottaggio politico dell’Iraq.
Secondo alcune autorità a Baghdad, “ il segretario di stato americano Mike Pompeo informava il presidente della repubblica Barham Salih, il primo ministro Mustafa Al-Kadhemi e il presidente del parlamento Muhammad al-Halbousi della necessità di fermare immediatamente qualunque attacco, in particolar modo quelli contro l’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad, se no l’ambasciata nella capitale irachena avrebbe chiuso i battenti”.
“Gli Stati Uniti imporranno sanzioni a 36 persone su cui verrà emesso un mandato internazionale di arresto. L’amministrazione americana adotterà misure che impediranno gli aiuti economici all’Iraq e inoltre bloccheranno le sue esportazioni di petrolio. Verranno prese in considerazione azioni militari contro le Forze di Mobilitazione Popolare (FMP), in particolare contro “Asaib Ahl al-Haq” e “Kataeb Hezbollah Iraq”. Le forze americane presumibilmente attaccheranno le loro basi e i loro uffici in Iraq come risposta ai numerosi razzi lanciati contro l’ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad. Sono attacchi che devono finire immediatamente”. Questo era il succo del discorso di Pompeo consegnato alle autorità irachene.
Immediatamente dopo aver ricevuto le minacce da parte statunitense, il primo ministro Mustafa Al-Kadhemi informava tutti i più importanti blocchi politici, prevalentemente gli sciiti, inclusi gli attori regionali in Iran e Libano. Fonti in Iran e Libano hanno detto che “ogni attacco contro le missioni diplomatiche straniere è controproducente e fa il gioco dei nemici dell’Iraq e dell’Iran”. Venivano contattate tutte le forze note come appartenenti alla resistenza irachena per fare in modo che fossero fermati e denunciati gli attacchi contro le missioni diplomatiche.
“ Sicuramente ci sono gruppi iracheni fuori dal controllo delle FMP e dell’Iran. L’Iran vorrebbe che le forze degli Stati Uniti lasciassero il paese. Il primo ministro al-Kadhemi durante la sua ultima visita in Iran confermava che gli Stati Uniti gli avevano assicurato che se ne sarebbero andati dall’Iraq prima della fine dell’anno. E’ possibile che restino in Kurdistan ma questa è un’altra questione. Tutte le truppe straniere devono andarsene dal paese e questo si può ottenere senza lanciare razzi o attaccare convogli che trasportano attrezzature militari appartenenti alle forze statunitensi ma sono guidati da iracheni. Non è questo il modo giusto per ottenere la partenza delle truppe americane” ha sostenuto la fonte.
Sayyed Muqtada al-Sadr il leader sciita del blocco parlamentare più numeroso e del Movimento Sadrista, proponeva la formazione di una commissione militare e parlamentare intesa ad investigare gli attacchi all’ambasciata americana. E suggeriva inoltre di investigare tutti gli attacchi avvenuti contro altre missioni diplomatiche come quelle della Gran Bretagna e delle Nazioni Unite, non solo, sottolineava con forza il bisogno di riavere un governo prestigioso che imponesse la sicurezza nel paese. Al-Kadhemi approvava la richiesta di Moqtada appoggiandola. Ma qualcuno tra i capi della resistenza irachena però sostiene che “Sayyed Muqtada al-Sadr porta avanti la sua vendetta contro le Hashd al-Shaabi (FMP), soprattutto contro lo sceicco Qais Khazali leader della “Lega dei Giusti” (Asaeb Ahl al-Haq). Lo sceicco Qais che guidava Asaeb su richiesta di Sayyed Moqtada, abbandonava il movimento sadrista dopo il 2007
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