
Di Elijah J.Magnier
Tradotto da A.C.
Il capo di stato maggiore israeliano Aviv Kochavi ha detto di recente: “Israele ha effettuato 500 incursioni aeree in Siria nel 2020”. E nel 2019 il suo predecessore, il generale Ghadi Eisenkot ha dichiarato: “Israele ha lanciatomigliaia di attacchi contro obbiettivi iraniani in Siria negli ultimi anni”. Se dovessimo prendere seriamente questi numeri, arriveremmo alla conclusione che tutte queste operazioni sono riuscite ad eliminare entrambi gli eserciti, siriano e iraniano, presenti sul territorio siriano. Resta però irrisolta la questione più importante: come ha potuto una piccola organizzazione come “Hezbollah” (libanese) imporre l’equazione delladeterrenza a Israele dopo l’uccisione a Damasco di un suo combattente, Ali Kamal Mohsin, mentre l’esercito siriano che ha truppe e capacità missilistiche non è stato in grado di imporla per evitare che gli aerei di Tel Aviv bombardassero indisturbati la Siria? Indubbiamente la presenza russa in Siria ha assicurato a Israele dei vantaggi, le buone relazioni che intercorrono tra Tel Aviv e Mosca hanno di fatto impedito a Damasco di mettere in campo una strategia della dissuasione intesa a fermare le violazioni israeliane del cielo siriano e di quello libanese. E così sorge spontanea la domanda: la Russia sta agendo nell’interesse di Israele?
Nell’estate del 2015, in seguito ad un incontro privato durato due ore con il maggiore brigadiere Qassem Soleimani ( assassinato all’aeroporto di Baghdad nel 2020 da Donald Trump), il presidente russo Vladimir Putin accettava di mandare le sue truppe in Siria. E con l’intervento russo Israele cambiava decisamente atteggiamento nei confronti della Siria. Prima del 2015 gli attacchi israeliani erano alquanto timidi e sporadici. Ma negli ultimi anni si sono intensificati, soprattutto quando, grazie ai suoi successi, si stava delineando la vittoria dell’esercito siriano e una gran parte dei territori del paese, liberati, tornavano sotto il controllo del governo di Damasco e dei suoi alleati, con l’eccezione di quelli del nord . Nel momento in cui la Russia decideva di sostenere il governo di Damasco metteva anche in chiaro che non avrebbe assolutamente preso posizione nel conflitto tra Iran e Israele e
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quindi non avrebbe appoggiato nessuno dei due. Tuttavia nel settembre del2018, durante un’incursione aerea contro le postazioni dell’esercito siriano, gli F-16 israeliani si facevano scudo di un aereo russo IL-20 proprio mentre la contraerea siriana stava sparando. Quindici membri russi dell’equipaggio perdevano la vita. L’episodio scatenava le ire del Cremlino che reagivadotando l’esercito siriano di batterie antiaeree S-300. Malgrado abbia addestrato molte unità siriane all’uso di questi nuovi sistemi antiaerei, la Russia ha sempre impedito alla leadership di Damasco di utilizzarli contro gli aerei israeliani che violano tuttora la sovranità della Siria.
Certamente l’intervento russo in Siria ha capovolto le sorti del conflitto in favore del presidente Assad e dei suoi alleati che vi combattevano da anni. Erano riusciti a fermare l’avanzata di al-Qaeda e dell’ISIS verso la capitale e anche a riprendere le città più importanti ma non avevano avuto successo in molte aree rurali. L’intervento aereo russo fu determinante in quanto permetteva alle truppe sul terreno ( la Russia non aveva schierato le sue) di avanzare e recuperare il territorio. All’inizio Mosca mirava a fare accordi con gli Stati Uniti per fermare la guerra e definire linee di demarcazione tra i belligeranti. Il presidente Putin temeva infatti di ritrovarsi impantanato nel conflitto siriano. Memore dell’esperienza in Afghanistan nel 1979, il Cremlino si muoveva con estrema cautela. Ma gli Stati Uniti rifiutarono di fare accordi con la Russia il cui intervento al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite era riuscito a frenare il desiderio americano di intervenire militarmente contro il presidente Assad e Damasco. L’Iran per di più dichiarava di essere pronto ad intervenire in un conflitto regionale se gli Stati Uniti avessero cercato di far cadere il regime siriano tramite la Russia. E questo conflitto avrebbe coinvolto Israele, l’Iraq, l’Afghanistan e lo Yemen. Fu così che la Russia si rese conto di non essere l’unico protagonista in Siria.
E’ chiaro che la Russia avrebbe preferito essere l’unica ad avere un ruolo essenziale in Siria. L’Iran aveva un approccio diverso nei confronti del presidente Assad, appoggiava le sue decisioni indipendentemente dal fatto che fossero o meno in armonia con i suoi interessi. Ricordo, proprio perché ero in Siria durante gli anni della guerra, che ad un certo punto la Russia era pronta ad accettare una soluzione che prevedeva le dimissioni del presidente siriano Assad. L’Iran invece si è sempre rifiutato di mettere in discussione la presidenza siriana e di interferire nei suoi affari. Per l’Iran il presidente al-Assad era una figura chiave nell’ “Asse della Resistenza”, un’alleanza alla quale la Russia non appartiene.
Il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov ha detto esplicitamente che “ la Russia non permetterà che ci sia un conflitto tra Israele e l’Iran in Siria” Ma non ha spiegato come intenda impedire a Israele di effettuare migliaia di incursioni nel paese.
Prima dell’intervento russo Israele non osava colpire la Siria, lo fece bombardando un sito nei pressi di Deir Ezzor nel 2007, in base ai suoi sospetti che proprio lì ci fosse l’intenzione di costruire un reattore nucleare. Ad oggi Israele ha distrutto più della metà delle 32 brigate missilistiche siriane, l’equivalente di 170 battaglioni di difesa aerea missilistica.
Israele ha potuto causare una tale distruzione grazie all’aiuto di quei jihadisti e gruppi di opposizione che ha sostenuto nella loro guerra contro la Siria. Prima del 2011 l’esercito siriano aveva 450 siti di difesa aerea per cui le infiltrazioni israeliane dello spazio aereo siriano non erano certo una passeggiata. Ma furono proprio questi jihadisti e questi gruppi dell’opposizione, che dopo il 2011 avevano dichiarato di voler liberare la Siria, a distruggere e a smantellare la maggior parte dei siti, soprattutto quelli sulla linea del fronte a sud di Damasco e a Quneitra. E non hanno mai reso conto di queste loro azioni che hanno esposto lo spazio aereo siriano agli attacchi del nemico della Siria, Israele. Grazie a loro, ai cosiddetti “ribelli”, solo 75 delle 450 strutture della contraerea sono ancora operative.
La Russia dice che sta cercando di stabilire un equilibrio tra Israele e l’Iran in Siria. Ma non ha fermato gli attacchi israeliani. Però ha consegnato alla Siria un gran numero di missili di intercettazione che di fatto hanno abbattuto parecchi missili lanciati da Israele . E inoltre d’abitudine i russi informano il comando militare siriano e quello iraniano molte ore prima che avvenga l’attacco aereo israeliano dando così modo a queste forze militari di evacuare i siti, allontanare il personale e poter perciò ridurre i danni.
Avvisando le forze alleate siriane e iraniane degli imminenti attacchi israeliani, la Russia pensa di creare un equilibrio perché così facendo riesce ad evitare perdite umane e distruzione di capacità militari sensibili. Ma l’Iran va oltre e continua a rimpiazzare tutti i missili e tutto l’equipaggiamento militare che Israele distrugge.
Una fonte militare in Siria che ha potere decisionale sostiene che “Israele è riuscito a colpire un bel po’ dell’equipaggiamento militare e a distruggere parecchi hangar. Comunque ci sono circa mezzo milione di hangar in Siria che non necessariamente contengono armi e missili iraniani. Forse Israele vorrebbe distruggerli tutti? Ed è in grado di allontanare le forze iraniane e i loro alleati? Sono bombardamenti propagandistici utili a Netanyahu (primo ministro israeliano)? Israele cerca forse di attirarsi le simpatie dei paesi occidentali per ottenere supporto finanziario? Lo scopo è quello di avere l’approvazione incondizionata dell’Occidente per tutte le cose che fa? Senza dubbio Israele cerca di demonizzare l’Iran sebbene la presenza dell’Iran in Siria sia dovuta ad una richiesta ufficiale del governo di Damasco. Israele non ce l’ha fatta a mandar via l’Iran dalla Siria nonostante tutte le sue grida e i suoi bombardamenti. Oggi l’Iran ha una presenza massiccia in Siria (una presenza che non era stata concessa a lui e ai suoi alleati prima della guerra) ad Al-Mayadeen, Albu Kamal, Deir Ezzor, T3, Al-Sukhnah, Kajab e Palmira, fino a Homs. Ed è presente anche a Handarat, a nord di Aleppo”.
“Israele ha cominciato a effettuare delle manovre difensive per paura che il suo nemico avanzi e si posizioni nei territori che lui occupa, soprattutto nel nord di Israele, al confine con il sud del Libano. Gli sforzi strategici di Israele non hanno impedito a Hezbollah di immagazzinare i missili di precisione iraniani. E neppure è riuscito a espellere l’Iran dalla Siria nei quattro anni dell’amministrazione Trump, anni in cui ha goduto oltre che di un appoggio senza precedenti da parte dell’amministrazione americana anche di un’amichevole presenza russa. Netanyahu si è nascosto sotto l’ala di Putin per bombardare la Siria. Ma nonostante ciò l’Iran è in Siria e ci resterà. Israele ha perso la battaglia e anche la guerra. Può continuare a dare spettacolo con le sue imprese aeree finché la Russia glielo permetterà” ha concluso la fonte.
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